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Assolto dopo 12 anni, la rivincita dell’ex consigliere regionale Stati: affitta una ‘vela’ per farlo sapere a tutti

Assolto dopo 12 anni, la rivincita dell’ex consigliere regionale Stati: affitta una ‘vela’ per farlo sapere a tutti

Una sorta di versione in salsa garantista di “Tre manifesti a Ebbing, Missouri”. È l’iniziativa messa in campo, o per meglio dire per strada, dall’ex consigliere regionale abruzzese Ezio Stati. Esponente di spicco di Forza Italia, Stati è stato assoltodop 12 anni, 4 mesi, 13 giorni e 9 ore”, come si legge a caratteri cubitali su una vela pubblicitaria che in questi giorni sta girando la regione, “perché il fatto non sussiste”.

Il fatto è l’inchiesta nata nel 2010 per presunte mazzette e appalti per la società pubblica Abruzzo Engineering, nell’ambito degli appalti della ricostruzione dopo il terremoto dell’Aquila. Indagine che era costata a Stati 15 giorni di reclusione in carcere, dove fece anche uno sciopero della fame. Anche la figlia Daniela, all’epoca assessore regionale con delega alla Protezione civile della giunta guidata da Gianni Chiodi, venne coinvolta nell’inchiesta e interdetta dai pubblici ufficiali.

Un calvario giudiziario infinito anche perché Stati decise di rinunciare alla prescrizione e uscire senza ombre o macchie dal processo e vedersi riconosciuta l’innocenza per una accusa pesante, quella di corruzione.

Dodici anni dopo il faccione sorridente di Stati sta facendo il giro del ‘suo’ Abruzzo, rivendicando la sua innocenza e per “raccontare a tutti che sono innocente e non sono di certo un delinquente come i tanti sorrisini che mi irridevano”, si sfoga l’ex consigliere regionale forzista al Corriere della Sera.

A difendere Stati, assolto con formula piena e sentenza definitiva, vista la decisione dei pm di non fare ricorso in Cassazione”, è sceso in campo anche un suo avversario politico. Si tratta dell’ex governatore dell’Abruzzo Luciano D’Alfonso, oggi senatore del Partito Democratico: “Chi ha sbagliato deve pagare”, spiega annunciando una interrogazione in Parlamento “poiché dobbiamo conoscere i documenti riguardanti gli errori accertati di figure singolari e bene individuate della polizia giudiziaria — dice d’Alfonso —. Quando ci fu l’indagine si trattò di pornografia giudiziaria con il gigantismo delle foto”.

Il caso Bettazzi

Una storia che ricorda quella simile che aveva visto protagonista lo scorso febbraio Maurizio Bettazzi, ex presidente del Consiglio comunale di Prato che nel lontano 2013 era stato accusato di abuso d’ufficio e concussione. Anche lui, che nel luglio di quell’anno si dimise proprio a fronte dell’inchiesta che lo vedeva indagato, dopo una lunga trafila giudiziaria ha potuto rivendicare con dei cartelloni 6×3 la sua innocenza e assoluzione con formula piena.

Inchiesta che riguardava il suo ruolo professionale di mediatore creditizio: l’ex politico di centrodestra aveva fornito una consulenza a una banca del territorio e a una società partecipata dal Comune, la Asm, in cerca di finanziamenti per alcune linee di credito: la procura ipotizzava che la consulenza fosse una “tangente mascherata”.

I manifesti saranno presto una decina e resteranno almeno per un mese – aveva raccontato Bettazzi a Repubblica – Purtroppo non posso più farlo sapere alle persone che sono morte in questi anni e confermargli ciò che gli dicevo. Chi mi aveva tolto il saluto e chinava la testa quando mi incrociava, adesso vedrà il cartellone e saprà che ero la stessa persona di prima di questa vicenda”.

Bettazzi sottolineava anche la “persecuzione” della magistratura inquirente nei suoi confronti: “La giustizia giudicante mi ha sempre assolto, mentre i pubblici ministeri hanno continuato una persecuzione verso di me”, spiegava senza tanti giri di parole.