X

La Rai diventa TeleMeloni, il valzer delle poltrone e il risiko telegiornali: la destra punta a disinnescare la Terza rete

La Rai diventa TeleMeloni, il valzer delle poltrone e il risiko telegiornali: la destra punta a disinnescare la Terza rete

Prima le grandi partecipate di Stato, poi le forze dell’ordine, ora è il turno della Rai. È il trittico che sta affrontando il governo Meloni, con la premier e la sua maggioranza impegnatissimi nell’occupazione delle poltrone per i loro fedelissimi.

Sciolti infatti i nodi delle grandi aziende a partecipazione pubblica, da Eni a Poste, fino a Leonardo, sbloccato l’impasse legato alle nomine del capo della Polizia e delle Fiamme Gialle, il dossier principale è quello del ribaltone a viale Mazzini.

Il tappo è infatti saltato col primo tassello, la nomina del successore del dimissionario Carlo Fuortes: lunedì 15 maggio, con la convocazione dell’assemblea e del consiglio di amministratore che ratificherà la nomina proposta dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, si insedierà formalmente Roberto Sergio, nuovo amministratore delegato della tv pubblica.

Il turnover Sergio-Rossi

Manager di lungo corso capace di resistere in una azienda che ad ogni cambio di governo è solita “mangiarsi” dirigenti e teste varie, Sergio sa bene comunque che il suo è un incarico a tempo: al suo posto nell’estate del 2024 arriverà il direttore generale in pectore scelto dalla premier Giorgia Meloni, quel Giampaolo Rossi membro della vigilanza Rai e tra gli ideologi della destra sovranista che Fratelli d’Italia incarna.

Rossi che diventerà di fatto dominus dell’azienda nonostante un passato a tratti imbarazzante. Basta andare indietro nel tempo di qualche anno per scovare alcuni passaggi nel suo blog sul sito de Il Giornale, inattivo ormai da cinque anni, in cui Rossi si sperticava in lodi nei confronti di Vladimir Putin, parlava degli statunitensi scesi in piazza per contestare l’elezione di Trump come dei “nipotini di Soros”, il finanziere ungherese di origini ebraiche da anni al centro di complotti cari al mondo dell’estrema destra antisemita.

Tornando alla questione della staffetta Sergio-Rossi, l’accordo dovrebbe prevedere che “l’intellettuale” organico a Fratelli d’Italia affianchi Sergio per un anno, ovvero fino alla scadenza dell’attuale CdA, per poi sostituirlo alla guida. Come sottolinea Repubblica Rossi, avendo già fatto il consigliere Rai in epoca gialloverde del governo Conte uno, non avrebbe potuto guidare il prossimo board causa limite dei due mandati imposto dalla legge se fosse entrato adesso.

Il valzer dei telegiornali

Sistemati amministratore delegato e dg, sarà poi il turno dei telegiornali. Al Tg1 dovrebbe approdare l’attuale direttore dell’AdnKronos Gian Marco Chiocci, voluto da Meloni ,a in rapporti cordiali anche col capo dei 5 Stelle Giuseppe Conte. Chiocci dovrà fare i conti anche con un’ala di Fratelli d’Italia che vorrebbe sul tg della rete ammiraglia Nicola Rao, che da qualche mese guida il Tg2 dopo che Gennaro Sangiuliano è stato nominato ministro della Cultura.

Alternativa sarebbe quella di dirottare Rao alle Relazioni esterne, mentre l’attuale guida del Tg1 Monica Maggioni prenderebbe il Coordinamento editoriale e un programma tutto suo. Al Tg2 invece in pole pare essere Antonio Preziosi, in quota Forza Italia, che lascerebbe il suo posto a RaiParlamento a Giuseppe Carboni, l’ex direttore del Tg1 in quota grillina.

Al Tg3 rimarrebbe Mario Orfeo in orbita Partito Democratico, unico a resistere all’avanzata della destra a viale Mazzini.

Rai 3 nel mirino

La TeleKabul di curziana memoria, avamposto della sinistra anche durante gli anni di occupazione berlusconiana nella tv pubblica, è infatti finita pesantemente sotto il tiro della maggioranza che vuole un nuovo corso anche sulla terza rete, per ribaltare quella “egemonia culturale” diventata un chiodo fisso per gli intellettuali d’area governativa.

Così appare quasi scontato che il contratto in scadenza di Fabio Fazio, da anni nel mirino della destra nonostante i successi di ascolto di ‘Che tempo che fa’, non verrà rinnovato. La risposta in salsa sovranista al suo addio dovrebbe essere Nicola Porro, che però dovrebbe lasciare il lauto contratto in essere con Mediaset e probabilmente verrebbe in ogni caso dirottato sulla seconda rete.

Altri due programmi/conduttori a rischio sono Lucia Annunziata e Sigfrido Ranucci. La prima, dopo le infinite polemiche per la parolaccia pronunciata in diretta e indirizzata alla ministra Eugenia Roccella, è un chiaro obiettivo: il suo ‘Mezz’ora in più’ potrebbe non essere confermato. Un discorso simile vale anche per Ranucci e Report, lo storico programma di inchiesta di Rai3: al momento non vi è certezza sul budget e sulla squadra per le 28 puntate messe in cantiere. Dovrebbe ‘sloggiare’ anche Marco Damilano: il suo ‘Il cavallo e la torre’ molto probabilmente non troverà spazio visti i trascorsi a L’Espresso del giornalista.