Il dossier Amnesty
Pena di morte, nuovo picco di esecuzioni nel 2022: mai così tante dal 2017
Cronaca - di Antonio Lamorte
Il 2022 fa registrare un nuovo picco di pene di morte eseguite in tutto il mondo: mai così tante dal 2017, con un aumento del 53% rispetto al 2021. Il rapporto annuale sulla pena di morte di Amnesty International registra 883 esecuzioni in 20 Stati. E il 90% di tutte sono state eseguite in soli tre Paesi: Iran, Arabia Saudita ed Egitto. Senza contare il dato occultato per quanto riguarda Paesi come Cina, Corea del Nord e Vietnam. È quindi un dato parziale: il numero reale è perfino più alto di quello che appare già allarmante nel dossier.
Le esecuzioni nel 2022 sono riprese in cinque Stati: Afghanistan, Kuwait, Myanmar, Palestina e Singapore. Le pene sono aumentate anche negli Stati Uniti: dalle 11 del 2021 alle 18 del 2022. Sostanzialmente invariato il numero delle condanne a morte inflitte nel 2022: 2016 rispetto alle 2052 del 2021. Più che raddoppiato il dato che riguarda le pene per reati legati alla droga, che come ricorda Amnesty violano il diritto internazionale dei diritti umani. Soltanto in Iran 255, 57 in Arabia Saudita, 11 a Singapore: questi tre Paesi insieme rappresentano il 37 per cento delle esecuzioni registrate dall’organizzazione. La Cina è considerato comunque il Paese che esegue più pene capitali, seguito da Iran, Arabia Saudita, Egitto e Stati Uniti d’America.
“Aumentando il numero delle esecuzioni, gli stati dell’area Medio Oriente-Africa del Nord hanno violato il diritto internazionale e mostrato un profondo disprezzo per la vita umana. Il numero delle persone private della loro vita è enormemente cresciuto: l’Arabia Saudita ha incredibilmente messo a morte 81 prigionieri in un solo giorno. Nella seconda parte dell’anno, nel disperato tentativo di stroncare le proteste popolari, l’Iran ha messo a morte persone che avevano solo esercitato il loro diritto di protesta”, dichiara Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International.
Sei i Paesi che hanno introdotto abolizioni a vari livelli della pena capitale nel corso del 2022: Kazakistan, Papua Nuova Guinea, Repubblica Centrafricana e Sierra Leone per tutti i reati; Guinea Equatoriale e Zimbabwe per i reati comuni. Alla fine del 2022, 112 stati avevano abolito la pena di morte per tutti i reati e altri nove stati l’avevano abolita per i reati comuni. Il dato trova il conforto nelle iniziative di legge intraprese nella stessa direzione nel 2023 da Liberia, Ghana e Malesia. I governi delle isole Maldive e dello Sri Lanka hanno annunciato che non verrà dato seguito alle condanne a morte.
”Molti Stati continuano a consegnare la pena di morte alla discarica della storia ed è tempo che altri seguano l’esempio – continua Callamard – Gli atti di brutalità in Iran, Arabia Saudita, Cina, Corea del Nord e Vietnam appartengono ormai a una minoranza di Stati. Ma sono proprio questi che devono mettersi al passo coi tempi, proteggere i diritti umani e assicurare giustizia invece di mettere a morte persone. ‘Di fronte a 125 Stati membri delle Nazioni Unite, un numero mai così elevato, in favore di una moratoria sulle esecuzioni, non ci siamo mai sentiti così fiduciosi che quell’orrenda punizione possa essere e sarà consegnata agli annali della storia. Ma i tragici dati nel 2022 ci ricordano di non rimanere indifferenti e inoperosi. La nostra campagna continuerà fino a quando la pena di morte non sarà abolita a livello globale”.