Le tragedia ad Augusta
Due detenuti morti in carcere dopo sciopero della fame, procura apre inchiesta: “Basta silenzi e attenzioni solo per casi eclatanti”
Giustizia - di Redazione
Il dramma delle carceri, tra suicidi e detenuti in sciopero della fame, hanno trovato spazio sui giornali italiani solo ‘grazie’ alla vicenda dell’anarchico al 41 bis Alfredo Cospito.
Eppure i disastri e la condizioni di disperazione degli ospiti delle patrie galere erano ben presenti prima di Cospito, e lo sono anche oggi che le attenzioni sul caso dell’anarchico sono scemate.
Ne è ulteriore prova la notizia che arriva da Siracusa, dove la locale Procura della Repubblica ha un’inchiesta sulla morte di due detenuti del carcere di Augusta, deceduti uno ad aprile e l’altro il 9 maggio, dopo un lungo sciopero della fame.
Il fascicolo è al momento a carico di ignoti e ipotizza il reato di omicidio colposo: una notizia, quella della morte dei due detenuti, uno in sciopero della fame da 41 giorni e l’altro da sessanta, è emersa solo grazie ad una nota diffusa da un sindacato di polizia penitenziaria.
Le vittime sono un siciliano e un cittadino russo che scontava l’ergastolo per un omicidio: quest’ultimo in particolare protestava con lo sciopero della fame chiedendo l’estradizione nel proprio Paese.
Sulla vicenda è intervenuto anche il Garante delle persone private della libertà, Mauro Palma: “Mentre molta doverosa attenzione è stata riservata allo sciopero della fame nel caso di una persona detenuta al 41 bis (il riferimento è al caso Cospito, ndr), con interrogativi che hanno anche coinvolto il mondo della cultura e l’opinione pubblica, oltre che le Istituzioni – ha affermato il Garante – nella casa di reclusione di Augusta il silenzio ha circondato il decesso di due persone detenute avvenuto a distanza di pochi giorni, ambedue in sciopero della fame rispettivamente una da 60 giorni e l’altra da 41 giorni”.
Palma all’AdnKronos sottolinea inoltre di non credere in un cosiddetto “effetto Cospito”, perché “non ho visto un aumento. Ogni giorno ci sono un 25/30 persone che annunciano l’inizio dello sciopero della fame e quasi sempre sono cose minimali. Non temo, dunque, l’effetto emulazione. Quello che mi colpisce è la tendenza del carcere a non rendere visibile questa questione, a non chiedere, in un certo senso, rendendola visibile, l’aiuto della collettività esterna, ma a ritenerla quasi una cosa da gestire all’interno”.
Quanto alla differenza fra la rilevanza mediatica del caso Cospito e il silenzio intorno agli altri detenuti in sciopero della fame, il Garante dei detenuti aggiunge: “Bisogna smetterla di occuparsi del carcere, ma in generale del tema delle persone che per una serie di situazioni si trovano in una particolare vulnerabilità dei diritti, soltanto quando c’è il caso eclatante. Dobbiamo riannodare questi luoghi con la società esterna e dobbiamo anche far conoscere le cose positive che ci sono”.
A distanza di pochi giorni due persone, entrambe recluse nel carcere di Augusta in Sicilia, sono morte a seguito dello sciopero della fame che stavano portando avanti.
Come ribadisce il @GaranteNPL, a fronte del silenzio che, molto spesso, si fa attorno al carcere.— AssociazioneAntigone (@AntigoneOnlus) May 12, 2023
Dello stesso avviso è anche Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, che chiede di mantenere alta l’attenzione sulle condizioni di vita nelle carceri. “Dobbiamo evitare di chiudere il carcere, i suoi operatori e tutti i detenuti nel silenzio ed evitare anche che tutto questo mondo molto complesso sia un mondo letto con lenti un po’ troppo superficiali, come spesso accade anche nella informazione giornalistica. Queste sono due storie anonime, sono rimaste anonime fino alla morte come tantissime storie che noi raccontiamo con il nostro lavoro, il lavoro di tutti i nostri operatori e volontari. Riceviamo 30/40 segnalazioni al giorno e ce ne prendiamo carico, segnalazioni di carattere generale. Ecco, ognuno di questi casi meriterebbe un’attenzione specifica”.