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Se sei nero devi essere per forza simpatico: Vinícius Jr combatte da solo contro il razzismo

Se sei nero devi essere per forza simpatico: Vinícius Jr combatte da solo contro il razzismo

Condannare i razzisti, sempre e comunque. Non sia mai che non, insomma: e però pure lui ci mette il suo, non fa niente per risultare un po’ più simpatico Vinícius Junior, stella e attaccante del Real Madrid e del Brasile. Che sta combattendo una battaglia in solitaria contro i razzisti: gli stessi che appestano come gli omofobi e i fascisti ogni posto in cui arrivano, entrano, si accomodano e fanno le cose a modo loro. Gli stessi razzisti che in questa stagione hanno fatto partire puntualmente cori e urla scimmiesche dagli spalti per insultare, mortificare, umiliare quel funambolo carioca che con i suoi dribbling li ha storditi, con le sue giocate ridicolizzati. Troppo esplicito, troppo sfrontato, troppo antipatico per farsi voler bene nonostante il grande campione che è: questo gli rimproverano con un paternalismo che nelle velleità e nelle metafore del pallone si esaudisce in maniera totale. E tutto un panegirico che alla fine svela ciò che è: razzismo. Quello che sta succedendo con Vinícius è l’equivalente della minigonna troppo spinta, troppo provocante indossata dalla ragazza stuprata.

A Rio de Janeiro lunedì notte hanno perfino oscurato per un’ora il Cristo Redentore: il simbolo della città e del Brasile spento in solidarietà con l’attaccante. La figlia di Pelé, Kelly Cristina Nascimiento, gli ha espresso solidarietà con un video su Instagram. Una valanga di messaggi e post da tantissimi altri calciatori e club in tutto il mondo che hanno dimostrato la loro vicinanza al calciatore brasiliano. Il Presidente brasiliano Lula ne ha parlato in conferenza stampa dal Giappone. La ministra per l’Uguaglianza Razziale, Anielle Franco, ha dichiarato al giornale Globo che “il governo brasiliano non tollera il razzismo. Lavoreremo affinché ogni atleta nero brasiliano possa esercitare il suo diritto di lavorare senza subire violenze” e ha chiesto provvedimenti adeguati sia al governo spagnolo che ai dirigenti della Liga. Per gli insulti razzisti a Vinícius Junior sette persone sono state arrestate martedì dalla polizia spagnola.

Non c’è altro argomento al momento più interessante nel calcio spagnolo. Non si è trattato di un caso isolato, come il calciatore e altri suoi colleghi si sono sentiti dire più volte. Domenica scorsa l’attaccante è esploso, in campo, durante la partita tra Valencia e Real Madrid. Lo stadio Mestalla era un catino, l’ambiente era incandescente, molto tesa per la situazione delicata in classifica, a rischio retrocessione. La partita era stata sospesa per dieci minuti per lancio di oggetti. Il pubblico ha preso ha intonare il coro: “Mono”, rivolto a Vinícius, che in spagnolo vuol dire “scimmia”. Lo hanno insultato e hanno continuato. L’attaccante brasiliano si è rivolto direttamente ai tifosi del Valencia, li ha indicati all’arbitro ed in seguito è stato espulso per una manata.

Il Guardian ha fatto notare come “per la prima volta in 1.285 partite da allenatore e 47 anni di calcio, Carlo Ancelotti si è rifiutato di parlare della partita“. E infatti: “Non voglio parlare di calcio perché è successo qualcosa di molto più grave. Parlare di calcio significa dimenticare quello che è successo: insulti razzisti da parte di uno stadio intero a un giocatore”, ha dichiarato a fine partita l’allenatore italiano del Real Madrid. “Gli ho detto se se la sentiva di continuare, perché era un ambiente impossibile. Lui, che ama il calcio, ha deciso di farlo, ma se devo pensare di togliere un giocatore per insulti razzisti vuol dire che c’è qualcosa che non funziona in questa Liga”. Lo stesso calciatore aveva scritto sui social in serata come “una nazione bella, che mi ha accolto e che amo, ma che ha accettato di esportare nel mondo l’immagine di un paese razzista. Mi dispiace per gli spagnoli che non sono d’accordo, ma oggi, in Brasile, la Spagna è conosciuta come un paese di razzisti. E sfortunatamente, per tutto ciò che accade ogni settimana, non ho difese. Ma sono forte e andrò fino in fondo”.

A quelle parole aveva risposto Javier Tebas, presidente della Liga: “Abbiamo cercato di spiegarti che cosa può fare la Liga nei casi di razzismo, ma non ti sei presentato a nessuna delle due date concordate che tu stesso avevi richiesto. Prima di criticare e insultare, è necessario che ti informi meglio”. E il calciatore aveva replicato: “Ancora una volta, invece di criticare i razzisti, il presidente della Liga usa i social per attaccarmi … Non sono tuo amico quando parli di razzismo. Voglio azioni e punizioni”. Evidentemente il calciatore, ma non solo lui, giudica inefficaci le misure prese dalla Lega per contrastare i razzisti. Anche in Spagna esiste un protocollo anti-razzismo come in Italia, l’arbitro può sospendere o interrompere definitivamente la gara. Degli arrestati quattro sono stati fermati a Madrid con l’accusa di aver appeso un manichino nero con la maglietta di Vinícius a un ponte, come se fosse impiccato; altri tre sono tre dei tanti del Valencia che nell’ultima partita con il Real Madrid avevano rivolto gli insulti razzisti all’atleta. La giustizia spagnola sta trattando quest’ultimi episodi come crimini d’odio e i giornali locali che identificazioni e arresti continueranno nelle prossime settimane. A manipolare tutta la vicenda arrivano però le osservazioni che alcuni fanno al calciatore.

Vinícius Junior ha 22 anni, è uno degli attaccanti più forti al mondo. È cresciuto nel Flamengo e quando non aveva ancora compiuto 18 anni è arrivato in Spagna, al Real Madrid. Ha vinto due Liga, una Coppa del Mondo per Club, due Supercoppe di Spagna, una Champions League e una Supercoppa UEFA. La scorsa stagione era risultato decisivo il suo gol nella finale di Champions con il Liverpool. È titolare anche nella nazionale brasiliana. Secondo alcuni il suo atteggiamento in campo e il suo stile di gioco contribuiscono a polarizzare l’odio nei suoi confronti. Che no, non sono un episodio isolato. “A ogni partita fuoricasa una sorpresa sgradevole. E sono state molte in questa stagione – ha scritto il calciatore sui social postando un video – Auguri di morte, un manichino impiccato, molte grida criminali … tutto conservato. Ma il discorso ricade sempre in ‘casi isolati’, ‘un tifoso’. No, non sono casi isolati. Sono episodi costanti sparsi in diversa città spagnole e perfino in un programma televisivo. Le prove sono qui nel video. Ora chiedo: quanto di questi razzisti hanno nomi e foto esposti online? Rispondo per semplificare: zero. Nessuno per raccontare una storia triste o chiedere quelle false scuse pubbliche”.

Il Valencia ha promesso che espellerà a vita quei tifosi razzisti dallo stadio: chi non è a favore dell’ergastolo, della fine a sé stessa senza rieducazione, non può essere d’accordo. E intanto un amministratore comunale di Valencia, non un tifoso qualsiasi ha sentenziato che “non difenderò mai un insulto razzista che avrebbe potuto essere diretto a qualsiasi giocatore, ma non è quello che succede con Vinícius. Quel giocatore è una vergogna per il calcio”. Perché è troppo forte, troppo sfrontato, troppo Real. O solo troppo nero. Dietro le paternali sul carattere si nascondono i razzisti per non chiamare questa faccenda con il suo nome. Vinicius Jr sta combattendo da solo la sua battaglia, che però non è una battaglia soltanto sua.