Le due novità
Supporto per la formazione e lavoro e assegno di inclusione, come funziona il ‘nuovo’ Reddito di cittadinanza meloniano
Economia - di Carmine Di Niro
L’addio al Reddito di cittadinanza era uno dei punti cardine del programma elettorale del centrodestra, poi trionfatore delle scorse elezioni politiche del 25 settembre 2022. Una cancellazione, o per meglio dire riforma, che il governo guidato dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha poi messo in cantiere col decreto legge approvato il primo maggio in un Consiglio dei ministri convocato tra le polemiche dei sindacati per la data simbolica, la Festa dei lavoratori.
Il Reddito di cittadinanza, un provvedimento caro in particolare al Movimento 5 Stelle che lo promosse all’epoca del primo governo a guida Giuseppe Conte, quello con la Lega di Matteo Salvini che sul tema ha poi radicalmente cambiato opinione, viene sostituito da due diversi strumenti.
Uno viene chiamato “assegno di inclusione” ed è destinato alle famiglie considerate più “fragili” dall’esecutivo, ovvero quelle con al loro interno un figlio minore, una persona con disabilità o con più di 60 anni: questo strumento, che verrà introdotto a partire dal primo gennaio del 2024, è quello più vicino al ‘vecchio’ Reddito di cittadinanza.
Per ottenerlo si dovrà dimostrare di avere un Isee non superiore ai 9360 euro, un reddito familiare in caso di single inferiore ai 6 mila euro e un patrimonio mobiliare (come per esempio il denaro nel conto corrente) inferiore ai 6 mila euro, proprio come nelle regole dell’attuale reddito di cittadinanza. Per quanto riguarda la parte economica, l’importo massimo dell’assegno è di 500 euro, a cui si possono aggiungere fino a 280 euro come contributo per l’affitto.
L’Assegno potrà essere richiesto da residenti in Italia da almeno cinque anni, gli ultimi due in modo continuativo, contro i dieci del precedente Reddito in ‘salsa grillina’, aumentando così potenzialmente la platea di possibili percettori stranieri. Il valore del patrimonio immobiliare diverso dalla casa di abitazione non potrà superare i 30mila euro e non si potranno possedere auto con oltre 1600 di cilindrata o moto oltre i 250cc immatricolati nei tre anni precedenti. Quanto all’aspetto temporale, l’assegno di inclusione dovrebbe essere erogato per un massimo di 18 mesi, ma potrà essere rinnovato per periodi successivi di 12 mesi intervallato però da uno di sospensione.
Il Supporto per la formazione e lavoro
Situazione ben diversa invece se nel nucleo familiare c’è una persona tra i 18 e i 59 anni che l’esecutivo Meloni considera “occupabile”, senza avere minori o persone disabili a carico. In questo caso il soggetto dovrà avviare un percorso di ricerca di lavoro tramite un centro per l’impiego e se rifiuta un’offerta con contratto di almeno un mese, l’assegno verrà perso dall’intero nucleo. L’esecutivo ha anche previsto una serie di incentivi per chi assumerà percettori del ‘nuovo RdC’, in particolare sulla parte relativi ai contributi.
Lo strumento pensato dal governo per gli “occupabili” si chiama Supporto per la formazione e lavoro e sostituirà il Reddito di cittadinanza già dal primo settembre 2023. Si tratterà nei fatti di una indennità: 350 euro che lo Stato riconoscerà a coloro che parteciperanno a corsi di formazione o altri progetti di politiche attive del lavoro, denaro che verrà elargito per un massimo di 12 mesi e senza possibilità di rinnovo.
È qui che l’esecutivo punta ad una “sforbiciata” rispetto al precedente RdC: l’assegno sarà più basso e i requisiti per l’accesso saranno più restrittivi, con un Isee non superiore ai 6mila euro. Anche in questo caso però la platea è stata allargata agli stranieri, essendo il requisito della residenza abbassato dai 10 ai 5 anni.
Secondo la relazione tecnica che accompagna il provvedimento pubblicato in Gazzetta Ufficiale, il Supporto per la formazione e lavoro coinvolgerà 615mila persone, ovvero un terzo dei beneficiari del reddito di cittadinanza a regime. Dunque due terzi degli attuali beneficiari già a settembre perderanno il diritto a ricevere il sostegno economico.
La critica maggiore al Supporto per la formazione e lavoro riguarda però la definizione stessa di “occupabile”: per il governo Meloni l’unico requisito per potere lavorare è la mera questione anagrafica, ovvero essere nel range tra i 18 e i 59 anni (senza minori o disabili a carico). L’esecutivo sostanzialmente cestina ogni discorso relativo all’istruzione e all’appetibilità sul mercato del lavoro.