Dubbi anche su coperture
Bankitalia boccia la riforma fiscale di Meloni, flat tax smontata: “Irrealistica, aumenta diseguaglianze”
Economia - di Carmine Di Niro
Una delle misure simbolo della “melonomics”, le riforme e gli interventi sull’economia promessi dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e dalla sua maggioranza, viene sonoramente bocciata dalla Banca d’Italia.
Realizzare la flat tax in Italia appare “poco realistico”, osserva infatti il capo del Servizio assistenza e consulenza fiscale di Banca d’Italia Giacomo Ricotti in audizione alla Camera.
Ma i tecnici di Bankitalia assestano un uno-due da KO tecnico anche ad altri contenuti della riforma fiscale Meloni, che ha da poco avviato l’iter parlamentare: Ricotti infatti ha sollevato altri dubbi, a partire dalle coperture necessarie a finanziare gli interventi. “Al momento coperture sono previste solo per il superamento dell’Irap attraverso la nuova sovraimposta all’Ires“, ha spiegato il capo del Servizio assistenza e consulenza fiscale di Bankitalia nella sua audizione alla commissione Finanze di Montecitorio.
La singola aliquota Irpef per tutti i contribuenti, appunto la flat tax per dirla all’inglese, secondo Ricotti “potrebbe risultare poco realistico per un Paese con un ampio sistema di welfare, soprattutto alla luce dei vincoli di finanza pubblica”. Inoltre andrebbero “attentamente valutati gli effetti redistributivi” di una tale riforma, che per forza di cose non può essere progressiva.
Nel bocciare la flat tax Bankitalia allega alla relazione portata in commissione Finanze un’appendice interamente dedicata all’esame dell’aliquota unica nei Paesi dove è stata introdotta. La conclusione, appunto, è fortemente negativa: “L’unico argomento su cui le ricerche mostrano una certa convergenza è quello a sfavore della flat tax, ovvero le conseguenze su redistribuzione e disuguaglianza: effetti negativi su questi due aspetti sono stati accertati in alcuni Paesi, come la Bulgaria” mentre altri, come Estonia e Slovacchia, sono stati costretti ad “allontanarsi sensibilmente dal modello base della flat tax” per evitare le conseguenze negative sulla redistribuzione dei redditi e sugli equilibri di bilancio.
Il modello caro a Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi è un sistema “adottato in prevalenza da economie in transizione o in via di sviluppo, con una contenuta pressione fiscale e sistemi di welfare di dimensione limitata”, difficilmente compatibile dunque con un Paese che pur in crisi fa parte del G7.
E il capo del Servizio assistenza e consulenza fiscale di Banca d’Italia boccia anche il proposito dell’esecutivo di estendere la flat tax incrementale ai lavoratori dipendenti, applicando una aliquota agevolata sui redditi in più dichiarati rispetto al triennio precedente. Non solo non è chiaro come la riforma possa essere finanziata, ma non è chiaro secondo Ricotti neanche “in che misura l’estensione ai lavoratori dipendenti della flat tax incrementale e della deducibilità dei costi di produzione del reddito sarebbero efficaci nel limitare le attuali disparità di trattamento tra lavoratori autonomi e dipendenti. È invece molto probabile che esse aumentino la complessità del sistema”.