Le storie dei sopravvissuti
Il cuoco si tuffa nel fango e salva la mamma con il bimbo, l’avvocato soccorso dai passanti: “Avevo l’acqua alla gola”
Cronaca - di Redazione Web
Nelle ore in cui si contano i danni e si spera di ritrovare vivi i propri cari dati ancora per dispersi, sul web circolano storie di vita e di sopravvissuti al terribile dramma dell’alluvione dell’Emilia Romagna. Storie di persone che hanno visto la morte in faccia in quella impetuosa e incessante colata di acqua e fango che ha spazzato via parte delle loro vite e cambiato il volto di intere zone. Ma nel dramma ci sono le storie di solidarietà e coraggio di Dorde, il cuoco di Belgrado che quando ha visto la mamma in difficoltà in mezzo al fango con in braccio il bimbo di 3 anni non ci ha pensato due volte a tufarsi e ad aiutarli. Poi c’è l’avvocato rimasto intrappolato nel suo studio, salvo grazie al pronto intervento di persone che passavano per caso da lì, nelle vie allagate di Cesena. Salvatori e salvati non si conoscevano, il caso ha unito le loro vite per sempre.
“Quando ha visto la donna che urlava con il bambino in braccio stava quasi per buttarsi dal balcone pur di salvarli”, ha raccontato la fidanzata di Dorde. Il Corriere della Sera riporta che lei è di Cesena, lui di Belgrado. Si sono conosciuti 10 anni fa a un concerto di Bregovic in Serbia. Quando ha visto la donna con il bambino in mezzo al fango si è precipitato per aiutarli. “Non c’era tempo da perdere e sono andato. Il piccolo era un po’ impaurito, ma si mostrava apparentemente tranquillo — racconta —. Gli ho chiesto: ‘come stai, tutto bene?’. E lui mi ha fatto sì con la testa e mi ha sorriso”. Lo ha afferrato e ha iniziato a guadare il fiume di fango altro oltre un metro e mezzo. “Io sono alto 1,93 — racconta—, lassù il bambino si sentiva al sicuro. Mi si è aggrappato al collo, poi mi ha stretto i capelli mentre lo tenevo sulle spalle”. Intanto anche la mamma veniva messa in salvo. Una donna di cui Dorde non conosce nemmeno il nome, sa solo che da poco abita al piano terra. Il cuoco racconta di essere particolarmente toccato da quello che sta succedendo in Emilia Romagna: “era successa la stessa cosa nel 2014 proprio vicino Belgrado. Anche lì ci furono tanti morti”. Ecco perché nel suo gesto non ci trova “nulla di eroico”.
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Poi c’è ancora un’altra storia diventata virale mentre la pioggia in Emilia continuava a cadere incessantemente. E’ quella dell’avvocato Gentili, 50 anni, che quando il fiume Savio è esondato, stava nel suo studio, nella stessa strada dove la mamma con il bambino trovava salvezza grazie a uno sconosciuto. “In pochi minuti l’acqua ha invaso strade e case ai piani bassi. Ero con l’acqua alla gola. Senza il provvidenziale intervento di alcuni passanti oggi i miei piangerebbero un altro morto”, ha raccontato, come riportato dal Corriere. Lo hanno tirato fuori da quella stanza che in pochi istanti è diventata una trappola. “Quando è cominciata ad arrivare l’acqua sono andato in una zona cantinata dove abbiamo la nostra sala riunioni — racconta — per mettere in sicurezza alcuni fascicoli e documenti”. Ma in pochi istanti il livello dell’acqua in quella cantinola ha iniziato a salire rapidamente. “All’improvviso il livello dell’acqua è passato da 50 centimetri ad oltre un metro e mezzo. La furia della piena ha spaccato il vetro della finestra e il locale si è allagato. Ho cercato di scappare dalla porta, ma era bloccata dal fango. Stavo ormai per affogare”. Deve aver pensato che era tutto perduto quando ha iniziato a urlare e battere le mani sulla finestra rotta. “Per fortuna quelle persone che non conosco sono accorse: per tirarmi fuori hanno agganciato un cavo all’inferriata della finestra e dall’altra parte ad un mezzo pesante, riuscendo a strapparla via. Qualche minuto ancora e non avrei avuto scampo”.