Unità del 30 giugno 1949
Gianni Rodari, la filastrocca per Susanna
Archivio Unità - di Paolo Persichetti
Questa filastrocca di Gianni Rodari è apparsa sull’edizione milanese dell’Unità il 30 giugno 1949.
Filastrocca per Susanna,
Le piace il latte con la panna,
Le piace lo zucchero nel caffè
Tale e quale come me,
Le piace andare in bicicletta:
Quando va piano non va in fretta;
Quando va in fretta pare un gattino,
Non le manca che il codino.
Di ordini lei ne ha
Uno di qua e l’altro di là:
Se li porta sempre in testa
Con due nastri per la festa.
Sono due nastri rossi e blu.
Chi è Susanna? Sei tu, sei tu!
Racconta Quinto Bonazzola, giornalista, amico e compagno di partito di Gianni Rodari nella redazione milanese dell’Unità, in una testimonianza scritta sempre per l’Unità in occasione della sua scomparsa, il 14 aprile 1980, che una sera quasi per scherzo Rodari compose la sua prima filastrocca per una bambina che conosceva: «Sempre quasi per caso venne pubblicata su L’Unità del 30 giugno 1949 nell’“angolo del bambino” della “pagina della donna”, di cui si stava ancora definendo la struttura. Una mamma allora scrisse al giornale perché anche al suo bambino malato venisse dedicata una filastrocca. Poi ne scrisse un’altra con un altro pretesto. E Rodari fu quasi costretto a continuare per quella strada. Non avevamo saputo quella sera – chiosa Bonazzola – noi lì presenti e neanche lui, di avere assistito all’inizio di un cammino che avrebbe arricchito la cultura di tutti i ragazzi del mondo».
Rodari era nato a Omegna, in Piemonte, nel 1920. A nove anni, dopo la morte del padre, si era trasferito con la famiglia in un paesino sulle sponde del lago Maggiore. Abbandonato presto il seminario cattolico dove la madre lo aveva iscritto prosegue gli studi nelle magistrali. Nel 1935 frequenta l’Azione cattolica dove scrive i suoi primi racconti per il settimanale confessionale, L’Azione giovanile. Nel 1941 supera il concorso per maestro e incomincia a insegnare nelle scuole elementari. Per sopravvivere si iscrive al Partito fascista. Nel dicembre del 1943 viene chiamato alle armi dalla Repubblica sociale e assegnato all’ospedale milanese di Baggio. Dopo l’internamento del fratello in un campo di concentramento in Germania getta l’uniforme per raggiungere la Resistenza. Il primo maggio del 1944 si iscrive al partito comunista. Inizia così la sua feconda e poliedrica attività nella stampa comunista, prima all’Unità come cronista poi in tante altre testate e periodici, ma soprattutto di scrittore e pedagogista. A partire dal 1949 comincia a rivolgersi al pubblico dei più giovani con la rubrica La domenica dei piccoli. La breve militanza cattolica gli costa negli anni 50 la scomunica perché «ex-seminarista cristiano diventato diabolico», quando insieme a Dina Rinaldi dirigeva, Il Pioniere, supplemento dell’Unità dedicato ai ragazzi (boy scout laici e comunisti) che dal 1950 al 1962 usciva nella edizione del giovedì con le storie di Cipollino, Chiodino, Pif Aquila Bianca, il Gabbiano Rosso. In una lettera del 1973, fu lui stesso a ricordare «le settarie e furibonde campagne da Guerra Santa che accolsero l’uscita del settimanale il Pioniere bruciato sulla pubblica piazza di….. Meglio non dirlo. Fiamme passate, acqua passata». Come ha scritto Vanessa Roghi, Rodari sperimenta i giochi linguistici, violando alcune convenzioni base del suo tempo: prima fra tutte, che la letteratura rivolta ai ragazzi debba avere una morale impartita dall’alto in basso. Per Rodari, adulto e bambino hanno «una parte di mondo in comune, perciò possono parlare la stessa lingua e intendersi». Una complicità sul terreno della fantasia.
Nel 1953 fonda Avanguardia, giornale nazionale della Federazione giovanile comunista. Successivamente torna a lavorare all’Unità, dove è responsabile delle pagine culturali, e poi a Paese sera. Nel 1951 esce la sua prima raccolta di filastrocche e le Avventure di Cipollino, ambientato in una città abitata da vegetali e da frutti antropomorfi dove regole insensate opprimono la popolazione che, guidata da Cipollino, si ribella alle ingiustizie subite da parte di Principe Limone e dell’aristocrazia locale. Nello stesso anno esce il suo primo libro pedagogico, Il manuale del Pioniere. A seguire appaiono Il libro dei perché, nel 1960 le Filastrocche in cielo e in terra illustrate da Bruno Munari e ancora la raccolta di fiabe Favole al telefono e Il pianeta degli alberi di Natale. Nel 1964 pubblica uno dei suoi testi più belli, Il libro degli errori, dove con una grazia incredibile ironizza e gioca con le regole ortografiche inventando storie e personaggi poco avvezzi con la grammatica, convinto che «gli errori non stanno nelle parole, ma nelle cose; bisogna correggere i dettati, ma bisogna soprattutto correggere il mondo». Nel 1973 pubblica la Grammatica della fantasia testo che raccoglie la sua pedagogia, improntata ad un laicismo assoluto, alla centralità della libertà di espressione del bambino, che deve avere la possibilità di trarre le proprie conclusioni: « Bambini, imparate / a fare le cose difficili: / dare la mano al cieco, /cantare per il sordo, / liberare gli schiavi / che si credono liberi».
Attivo collaboratore di associazioni di genitori e insegnanti, ha lavorato in modo originale con le amministrazioni provinciali e comunali, autentico motore di sviluppo libertario e democratico del paese tra gli anni sessanta e gli anni settanta, Gianni Rodari è stato senza dubbio il più grande scrittore di favole e filastrocche del Novecento italiano.