La kermesse del cinema
Al festival di Cannes riesplode il #MeToo: l’onda lunga dei diritti tra veleni e stilettate
Cinema - di Chiara Nicoletti
Cannes – Il 76esimo Festival di Cannes, iniziato da un solo giorno e in programma sulla Croisette fino al 27 maggio, si era presentato, sin dall’annuncio della selezione lo scorso aprile, come un’edizione di donne, con una massiccia presenza di registe in concorso, sette, ad attestare un evidente miglioramento nel posizionamento femminile all’interno dei festival internazionali e del mondo del cinema. Ci sarebbe dovuta essere una donna, infatti, a presiedere la giuria ma invece è stato scelto il due volte Palma d’Oro Ruben Östlund perché, a detta del direttore del Festival Thierry Frémaux, “volevano una donna, ma chi poteva rivendicare la funzione non era libero”.
Dal punto di vista delle quote rosa, se così possono ancora essere definite, non si può certo dire però che le aspettative siano state disattese, almeno sulla carta, visto che l’apertura della manifestazione è stata affidata al film fuori concorso diretto, appunto, da una donna, la regista ed attrice Maïwenn con il suo tanto voluto Jeanne Du Barry che la vede recitare nel ruolo della famosa favorita di Luigi XV, interpretato da Johnny Depp, pronto a tornare sotto i riflettori. Ciò che Fremaux, forse, non poteva prevedere sono le reazioni pubbliche a questa scelta e questa dichiarazione di intenti.
Iniziamo con il dire che, ancor prima che a Cannes si aprissero le danze, con un addio al cinema pubblicato tramite una lettera aperta pochi giorni fa, l’attrice Adèle Haenel, amatissima protagonista di Ritratto della giovane in fiamme di Céline Sciamma, ha definito la kermesse “un festival che celebra gli stupratori”, con tanto di riferimenti a Polanski, Depardieu e un’ovvia critica anche alla scelta di invitare Johnny Depp. Sull’onda di queste accuse, Depp, nuovamente star di un film dopo tre anni di assenza e reduce dal duplice contenzioso legale che lo ha visto coinvolto contro l’ex moglie e attrice Amber Heard e che lo ha, evidentemente allontanato da Hollywood, è anche “protagonista” di una campagna social di protesta, #CannesNotYou, lanciata contro il festival da sostenitori di Heard. Ciliegina sulla torta pre-apertura, un’altra controversia, quella che ha coinvolto la stessa Maïwenn, accusata di aver mimato uno sputo nei confronti del direttore della testata Mediapart Edwy Plenel, reo di aver pubblicato la notizia delle accuse di violenza sessuale a Luc Besson, ex marito della regista.
Primo a replicare a queste molteplici critiche, mosse dalle artiste francesi e non solo, ritroviamo Thierry Frémaux che, piccato, nella conferenza stampa di apertura, alla stampa accreditata ha detto: «Le accuse di Haenel sono radicali e false. Se aveste considerato questo un festival per stupratori, non sareste qui ad ascoltarmi». Cerca di tirarsi fuori dalle polemiche dunque Frémaux per cercare di avviare il Festival che, dalle sue parole, si riafferma come Festival politico: «Lo è sempre stato, non solo quest’anno». A fare eco alla risposta del suo direttore, c’è un fermento di protesta che anima il secondo giorno di manifestazione e primo giorno di concorso, complice il trattamento verso la stampa che peggiora di anno in anno, a cominciare dalla difficoltà nel trovare i biglietti per le proiezioni.
Intanto, è la volta di Johnny Depp e Maïwenn nel loro incontro con la stampa dopo l’anteprima serale e, pur facendosi attendere, arrivando a conferenza iniziata, Depp non la manda certo a dire sui suoi ultimi anni lontano dalla Hollywood che conta. «Mi chiedete se mi sono sentito boicottato da Hollywood? Quando ti viene chiesto di abbandonare un film che stai facendo a causa di parole che fluttuano nell’aria, sì, ti senti boicottato. Mi ci sento ancora? No, affatto. Ad Hollywood non penso più e non ne ho più bisogno. Quell’industria sta vivendo un momento molto strano dove tutti vorrebbero essere se stessi ma non possono perché si sentono costretti a rimanere in riga. Non voglio più fare quella vita, auguro il meglio a chi lo vuole ma io intanto mi faccio da parte». In sottrazione ma solo nella voce e nell’approccio, Johnny Depp però risponde alle numerose domande sulla sua carriera, senza glissare su niente ma levandosi molti sassolini dalla scarpa, a cominciare dall’utilizzo del termine ‘ritorno’: «Mi interrogo su questa parola ‘comeback’, perché in realtà io non sono andato da nessuna parte. Abito a 45 minuti di distanza da qui. Sono stato comodamente sul divano, finora. Siamo stati tutti lontani negli anni del Covid, ma non vivo questo film come un ritorno. Forse per un po’ di tempo le persone hanno smesso di chiamarmi per chissà quale paura ma io non mi sono mai mosso da dove ero».
A chi prova a concentrarsi sul film e sull’egregia interpretazione in francese di Depp, l’attore racconta che all’inizio ha pensato ci fosse stato un errore e di aver consigliato poi a Maïwenn di “provare prima con un attore francese per il ruolo del Re”. «Mi ha risposto di averci pensato ma di volermi comunque per la parte. Credo sia stata molto coraggiosa a scegliere un montanaro del Kentucky come me». Il festival di Cannes, invitando Johnny Depp e Maïwenn, ha preso posizione nel solo atto di non prenderla come rivelano le parole del direttore Frémaux che ha dichiarato: «Non so quale sia l’immagine di Johnny Depp negli Stati Uniti. A dire la verità, nella mia vita, ho sempre avuto solo una regola, e cioè la libertà di pensiero e di parola, e agire nella legalità. Se a Depp fosse stato vietato di recitare in un film, o se il film fosse stato vietato non saremmo qui a parlarne».
Come risponde invece lo stesso Depp a chi in questi giorni ha scritto e detto che al Festival non ci sarebbe dovuto venire? «È come se un giorno mi impedissero di andare da McDonald’s perché a 39 persone darebbe fastidio vedermi mangiare un Big Mac. Chi sono e cosa gli importa se sono a Cannes? Sono persone che vivono alla luce dello schermo di un computer e che hanno evidentemente molto tempo da perdere. Credo ci si dovrebbe concentrare sulle cose veramente importanti». Una cosa è certa: qui sulla Croisette la presenza di Johnny Depp ha distolto l’attenzione sia dalla Palma d’Oro alla carriera a Michael Douglas che dal corto western queer di Pedro Almodovar con Pedro Pascal ed Ethan Hawke, A strange way of life.