L'annuncio
“L’emergenza Covid è finita il 20 maggio 2023”, l’Oms declassa il virus e accerta la fine della pandemia
Salute - di Rossella Grasso
Gli esperti lo avevano ipotizzato: la pandemia sarebbe finita in tre anni. E così è stato. L’Organizzazione mondiale della Sanità ha deciso che il Covid non è più un’emergenza sanitaria nazionale e ha ufficialemnte rimosso l’”allerta massima” che in tre anni ha “causato la morte di venti milioni di persone nel mondo”, come annunciato dal direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus. Un numero che è pari al triplo del bilancio ufficiale della sua organizzazione, fermo a 6,9 milioni di vittime.
Tuttavia il direttore generale ha precisato che il Covid c’è ancora ma resta “una minaccia alla salute globale”. “Questo è un momento da celebrare ma è anche un momento per riflettere – ha aggiunto Ghebreyesus – Deve restare l’idea della potenziale minaccia di altre pandemie. Ora abbiamo strumenti e tecnologie per prepararci a pandemie meglio e riconoscerle prima, ma globalmente una mancanza di coordinamento potrebbe inficiare tali strumenti. Sono state perse vite che non dovevano essere perse, promettiamo ai nostri figli e nipoti che non faremo mai più gli stessi errori”.
L’emergenza Covid di salute pubblica di interesse internazionale fu proclamata il 30 gennaio 2020. Una circostanza che avviene quando c’è “un evento straordinario che costituisce un rischio di salute pubblica per diversi Stati attraverso la diffusione internazionale di una malattia, e che potenzialmente richiede una risposta coordinata a livello internazionale”. Ora spetta al direttore generale dell’organizzazione mondiale di Sanità fare la formale dichiarazione dopo aver declassato il virus. Il 20 maggio ci sarà l’assemblea mondiale dell’Oms e quella potrebbe essere la data giusta.
L’annuncio in Italia non cambia le cose. L’ultima ordinanza Covid infatti ha stabilito l’obbligo di mascherine solo in ospedale e in presenza di fragili. Ed è questo l’ultimo baluardo rimasto delle disposizioni anticovid. La pandemia, dal punto di vista epidemiologico si è conclusa davvero? “Non è finito il Sars-Cov 2 ma la pandemia sì, ha spiegato Carlo La Vecchia, epidemiologo dell’Università di Milano, intervistato da Repubblica. “Se guardiamo soprattutto al numero di casi di polmonite, la pandemia è finita essenzialmente con Omicron. Quindi è giusto che ora anche la autorità internazionali cambino posizione. Il coronavirus diventa uno dei tanti virus respiratori. Ha alcune specificità che lo rendono fastidioso, ad esempio è estremamente contagioso”.
Gli esperti sono concordi nel dire che il Covid non sparirà. “Comunque non farà come l’influenza, che ha una ciclicità legata alle stagioni. E non diventerà più potente”, ha detto Massimo Ciccozzi, responsabile di Statistica medica ed epidemiologia molecolare del Campus di Roma. “Le mutazioni ci saranno sempre ma le varianti sono ormai sempre più deboli – dice ancora Ciccozzi – Quest’anno l’influenza è stata più forte del Covid. Comunque vedremo ancora tante varianti del coronavirus. Alcuni dicono che quella nuova è più contagiosa di quella che l’ha preceduta. Ma non è vero, la contagiosità è la stessa. E’ l’immunoevasività, cioè la capacità di sfuggire al sistema immunitario, che può essere leggermente differente”.
Altro punto su cui sono concordi gli esperti è l’importanza dei vaccini per arrivare a questo punto. “Con una variante aggressiva Delta, senza il vaccino sarebbero stati problemi. Ma già con Alfa è stato molto importante”, ha detto l’infettivologo Giovanni Rezza che ha speigato le varie fasi del covid in realzione alla diffusione dei vaccini. “All’inizio il vaccino sembrava proteggere anche dall’infezione, oltre che dalla malattia sintomatica. Dopodiché, cambiando il virus, è venuto meno un po’ di effetto di protezione dall’infezione anche se continuavano ad essere coperti i problemi gravi. Poi, con Omicron è cambiato il paradigma. Con la mutazione maggiore del virus è calata ancora la protezione dall’infezione ma a quel punto il coronavirus ha diminuito anche la virulenza intrinseca e ha incontrato l’immunità ibrida nella popolazione”.