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La Rai diventa TeleGiorgia: così la premier sposta su posizioni reazionarie la tv pubblica

La Rai diventa TeleGiorgia: così la premier sposta su posizioni reazionarie la tv pubblica

Telegiorgia è pronta. Prende il posto della Rai. Garantirà il servizio pubblico per diversi anni. Telegiornali, programmi di informazione, ma anche cultura, costume, spettacoli. Sarà tutto nelle mani di professionisti di fede provata. Sarà evitato il rischio del pluralismo che spesso produce dubbi, ansie, e quindi instabilità politica. Oggi non serve instabilità politica. Bisogna governare tranquilli.

Ai non-meloniani sarà comunque lasciato un piccolo spazio: l’enclave del Tg3, e forse Carta Bianca e Mezz’ ora in più. In questo modo ci si mette anche al riparo da eventuali obiezioni di chi volesse adombrare l’ipotesi che si tratti di una operazione di regime.

I nomi dei nuovi dirigenti Rai li leggete nella pagina interna, nel servizio di Giulio Seminara. Alcuni di loro sono giornalisti o artisti di valore. Altri, francamente, meno. Quel che lascia perplessi non sono i singoli nomi ma il disegno che c’è dietro questa operazione (è il più massiccio pacchetto di nomine mai varato nella Tv e nella radio di Stato).

Il disegno è quello di costruire una rete protettiva attorno al governo, che consenta la difesa di un senso comune fortemente orientato a destra. Non si tratta solo di difendere palazzo Chigi, o i ministeri, o la persona di Giorgia Meloni. L’idea è molto più ambiziosa: realizzare un prodotto – che ha una fortissima influenza sull’opinione pubblica – in grado di spostare su posizioni e principi reazionari tutta l’asse dello spirito pubblico. Si tratta di smantellare i valori cristiani e liberali e socialisti che hanno dominato finora in larga parte del paese, sostituendoli con una nuova filosofia, nazionalista, bigotta, nostalgica, punizionista.

Non è detto che l’operazione possa riuscire. C’è una robustissima minoranza, nella società italiana, che ancora è sostenuta da idee ben radicate e che non sarà facile scalfire o fagocitare.

Anche perché la macchina intellettuale messa in campo della destra non sembra potentissima. Una operazione Bernabei (cioè come quella che fecero Amintore Fanfani ed Ettore Bernabei negli anni Sessanta) richiede forze fresche, colte, molto dotate. Meloni sicuramente ha in mente una operazione Bernabei (che garantì alla Dc di governare in tranquillità in anni turbolenti), ma per lei non sarà facile.