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Chi era don Andrea Gallo, il prete ribelle di Genova “angelicamente anarchico”

Chi era don Andrea Gallo, il prete ribelle di Genova “angelicamente anarchico”

«Angelicamente anarchico» si definì in un’autobiografia. Partigiano, disobbediente, comunista, antiproibizionista, prete di strada che traduceva in pratica la Teologia della Liberazione in cui credeva. Nel suo ultimo libro aveva difeso papa Bergoglio. Don Andrea Gallo è morto dieci anni fa tra i ragazzi della comunità di San Benedetto al porto dopo l’aggravarsi di una lunga malattia il cui dolore aveva preferito tenere per sé.

Lontano anni luce su infinite questioni dalla linea ufficiale del Vaticano. Avanti, molto più avanti. Sui diritti innanzitutto: l’antiproibizionismo sulle droghe, il G8 di Genova, la partecipazione al Gay Pride e la difesa dei trans («la Chiesa purtroppo tentenna», disse durante una manifestazione lgbt). Quando, molto tempo dopo la macelleria fatta durante quel luglio 2001 a Genova, l’allora capo della polizia Gianni De Gennaro chiese scusa per le «violenze» , Don Gallo non gliela passò: «Non basta. Troppo comodo. Manca Claudio Scajola che era il ministro degli Interni, manca Gianfranco Fini che era il vicepremier. E mancano i vertici di Cgil, Cisl e Uil: ancora oggi ci devono spiegare perché, a differenza della Fiom, non erano in piazza con noi».

Negli ultimi anni, la sua voce impetuosa, – fantastica sul palco, caldissima in piazza – saliva da piccoli libri, pubblicati da Chiarelettere. Lui diceva che gli servivano per finanziare San Benedetto al porto a e dare sostegno a tossicodipendenti, prostitute, i tantissimi poveri che lui accoglieva. L’ultimo libro ha per titolo “In cammino con Francesco“. «Ora è arrivato papa Francesco a farci sperare di nuovo in una Chiesa dei poveri. Un sollievo dopo tanta pena».