L'ossessione del ministro
Lollobrigida e la razza, altro disastro dopo la “sostituzione etnica”: tutta colpa dei Padri costituenti…
Editoriali - di Francesco Lo Dico
«La razza è prevista dalla Costituzione», ha ricordato con un certa fierezza il ministro Lollobrigida. Che non le ha mandate a dire: «Quando la Carta afferma che non ci deve essere distinzione di razza, afferma anche l’esistenza della razza». Prendetevela con quella masnada dei Padri costituenti insomma, mica con la task force dell’eugenetica nazista che in virtù di quella patacca annichilì milioni di persone non abbastanza bionde e slanciate. Magnanimo, però, il ministro Lollobrogida, si è detto disposto a epurare la parola “razza” dalla Carta «se l’accezione che viene data implica un elemento negativo».
Un gesto di dolente umanità dunque, da compiersi nel caso remoto qualcuno potesse sentirsi inopinatamente offeso. Fin qui tutto bene, avrebbe detto l’amico Hubert. Solo che come nell’Odio di Kassovitz il problema non è la caduta, ma l’atterraggio. Razza o non razza, non demorde Lollobrigida, «che gli italiani siano una etnia è difficile da smentire».
Giusto ministro. Prendiamo i siciliani ad esempio. Che furono etnicamente sostituiti nell’ordine da: fenici (furbo sinonimo che usavano i tunisini per introdursi di soppiatto nelle nostre città), greci, romani, vandali, ostrogoti, bizantini, arabi, normanni, angioini, aragonesi e borbonici.
A questo punto gli isolani sarebbero un po’ confusi: a quale ufficio etnico dovrebbero iscriversi? Ma no ministro, usare pietose litoti complica troppo. Facciamo che ha ragione lei, e diciamolo con orgoglio: non c’è razza più bastarda di quella italiana.