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“Scusaci, Principessa”: il titolo dell’Unità alla morte di Lady Diana e la spiegazione di Sansonetti

“Scusaci, Principessa”: il titolo dell’Unità alla morte di Lady Diana e la spiegazione di Sansonetti

Come sempre paparazzi e giornalisti erano appostati all’esterno dell’albergo dove Lady Diana alloggiava a Parigi. Diana Spencer salì in auto con il fidanzato Dodi Al Fayed, e partì l’inseguimento dei fotografi. Era il 31 agosto 1997. Pochi minuti dopo l’incidente, la notizia che fece il giro del mondo: Diana Spencer morì in ospedale un paio di ore dopo, come morirono Dodi Al Fayed e l’autista Henri Paul. L’Unità l’1 settembre titolò a tutta pagina: “Scusaci, principessa”. E l’editoriale del direttore Giuseppe Caldarola: “Un delitto a mezzo stampa”.

Quel titolo era stato partorito da Piero Sansonetti, da ieri direttore de L’Unità tornata in edicola dopo sette anni. Un titolo spesso criticato e ancora attuale dopo l’incidente che ha visto protagonisti Harry, secondo figlio di Lady D, e Meghan Markle, sua moglie e duchessa di Sussex: inseguiti dai paparazzi a New York, dopo aver partecipato a una cerimonia di premiazione. Uno schianto “quasi catastrofico” secondo quanto riferito a SkyNews dal portavoce del principe che ha parlato di un inseguimento “incessante, durato più di due ore” che “ha portato a molteplici collisioni ravvicinate che hanno coinvolto altri automobilisti, pedoni e due agenti Nypd”, il dipartimento di polizia di New York.

Era stata un’estate – ha raccontato Sansonetti a Fulvio Abbatein cui si era scatenato il giornalismo del gossip. Entravano dappertutto, nelle ville dei vip, dappertutto. Noi a L’Unità sostenevamo la tesi secondo cui il giornalismo doveva informare sulle grandi questioni: sugli scontri, sui problemi, sulle soluzioni, sui fatti che succedevano. E non sul pettegolezzo. Si arrivò così al culmine, l’estate finì in questo modo”.

Due anni prima Lady D aveva rilasciato un’intervista esplosiva al programma Panorama della Bbc. “Eravamo in tre in quel matrimonio, un po’ troppo affollato”, aveva detto facendo riferimento a Camilla Parker Bowles, fiamma dell’ex marito e futura seconda moglie del Principe. Spencer aveva raccontato della depressione, della bulimia, dell’infelicità coniugale. La Regina Elisabetta, dopo l’intervista, ordinò il divorzio d’autorità. Carlo e Diana erano separati già da tre anni. Lady D smise di essere Altezza Imperiale.

Si era molto impegnata, era diventata anche una figura politicamente significativa, non per i suoi amori. Però interessava per il fatto che stava con un arabo. Le facevano gli appostamenti. I giornalisti l’inseguirono con le motociclette, l’auto andò a sbattere inseguita dai giornalisti, dai paparazzi – anche se non ho riconosciuto mai la differenza”. Dodi al Fayed era figlio di un miliardario egiziano, imprenditore e produttore cinematografico. L’autista Henri Paul, come sarebbe emerso dopo la tragedia, aveva bevuto troppo. La Mercedes W140 in fuga dai paparazzi si schiantò contro il 13esimo pilastro del tunnel de L’Alma.

“A Peppino Caldarola, che era direttore dissi di fare il titolo dell’editoriale: ‘Scusaci Diana’. Poi invece decidemmo di fare proprio il titolo a tutta pagina di apertura del giornale: ‘Scusaci Principessa’. Certo c’era un elemento di provocazione perché anche se non c’era più il Pci il giornale era quello lì. Scusaci nel senso: scusa noi giornalisti che siamo una razza dannata. Da quel momento in poi il giornalismo non esistette più, il giornalismo in Italia è morto nel 1992”. Un titolo che al direttore venne sempre rinfacciato. “A me rimproverano un sacco di cose, praticamente tutto quello che ho fatto. Io invece lo rivendico ancora”.