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Chi è Chico Forti, la storia dell’italiano all’ergastolo a Miami e del perché non può tornare in Italia

Chi è Chico Forti, la storia dell’italiano all’ergastolo a Miami e del perché non può tornare in Italia

Il 15 febbraio 1998 Dale Pike, figlio di Anthony Pike, viene trovato assassinato sulla spiaggia di Sewer Beach, Miami. Per quell’omicidio misterioso venne accusato Chico Forti, oggi 64enne, produttore televisivo e velista. I giudici stabilirono per lui l’ergastolo per l’omicidio del figlio dell’uomo dal quale Forti stava acquistando il Pikes Hotel, a Ibiza. Dal 2000 Forti è detenuto negli Stati Uniti dove sta scontando una condanna all’ergastolo per omicidio al Dade correctional institution di Florida City, vicino Miami. Una vicenda giudiziaria piena di punti oscuri e aspetti da chiarire, con il diretto interessato che si è sempre dichiarato innocente. A questo si aggiunge che Forti, per la convenzione di Strasburgo potrebbe scontare la sua pena in Italia. A dicembre 2020 l’allora ministro degli Esteri Luigi Di Maio aveva annunciato che presto sarebbe rientrato in Italia. Ma oltre due anni dopo Chico Forti è ancora lì. Cosa sta succedendo?

La vicenda di Chico Forti

La storia di Chico Forti è incredibile. Nato a Trento, è stato campione di windsurf, ha lavorato come videomaker e come produttore televisivo. Nel 1990 partecipa a Telemike vince una grossa somma di denaro, grazie alla quale nel 1992 si trasferisce negli Stati Uniti d’America. Nel 1998 viene accusato dell’omicidio di Dale Pike, figlio di Anthony Pike, dal quale Forti stava acquistando il Pikes Hotel, a Ibiza. L’ipotesi è che qualcuno aveva informato Dale che suo padre, affetto da demenza senile, stava per cedere a una truffa di Forti. Nel 2000 Forti viene condannato all’ergastolo senza la possibilità di liberazione condizionale anche se ha sempre gridato la sua innocenza. Dubbi e lati oscuri sulla vicenda – e quindi sull’incarcerazione e sulla colpevolezza dell’uomo – hanno continuato ad alimentarsi per quasi vent’anni.

L’impianto accusatori sembrò fragile fin da subito. Persino l’ipotesi della truffa fu archiviata. Come accusa rimase a suo carico solo un’affermazione da lui stesso fatta e poi ritrattata rilasciata nel corso di un lunghissimo interrogatorio condotto in assenza di avvocato difensore. Secondo quanto riportato da repubblica le incongruenza non finiscono qui. Restano una condanna all’ergastolo senza condizionale e una serie di violazioni delle garanzie dell’imputato: dalla mancata lettura dei suoi diritti (come quello a non rilasciare dichiarazioni autoincriminanti) da parte dei poliziotti, fino al comportamento gravemente negligente del primo legale e alla omessa comunicazione alle autorità consolari italiane di ciò di cui si stava accusando Forti, secondo quanto previsto dalla Convenzione di Vienna.

Negli anni si è creato un movimento molto forte in difesa di Forti. Molte persone dello spettacolo come Rocco Siffredi hanno perorato la sua causa, credendo alla sua innocenza. Inchieste giornalistiche e nuove testimonianze hanno inoltre fatto emergere nuovi dubbi sulla solidità delle accuse e sulla sua colpevolezza. Ma, secondo l’ordinamento giuridico della Florida, non ci sarebbero le condizioni per ottenere una revisione del processo. Allora Forti ha invocato la Convenzione di Strasburgo che consente a una persona condannata in uno Stato diverso da quello di appartenenza può ottenere di scontare la pena nel proprio Paese.

A lanciare un appello alle istituzioni è Gianni Forti, zio dell’imprenditore trentino: “Chico ormai è allo stremo. Sì è vero, è un combattente nato. Ma stavolta è al limite. In questi mesi di pandemia, abbiamo avuto anche problemi a sentirlo con continuità. E’ isolato dal mondo. Poco prima di Natale dell’anno scorso, il ministero degli Esteri aveva annunciato che il trasferimento in Italia ormai era cosa fatta – continua Forti – Bene, ad oggi solo silenzio. Questa tragedia familiare, oltre che giudiziaria, non ha fine. A questo punto siamo costretti a chiedere al governo risposte certe”.

Luigi Di Maio, all’epoca ministro degli esteri, diede l’annuncio trionfale sui suoi social della imminente ritorno in Italia di Chico Forti il 23 dicembre 2020: “Ho una bellissima notizia da darvi: Chico Forti tornerà in Italia – scrisse – L’ho appena comunicato alla famiglia e ho informato il presidente della Repubblica e il presidente del Consiglio. Il Governatore della Florida ha infatti accolto l’istanza di Chico di avvalersi dei benefici previsti dalla Convenzione di Strasburgo e di essere trasferito in Italia. Si tratta di un risultato estremamente importante, che premia un lungo e paziente lavoro politico e diplomatico. Non ci siamo mai dimenticati di Chico Forti, che potrà finalmente fare ritorno nel suo Paese vicino ai suoi cari. Sono personalmente grato al Governatore De Santis e all’Amministrazione Federale degli Stati Uniti. Un ringraziamento speciale al Segretario di Stato Mike Pompeo, con il quale ho seguito personalmente la vicenda e con il quale ho parlato ancora nel fine settimana, per l’amicizia e la collaborazione che ha offerto per giungere a questo esito così importante. Il Governo seguirà ora i prossimi passi per accelerare il più possibile l’arrivo di Chico. Erano vent’anni che aspettava questo momento e siamo felici per lui, per i suoi cari, per la sua famiglia, per tutta la città di Trento. È un momento commovente anche per noi”. Ma all’annuncio non seguirono i fatti e anni dopo Forti è ancora lì.

Perché Chico Forti non riesce a tornare in Italia

Alla base del ritardo, dopo l’annuncio festante di Di Maio, ci sarebbero problemi burocratici: i documenti, che il dipartimento della giustizia degli Stati Uniti avrebbe dovuto mandare al ministero della Giustizia per accordarsi sulla commutazione della pena e relativo trasferimento, non sarebbero mai arrivati in Italia. “Senza questi documenti Chico non può rientrare – sottolinea Gianni Forti – Dall’annuncio del ministro Di Maio sembrava che sarebbero passate poche settimane, lo aspettavamo il 14 febbraio per il compleanno della mamma che ha compiuto 93 anni, poi a Pasqua, infine a maggio. Invece, ancora niente. Siamo fermi al palo”.

Secondo al ricostruzione fatta da Repubblica altro elemento critico è che la pena inflitta dal Tribunale statunitense è quella dell’ergastolo senza condizionale, misura non contemplata dai nostri codici. Qualora venisse trasferito in Italia, quindi, Forti non potrebbe scontare la pena comminatagli, in quanto abilitato a usufruire della libertà condizionale e di altri benefici. Dunque servirebbe una complessa mediazione tra le autorità giudiziarie italiane e americane. A questo si aggiunge che Ron De Santis è il probabile candidato alle prossime Presidenziali per il Partito Repubblciano. Un cedimento di questo tipo su Forti potrebbe non piacere al suo elettorato.

Negli anni i governi che si sono succeduto hanno sempre mostrato interesse per la vicenda di Chico Forti. Anche Marta Cartabia, allora ministro della Giustizia, nel 2021 sollecitò gli omooghi americani a trovare una soluzione. Anche il Governo di Giorgia Meloni si è interessato alla questione. Il problema è che Forti resta sempre lì. Passano gli anni ma la situazione per lui resta immutata.