Le manovre a viale Mazzini
La nuova Rai meloniana, le nomine in CdA con l’astensione dei grillini: Fazio silenziosamente killerato
Politica - di Francesco Lo Dico
«La politica tutta si sente legittimata dal risultato elettorale a comportarsi da proprietaria nei confronti della cosa pubblica con pochi riguardi per il bene comune e con una strabordante ingordigia. E non solo per quel che riguarda la televisione». Lungi dall’impancarsi a martire, Fabio Fazio lascia la Rai con parole che hanno la precisione di un sismografo. Meloni non l’ha vista arrivare nessuno forse, ma dell’inesasusta ordalia scatenata dai fratellisti sovranisti contro chiunque non sia arso dai valori della fiamma presso ogni ente pubblico di ogni ordine e grado si sono accorti tutti da un pezzo, nella contiguità indecente della grande stampa folgorata sulla via di Colle Oppio.
Patetico raccontarsi la storiella che il conduttore di “Che tempo che fa” abbia lasciato, e non sia stato invece silenziosamente killerato: per chi avesse qualche minuto della propria esistenza da sprecare, circolano in rete dei video contenenti più di cento tra insulti, schiamazzi e minacce, che il vicepremier Salvini, colui che “non si occupa di Rai ma di cantieri” ha voluto rivolgere in passato a Fabio Fazio, sovente in qualità di ministro.
Già, il noncurante Salvini. Che ieri ha salutato sui social l’addio del conduttore tv e di Luciana Litizzetto con uno sberleffo: “Belli ciao”. Lui sì che sa come preservare le apparenze. Un veglione con il cartonato di Fazio travolto dalla ruspa no, ministro? «L’arroganza, l’ottusità e il rancore possono far parlare così. Ma un ministro non può parlare così», ha commentato per il Pd Peppe Provenzano.
Belli ciao 👋🏻 pic.twitter.com/ZOHkpJBVV2
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) May 14, 2023
Salvini ha spesso inveito contro i presunti stratosferici cachet di Fazio, ma dei milioni portati dal conduttore nelle casse del servizio pubblico avrebbe dovuto assai rallegrarsi, dato che l’anchorman ha portato nelle case degli italiani Obama, Pelè, Maradona, Woody Allen, il Papa. A fronte di un costo di 450mila euro, 15 secondi di pubblicità costavano durante la messa in onda del programma 40mila euro. «Considerando 16 minuti di pubblicità, si fa presto a comprendere costi e ricavi», ha chiosato Fazio. «C’è uno bravo che fa guadagnare? Mandiamolo via», è la fulminea sintesi di Fiorello.
Messi alla porta i convitati sgraditi, gli esponenti del governo proseguono intanto la grande abbuffata. Ieri il cda della Rai (con il voto contrario del solo Pd e l’inquietante astensione del M5s) ha formalizzato la designazione di Roberto Sergio come nuovo ad di viale Mazzini, con il ruolo di direttore generale già appaltato a Giampaolo Rossi. Ovvero colui che dalle colonne del Giornale ha definito le attiviste per i diritti delle donne come “femministe vomitate da una caricatura… cianfrusaglie travestite da donne” e ha identificato in Italia “il nigeriano e il buonista” come la “feccia di questo paese” che andrebbe messa “nella condizione di non nuocere”. Dalla sostituzione etnica alla sostituzione etica è un passo.