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Giacomo stava male, ha preferito togliersi la vita in cella nel silenzio: “Era ancora in attesa di giudizio”

Giacomo stava male, ha preferito togliersi la vita in cella nel silenzio: “Era ancora in attesa di giudizio”

In carcere e di carcere si continua a morire. A metà maggio 2023 arriva la triste notizia che un altro detenuto si è tolto la vita in carcere. E’ successo a Napoli, nel carcere di Secondigliano, dove Giacomo M.I.,  65enne, si è tolto la vita. E’ il sedicesimo in Italia dall’inizio dell’anno. Aveva 65 anni e apparentemente nulla lasciava immaginare che avrebbe potuto ricorrere al gesto estremo. Dopo l’anno orribile del record di 84 suicidi nel 2022 la notizia arriva come un pugno nello stomaco. Una morte che fa riflettere: “Uno dei pochi casi in Italia di suicidi in carcere di persone ancora in attesa di giudizio per fatti gravi. Bisogna agire prima che il disagio porti all’estremo gesto”, ha detto Samuele Ciambriello, garante dei detenuti della Regione Campania.

Già il giorno prima l’avvocato di Giacomo M.I., siciliano, aveva dato la triste notizia della morte in carcere del suo assistito annunciando azioni per sapere precisamente cosa fosse successo al 65enne morto mentre era nelle mani dello Stato. L’avvocato aveva raccontato le precarie condizioni di salute di Giacomo che soffriva di “disturbi depressivo maggiore gravi con caratteristiche melanconiche e anoressia nervosa in soggetto con psoriasi e altre patologie”, ha detto all’Ansa. Il penalista, il 6 maggio scorso, aveva chiesto al gip la sostituzione della misura cautelare in carcere con una meno gravosa per il suo assistito sottolineando che “l’ulteriore repentino aggravamento del quadro clinico palesa in tutta la sua drammaticità l’impossibilità di fronteggiare le gravi patologie da cui l’imputato è affetto in ambiente carcerario, pur attrezzato di centro clinico”. Il giudice per le indagini preliminari, condividendo il parere contrario della Procura, ha rigettato, a seguito di una perizia medica, la richiesta sei giorni prima della notizia della morte di Giacomo.

All’indomani della morte del 65enne, Samuele Ciambriello in una nota ha rivelato la triste verità: “Giacomo s’è lasciato morire per sua volontà”. “L’uomo, sul cui capo pesava un processo per associazione mafiosa – continua la nota di Ciambriello – perché ritenuto attiguo ai clan di Cosa Nostra, soffriva di diverse patologie e le sue condizioni di salute erano davvero precarie, tanto da averlo portato lentamente a sprofondare nella depressione. Nelle settimane scorse, aveva richiesto di poter aver un supporto psicologico, forse perché intenzionato a superare questo suo periodo buio e, proprio qualche giorno fa, avrebbe incontrato lo psicologo, oltre che essersi sottoposto a visita medica odontoiatrica. Nonostante tutto, però, ha deciso di farla finita, senza neppure voler attendere che vi fosse la pronuncia di primo grado”.

Questo suicidio è il secondo in Campania dall’inizio dell’anno. Ciambriello racconta che Giacomo era in infermeria, aveva soccorso medico e psicologico a portata di mano ed era maggiormente sotto osservazione. Nulla lasciava immaginare che il male invisibile che aveva dentro avrebbe preso il sopravvento. “Era stato lui stesso a chiedere l’intervento di uno psicologo”. Ma evidentemente nemmeno questo è bastato per salvargli la vita. “So che il detenuto viveva una situazione di salute molto difficile – ha continuato Ciambriello – per questo, non appena venuto a conoscenza del decesso, ho provveduto a scrivere sia alla direzione del carcere che alla direzione sanitaria. La sua storia drammatica si somma a quella di tanti altri, che preferiscono la morte piuttosto che sopravvivere dietro le sbarre con malattie e, in alcuni casi, con la consapevolezza di non poter essere curati a tal punto da superare quel momento complicato”.

La vicenda di Giacomo, che ancora non aveva incassato alcuna condanna definitiva – conclude Ciambriello – deve indurre a riflettere ancor di più: quanto malessere e solitudine deve sentire dentro un uomo che, senza sapere ancora se verrà assolto o dovrà scontare una pena, decide di compiere il folle gesto? Le motivazioni del perché si arriva a compiere il suicidio sono molteplici e difficilmente elencabili. La vita di Giacomo sembrava normale, infatti, tanto che qualche giorno fa ha addirittura incontrato tranquillamente un odontoiatra. Il dramma va intercettato, attraverso piccoli segnali, che se ben colti potrebbero salvare vite e restituire speranza”.