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Cos’è la Città dei 15 minuti: il modello urbano sostenibile discusso in mezzo mondo

Cos’è la Città dei 15 minuti: il modello urbano sostenibile discusso in mezzo mondo

Lavoro, negozi, ospedali, biblioteche, ristoranti: tutto a portata di mano, massimo un quarto d’ora di tempo a piedi per arrivarci. La “Città dei 15 minuti” è il modello urbano diventato negli ultimi anni una specie di tendenza, tutti ne parlano, tutti lo vogliono, per questione di comodità e di sostenibilità. Per anni rimasta materia soprattutto per l’ambito accademico, l’idea si è fatta sempre più spazio negli ultimi anni travalicando i confini del dibattito culturale ed entrando in quello politico. Il modello ha fatto breccia anche in Italia, per esempio nella campagna elettorale del candidato sindaco a Roma Roberto Gualtieri e di quello di Milano Beppe Sala.

Il modello deriva da quello di “neighborhood unit”, ovvero “unità di vicinato”, elaborato per la prima volta nel 1923 in un concorso nazionale di architettura di Chicago. Alla base del modello il concetto di crono-urbanismo, che suggeriva di tenere in conto anche la dimensione temporale oltre a quella spaziale per pianificare la città. Il dibattito nelle metropoli si era aperto per l’intenzione di contrastare la crescita delle grandi città industriali che con la motorizzazione di massa rischiavano di espandersi incontrollatamente generando sacche profondissime di lontane e anonime periferie. L’alternativa fu inizialmente quella della “città-regione”, del Regional Plan of New York del 1929 che riguardava soprattutto Manhattan.

L’espressione è diventata universalmente nota come “ville du quart d’heure”, ovvero “città dei 15 minuti”, per come proposta per la prima volta nel 2016 dall’urbanista franco-colombiano della Sorbona Carlos Moreno per la città di Parigi. “Le persone dovrebbero poter vivere l’essenza di ciò che costituisce l’esperienza urbana: accedere al lavoro, alla casa, al cibo, alla salute, all’istruzione, alla cultura e al tempo libero”. Si tratta in sostanza di una maniera di organizzare quartieri e isolati in maniera strategica, fornire servizi in maniera strutturale senza dimenticare la sostenibilità, l’impatto urbanistico ed ecologico – è anche un modo per ridurre l’uso delle automobili e dei mezzi pubblici, quindi l’inquinamento e il traffico.

Lavoro (anche in co-working), negozi, strutture sanitarie, scuole, impianti sportivi, spazi culturali, bar e ristoranti, luoghi di aggregazione e via dicendo: tutto a portata di mano. Secondo un sondaggio Ipsos per Legambiente del maggio 2022, agli italiani piace molto la città dei 15 minuti anche se gli stessi non ritengono il progetto “realistico”. Il modello non è risparmiato stato risparmiato da teorie complottiste, secondo le quali la città dei 15 minuti porterà a una sorta di “lockdown climatico”. Secondo un’indagine DeSmog, una rete internazionale di negazionisti del cambiamento climatico e del covid continua ad alimentare le teorie, come il gruppo “Not Our Future”.

Il modello ha suscitato e continua ad alimentare un dibattito vivace tra addetti ai lavori e non.