Il dossier
Libertà di stampa, la classifica di Reporters Sans Frontières: Italia risale al 41esimo posto, situazione “grave” in 31 Paesi
Esteri - di Carmine Di Niro
La libertà di stampa è in pessime condizioni a livello globale. Lo attesta l’ultimo report annuale del World Press Freedom Index di Reporters Sans Frontières, fotografando così una situazione estremamente complicata per il settore dell’informazione.
Pubblicato il 3 maggio, giorno in cui si celebra a livello mondiale la libertà di stampa, l’analisi di RSF evidenzia come in 31 Paesi sui 180 presi in considerazione vi sia una “situazione molto grave”: è il dato più alto da quando Reporters Sans Frontières documenta le condizioni della libertà di informazione a livello globale, per fare un paragone solo due anni fa i Paesi in cui la situazione era “molto grave” erano “solo” ventuno.
Tra gli altri 149 Paesi vanno segnalati altri 42 in cui la situazione viene descritta come “difficile”, 55 “problematica”, mentre negli altri 52 è considerata “buona” o “soddisfacente”.
Libertà di stampa sempre più a rischio, secondo l’analisi di RSF, a causa della maggiore aggressività nei confronti della stampa da parte dei governi autocratici, ma anche di alcuni che formalmente sono considerati democratici, unita a “massicce campagne di disinformazione o propaganda”. Un focus è anche sulle minacce, ancora da valutare appieno, che arrivano dalla tecnologia: da una parte gli sviluppi dell’intelligenza artificiale, dall’altre i social network ed in particolare il passaggio di proprietà di Twitter al controverso miliardario Elon Musk, che secondo Reporters Sans Frontières “sta spingendo all’estremo un approccio all’informazione arbitrario e basato sui pagamenti, dimostrando quanto le piattaforme siano sabbie mobili per il giornalismo”.
Quanto alla classifica, al primo posto per il settimo anno consecutivo c’è la Norvegia mentre alle sue spalle l’Irlanda, che guadagna 4 posizioni, e scavalca la Danimarca, terza. Completano la top 10: Svezia (-1), Finlandia, che si conferma quinta, Paesi Bassi (+22), Lituania (+2), Estonia (-4), Portogallo (-2), Timor Est (+7). Sul fronte opposto la classifica viene chiusa da noti regimi autocratici asiatici: il Vietnam (178°), Cina, che scivola al 179esimo gradino, peggiorando di 4 posti, mentre ultima è senza grande sorpresa la Corea del Nord.
L’Italia si piazza al 41esimo posto migliorando di 17 posizioni il suo piazzamento sul 2022, quando era 58esima, superando così gli Stati Uniti “faro dell’occidente” che sono scesi invece di tre posizioni nell’ultimo anno calando al 45esimo posto. Nel rapporto della Ong riguardo il nostro Paese si fa riferimento ai soliti problemi della stampa nostrana: le minacce della criminalità organizzata, in particolare nelle Regioni del Mezzogiorno, mentre per quanto riguarda il sistema legislativo RSF evidenzia come “un certo grado di paralisi legislativa sta ostacolando l’adozione di vari disegni di legge proposti per preservare e migliorare la libertà giornalistica”.
Da segnalare quindi il brusco calo della Russia: il Paese guidato da Vladimir Putin scivola al 164esimo posto calando di nove posizioni, con una stretta sulla libera informazione sempre più brutale come conseguenza dell’invasione delle truppe del Cremlino dell’Ucraina nel febbraio 2022.
Altra situazione allarmante è quella della Tunisia, che nel report annuale perde 27 posizioni arretrando dal 94esimo al 121esimo posto. “Dalla rivoluzione del 2011 che ha cacciato il presidente Ben Ali fuori dal paese, la Tunisia ha vissuto una transizione democratica con molti colpi di scena. Il colpo di stato del presidente Kaïs Saïed nel luglio 2021 ha sollevato timori di un declino della libertà di stampa”, scrive Rsf, sottolineando come “la crisi economica ha indebolito l’indipendenza di molte redazioni, dominate da interessi politici o economici, e ha minato il nascente pluralismo mediatico”.
Il 2022 è considerato un anno nero per i giornalisti e la libertà di stampa. Sono stati 86 i reporter uccisi, per lo più al di fuori delle zone di guerra. Numeri di cui ha parlato alle Nazioni Unite, in occasione della Giornata mondiale per la libertà di stampa, la direttrice generale dell’Unesco Audrey Azoulay. Quest’ultima ha sottolineato come molte di queste vittime erano semplicemente “a casa con le loro famiglie“. Altre centinaia di giornalisti sono stati aggrediti o imprigionati. “Il livello di impunità per questi crimini – ha detto ancora Azoulay – invia un messaggio agghiacciante, perché la sicurezza dei giornalisti non è solo una questione che riguarda i giornalisti o le organizzazioni internazionali, ma riguarda la società nel suo complesso“