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Guerra in Ucraina, Mosca apre all’iniziativa di pace di Papa Francesco: Pechino ‘gela’ Kiev e chiede che le regioni annesse restino alla Russia

Guerra in Ucraina, Mosca apre all’iniziativa di pace di Papa Francesco: Pechino ‘gela’ Kiev e chiede che le regioni annesse restino alla Russia

Mosca apre all’iniziativa di pace promossa dal Vaticano e da Papa Francesco in prima persona. La notizia arriva dalla RIA Novosti, agenzia di stampa russa, che cita il ministero degli Esteri guidato da Sergei Lavrov.

Il ministero, e dunque il Cremlino guidato da Vladimir Putin, “prende atto del sincero desiderio della Santa Sede di promuovere il processo di pace“, si legge in una nota diffusa dall’agenzia stampa. “Allo stesso tempo, nessun passo pratico è stato preso dalla parte vaticana per organizzare il viaggio a Mosca“.

In questo senso il ministero ricorda che “qualsiasi sforzo in questa direzione avrà senso solo se si terrà conto della ben nota posizione di principio della Russia su possibili negoziati di pace“. È noto che il Cremlino voglia quantomeno ottenere il controllo del Donbass, dove sta combattendo dal 2014 al fianco dei separatisti filo-russi, per far ‘tacere’ le armi.

Ricordiamo a questo proposito che, a differenza della Russia, che fin dall’inizio è pronta per un dialogo onesto e aperto sulla soluzione in Ucraina, il regime di Kiev rifiuta ancora categoricamente la possibilità stessa di negoziati con Mosca e si affida alla guerra”.

Come noto nei giorni scorsi Papa Francesco aveva annunciato di aver affidato al cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei, la Conferenza episcopale italiana, il compito di guidare l’iniziativa di pace vaticana, dal primo giorno schierato per fermare le armi in Ucraina.

La mossa di Mosca è anche una provocazione nei confronti di Kiev e del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Il leader ucraino infatti dopo la visita a Papa Francesco, lo scorso 12 maggio, aveva invitato Sua Santità a non intervenire nel conflitto in Ucraina: “Non abbiamo bisogno di mediatori”.

La ‘risposta’ ucraina

All’apertura russa è arrivata prontamente una risposta da parte ucraina. Il capo dell’ufficio presidenziale ucraino, Andriy Yermak, in un’intervista all’agenzia di stampa russa Interfax ha sottolineato che un vertice per la pace “è necessario e l’Ucraina vuole che si tenga “il prima possibile: l’ideale sarebbe luglio“. Allo stesso tempo Yermak ha ribadito che alla base del summit dovrebbe esserci il piano di 10 punti presentato da Kiev..

Oggi è necessario un vertice di pace. Tutti comprendono questo fatto. Inoltre, tutti accettano come assolutamente logica e giusta l’argomentazione secondo cui il piano di pace ucraino dovrebbe esserne la base: i 10 punti del Presidente Volodymyr Zelensky“: ha detto Yermak nell’intervista che ha poi pubblicato sul proprio canale Telegram “Ora la posizione dell’Ucraina è chiara: il nostro piano è la base, ma siamo pronti ad ascoltare tutti quei Paesi che rispettano la nostra sovranità e integrità territoriale – prosegue l’alto funzionario -. Siamo pronti ad accettare alcuni elementi di altre proposte“. “Attualmente ci si interroga su dove e quando tenere il vertice di pace. Naturalmente, vogliamo che si tenga il prima possibile. L’ideale sarebbe a luglio. Sono in corso consultazioni in merito. È molto importante che si tratti di un vertice a cui partecipino sicuramente i leader del Sud globale – conclude Yermak -. E, secondo le mie sensazioni, siamo molto vicini al successo di queste consultazioni. Ci aspettiamo un gran numero di partecipanti al vertice“.

Il ruolo cinese

Nelle possibile trattative emerge però ancora una volta il ruolo di Pechino. Il rappresentante speciale cinese Li Hui durante la sua visita in Europa ha chiesto che la Russia “conservi” i territori dell’Ucraina annessi, ovvero le autoproclamate Repubbliche di Donetsk e Lugansk, e le regioni di Zaporizhzhia e Kherson.

Il rappresentate cinese ha inoltre chiesto una tregua immediata nella guerra. Secondo quanto riporta l’agenzia Ria Novosti, Li Hui “ha chiesto un cessate il fuoco immediato in Ucraina con la Russia che conserva le sue nuove regioni”.

Il conflitto non si ferma

Mentre si muove la macchina della diplomazia, almeno sulla carta, il conflitto non accenna a fermarsi. Questa mattina si sono verificate ancora una volta delle esplosioni in territorio russo, in questo caso nella città di Krasnodar, situata nel sud del Paese.

La città era già stata attaccata lo scorso 5 maggio, con esplosioni che avevano coinvolto la raffineria di petrolio Ilsky, attaccata da droni ucraini che il Paese di Zelensky come sempre non aveva ‘rivendicato’. Da settimane ormai si intensificano episodi e segnalazioni di attacchi all’interno del territorio russo: il più eclatante quello nell’oblast russo di Belgorod da parte di due gruppi di militanti russi che affermavano di combattere dalla parte dell’Ucraina.

Anche sul fronte ucraino ovviamente continuano incessanti scontri e bombardamenti. Almeno quattro esplosioni sono state udite stanotte nell’oblast ucraino sudorientale di Dnepropetrovsk e in particolare nella capitale regionale Dnipro, secondo funzionari ucraini. L’allarme antiaereo è stato attivato in queste ore nella regione e in altri 10 oblast ucraini, compreso quello di Kiev.

Diverse esplosioni sono state segnalate anche nella città occupata dai russi di Berdiansk, nell’oblast meridionale ucraino di Zaporizhzhia. Le forze di Mosca avrebbero recentemente trasferito munizioni sul luogo dell’attacco. Kiev ha inflitto un “massiccio attacco” alla città, secondo funzionari filorussi locali. Berdiansk è sotto l’occupazione di Mosca da febbraio 2022 e si trova a circa 100 chilometri a sud della linea del fronte.