Soffriva di “disturbi depressivo maggiore gravi con caratteristiche melanconiche e anoressia nervosa in soggetto con psoriasi e altre patologie”. Stava peggiorando, così il suo avvocato aveva richiesto per lui una misura cautelare meno gravosa. E’ stata rigettata. E così Giacomo M. I. 65 anni, sulle spalle un processo non ancora concluso per associazione mafiosa, è morto ieri sera nel carcere campano di Secondigliano. Ora i suoi legali annunciano che presenteranno una denuncia per conoscere i particolari della morte del loro assistito.
La vicenda è stata raccontata dall’Ansa. Giacomo era malato e detenuto in attesa di un’udienza davanti al gup di Catania nel procedimento nato dall’operazione ‘Consolazione’ nei confronti di 16 persone indagate, a vario titolo, per associazione di tipo mafioso, estorsione e usura. Era stato arrestato dalla polizia nel gennaio del 2022. Il suo avvocato, Salvatore Silvestro, del foro di Messina ha annunciato la sua morte, sottolineando le gravi condizioni in cui versava il suo assistito già da qualche tempo. Giacomo era sofferente di “disturbi depressivo maggiore gravi con caratteristiche melanconiche e anoressia nervosa in soggetto con psoriasi e altre patologie”, come riportato dall’Agi.
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Il penalista, il 6 maggio scorso, aveva chiesto al gip la sostituzione della misura cautelare in carcere con una meno gravosa per il suo assistito sottolineando che “l’ulteriore repentino aggravamento del quadro clinico palesa in tutta la sua drammaticità l’impossibilità di fronteggiare le gravi patologie da cui l’imputato è affetto in ambiente carcerario, pur attrezzato di centro clinico”. Il giudice per le indagini preliminari, condividendo il parere contrario della Procura, ha rigettato la richiesta sei giorni fa a seguito di una perizia medica. La salma, secondo quanto riferito dall’avvocato Silvestro, è stata già trasferita al Policlinico di Napoli.