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Novak Djokovic si racconta: “Non sono No Vax ma pro scelta, con Federer e Nadal impossibile essere amici”

Novak Djokovic si racconta: “Non sono No Vax ma pro scelta, con Federer e Nadal impossibile essere amici”

Dal controverso rapporto con la scienza e i vaccini a quello con i due grandi rivali della sua carriera, Roger Federer e Rafa Nadal. Novak Djokovic, numero uno al mondo del tennis impegnato in questi giorni a Roma per gli Internazionali d’Italia, il Master 1000 che si tiene al Foro Italico, si racconta in una intervista ad Aldo Cazzullo del Corriere della Sera ripercorrendo la sua vita, la sua carriera e le rivalità nello sport.

Proprio su questo tema il fenomeno serbo, vincitore di 22 tornei del Grande Slam (10 Australian Open, 7 Wimbledon, 3 US Open e 2 Roland Garros), fa piazza pulita degli stereotipi sull’amicizia tra rivali: non esiste.

Ho sempre avuto rispetto per Federer, è stato uno dei più grandi di tutti i tempi. Ha avuto un impatto straordinario, ma non sono mai stato vicino a lui“, ha raccontato Djoko al Corriere della Sera. Mentre sullo spagnolo Rafa Nadal sottolinea che “anche con lui l’amicizia è impossibile. L’ho sempre stimato e ammirato moltissimo. Grazie a lui e a Federer sono cresciuto e sono diventato quello che sono. Questo ci unirà per sempre; perciò provo gratitudine nei loro confronti. Nadal è una parte della mia vita, negli ultimi quindici anni ho visto più lui della mia mamma“.

L’altro punto forte dell’intervista è relativo alla controversa vicenda della vaccinazione contro il Covid, che il serbo non ha mai fatto e che gli è costata durante la pandemia la partecipazione ai tornei negli Stati Uniti, tra cui anche lo US Open del 2022. Ma quello scorso è stato anche l’anno del clamoroso fermo in Australia, dove Nole si era recato nel gennaio per partecipare agli Australian Open: il tennista venne posto in isolamento  in un hotel per immigrati causa irregolarità sul suo visto d’ingresso relative alle norme per entrare nel Paese da non vaccinato contro il Covid e, dopo un tortuoso iter legale, venne espulso dal Paese tramite un atto diplomatico firmato dal ministro per l’Immigrazione australiano Alex Hawke in cui era definito persona non grata la cui permanenza in Australia avrebbe comportato un “pericolo per la sicurezza del paese” a causa della sua ritrosia a vaccinarsi che avrebbe potuto generare emulazioni fra i cittadini australiani, in quanto personalità di spicco del mondo dello sport.

Sul tema Djokovic si mantiene su posizioni caute: “Io non sono no vax e non ho mai detto in vita mia di esserlo. Non sono neppure pro vax. Sono pro choice: difendo la libertà di scelta. È un diritto fondamentale dell’uomo la libertà di decidere che cose inoculare nel proprio corpo e cosa no“, spiega nell’intervista.

Quindi ritorna sulla questione australiana: “Avevo avuto il Covid ed ero guarito – spiega Djokovic nell’intervista al Corriere – Ho rispettato tutte le norme e non ho messo in pericolo nessuno. Eppure una volta là sono diventato un caso politico, uno che metteva in pericolo il mondo. Il sistema, di cui i media sono parte, esigeva un bersaglio, che fosse opposto al mainstream; e lo sono diventato. Mi hanno messo l’etichetta di no vax, una cosa del tutto falsa, che ancora adesso mi fa venire il mal di stomaco”.

Quindi racconta un aneddoto sulla sua vita da bambino nella Serbia dilaniata dalla guerra civile e poi bombardata dalla NATO. “Un giorno ero solo nella foresta, avrò avuto dieci anni, e ho incontrato un lupo – spiega Nole – Provai una paura profonda. Mi avevano detto che in questi casi bisogna indietreggiare lentamente, senza perderlo di vista. Ci siamo guardati per dieci secondi, i più lunghi della mia vita; poi lui ha piegato a sinistra e se n’è andato. Provai una sensazione fortissima che non mi ha mai abbandonato: una connessione d’anima, di spirito. Non ho mai creduto alle coincidenze, e pure quel lupo non lo era. Era previsto. È stato un incontro breve, ma molto importante”.

Il lupo secondo il tennista serba simboleggia il suo carattere: “Spesso nella vita mi sono ritrovato solo. Solo con la mia missione, con i miei obiettivi da raggiungere. Sono rimasto connesso con quel lupo. Anche perché il lupo per noi serbi è sacro. È il nostro animale totemico. È il simbolo di una tradizione nazionale, di una fede ancestrale che precede il cristianesimo. Una religione prima della religione”.