No dell'Anm all'abrogazione
Abuso d’ufficio, in commissione match tra toghe e penalisti
Audizioni a Montecitorio sulle proposte di legge. Caiazza: "Cancellarlo è l'unica strada"
Giustizia - di Angela Stella
Si sono tenute ieri in Commissione Giustizia della Camera due importati audizioni informali nell’ambito dell’esame delle proposte di legge Rossello, Pittalis, Costa e Pella, recanti “Disposizioni in materia di abuso d’ufficio e traffico di influenze illecite”.
Si tratta di un tema che tiene in fibrillazione la maggioranza: il Ministro Carlo Nordio e i forzisti, con Francesco Paolo Sisto in prima fila, vorrebbero eliminare del tutto il reato. Mentre all’interno di Fratelli d’Italia non sono convinti, in primis il sottosegretario Andrea Delmastro, ma potrebbero alla fine cedere. La Lega con la responsabile giustizia, la senatrice Giulia Bongiorno, spinge invece solo per alcune modifiche. Mentre in Commissione si prosegue con l’esame entro l’estate dovrebbe arrivare un ddl del Governo, ma al momento non si trova la quadra. Intanto la faccenda preoccupa la magistratura contraria alla cancellazione dell’articolo 323 del codice penale, norma detestatissima dai sindaci.
Tornando alle audizioni di ieri si sono fronteggiati a distanza l’Anm e l’Unione Camere Penali Italiane. La prima ha ribadito la sua posizione contraria all’abolizione o al ridimensionamento del reato di abuso d’ufficio. “L’eliminazione o l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio o la sua trasformazione in illecito amministrativo o la riduzione dell’area di operatività della fattispecie a noi pare abbiano un primo grande problema, quello di creare una difformità rispetto alle previsioni delle carte internazionali e di venire meno a obblighi di incriminazione”, ha spiegato il vertice del ‘sindacato delle toghe’ Giuseppe Santalucia, ricordando che “dopo la riforma del 2020, con una forte tipizzazione, il pericolo di una fattispecie poco tassativa è sostanzialmente venuto meno, e questo lo dimostrano le statistiche con pochissimi procedimenti che vanno a giudizio, e 8 su 10 sono conclusi con l’archiviazione”. Il segretario Salvatore Casciaro ha infine fatto riferimento al “contesto generale di innegabile delicatezza in cui ci troviamo, connesso al Pnrr, con l’arrivo di ingenti risorse” nel quale l’abuso d’ufficio “costituisce una possibilità di soglia di attenzione maggiore nei confronti dell’operato delle pubbliche amministrazioni”.
Per i penalisti italiani è intervenuto il Presidente Gian Domenico Caiazza per il quale “è difficile immaginare soluzioni praticabili diverse dall’abrogazione”. Per Caiazza “l’esperienza dimostra che procedimenti per abuso in atti d’ufficio servono più a creare problemi che a risolverli, e che si concludono con percentuali di proscioglimenti o assoluzioni altissime intorno al 90%”. A giudizio del presidente dei penalisti “bisogna sfatare un mito: che abrogazione secca del reato equivarrebbe a una legittimazione delle condotte abusive del pubblico ufficiale. Le condotte di abuso sono già tutte severamente punite dal legislatore, tutti i reati contro la pubblica amministrazione si concretano in condotte di abuso della funzione. La condotta di abuso – ha ricordato – è severamente punita, quella di cui si discute è una fattispecie residuale”.
Proprio qualche giorno fa il responsabile giustizia di Azione, Enrico Costa, durante una conferenza stampa aveva fatto emergere come siano “oltre 150 i casi di abuso d’ufficio contestati ad altrettanti sindaci, poi assolti o prosciolti. Carriere politiche distrutte, vite private in pezzi, riabilitazioni che arrivano dopo anni quando le cronache giornalistiche prendono la forma di un trafiletto”.