Le nuove leggi repressive
Travaglio appoggia Meloni: nasce il patto delle manette tra Fatto e governo
L'anniversario della strage di via D'Amelio è la scusa per le iniziative giustizialiste del governo.
Editoriali - di Piero Sansonetti
Giorgia Meloni ha deciso di tirare un’altra sberla a Nordio e di mandare un nuovo messaggio di amicizia al partito dei magistrati. Mentre il ministro aveva posto il problema della riforma del “reato non-reato” di concorso esterno in associazione mafiosa, per eliminare almeno uno dei tanti pasticci che in questi anni hanno azzoppato lo stato di diritto, lei non solo ha zittito Nordio ma anche deciso di varare un decreto legge urgente per cancellare diverse sentenze della Corte Costituzionale (che sono lì da molti anni), le quali definiscono (e quindi limitano) le possibilità di aggiungere l’aggravante della mafiosità a un delitto comune.
Diciamo che l’idea di Giorgia Meloni è di affiancare al concorso esterno altre disposizioni che comunque diano sempre alla magistratura la possibilità di usare il sospetto mafioso come strumento per svolgere le indagini scardinando i diritti della difesa. Così facendo, ovviamente, il presidente del Consiglio spara sulla Cassazione, cioè sulla magistratura. Stavolta però il partito dei magistrati non è insorto. Perché la cannonata tirata da Meloni aumenta e non diminuisce il potere discrezionale delle Procure e la loro possibilità di mettere in prigione un po’ chi gli pare. La coerenza è sempre stata la dote di fondo dell’Anm.
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La nuova iniziativa giustizialista del governo coincide con l’anniversario dell’uccisione di Borsellino e con le proteste del partito delle Procure, guidato dal Fatto di Travaglio, contro la possibilità che sia riformata la giustizia. Ormai sembra che fra travaglisti (e 5 Stelle) e il premier sia nato un patto un po’ segreto ma robusto, che ha come prezzo e anche come posta l’aumento del potere delle Procure e la riduzione dei diritti civili. I governi di estrema destra non hanno mai amato i diritti civili.
Ci sono altri due elementi che spingono a ritenere che questo patto sia piuttosto vasto. Il primo elemento è la politica della nuova Rai meloniana, che premia giornalisti di centrodestra e travaglisti. La sinistra è stata spazzata via. Sono rimasti Ranucci, e sono in arrivo, pare, grillini nuovi come Gomez (che prende un posto lasciato libero da Facci) e forse anche Giletti. E poi c’è un secondo elemento da analizzare. Da giorni il Fatto si scaglia contro Berlusconi, sebbene Berlusconi sia morto.
Ora lo accusa anche delle stragi del ‘93, insieme ad alcuni magistrati fiorentini (è stato chiesto l’intervento del ministro, per questa ragione, ma forse sarebbe meglio chiedere l’intervento di bravi infermieri). Ieri Travaglio sul Fatto ad alzo zero, in modo peraltro piuttosto volgare, contro Marina Berlusconi. A nome di chi questo attacco alla componente moderata del centrodestra? A favore di chi? Non è difficile rispondere.