Il ministro al question time
La morte di due detenuti in sciopero della fame, Nordio: “Stiamo indagando”
Giustizia - di Angela Stella
Per i suicidi in carcere nessuna soluzione concreta all’orizzonte: è quanto emerso ieri durante il question time al Senato, quando il Ministro della Giustizia Carlo Nordio ha risposto a due interrogazioni in materia di carcere e di intercettazioni. La prima, presentata dal Pd, verteva su due detenuti del carcere di Augusta (Siracusa) deceduti poche settimane fa in ospedale, a distanza di 15 giorni, dove erano ricoverati in gravi condizioni a seguito di uno sciopero della fame durato 60 giorni in un caso e 41 nell’altro. Inoltre, un terzo detenuto, sempre secondo quanto riportato dagli organi di stampa, avrebbe tentato il suicidio. Gli interroganti hanno chiesto di sapere: “Quali iniziative necessarie ed urgenti il Ministro in indirizzo intenda intraprendere affinché siano garantite ai detenuti della casa di reclusione di Augusta condizioni di vita massimamente dignitose e sicure; quali siano i dati relativi al decorso ospedaliero dei due detenuti deceduti a seguito dello sciopero della fame e quali siano state le tempistiche del ricovero dei medesimi; per quali motivi non sia stato comunicato all’ufficio del Garante nazionale delle persone detenute e private della libertà l’andamento dello sciopero della fame dei detenuti”.
Nordio ha inizialmente ribadito che “ogni suicidio in carcere è un fardello di dolore, non solo per noi al Ministero ma per tutti noi, per la nostra coscienza, per la nostra visione etica”. Ha spiegato che al momento sono “in corso degli accertamenti per capire quali siano state realmente le cause del decesso”, quindi i dettagli verranno forniti in un secondo momento. Comunque il primo digiunava ritenendo di essere detenuto ingiustamente, il secondo per “motivi di giustizia” legati alla sua procedura di estradizione. Invece sulla circostanza per cui l’ufficio del Garante dei detenuti abbia denunciato il fatto di non aver ricevuto alcuna segnalazione in merito al ricovero dei due detenuti, il Guardasigilli ha precisato che “questo è un aspetto più delicato – quando attuano lo sciopero della fame, non è attività obbligatoria e non è prevista la comunicazione dell’andamento delle centinaia di manifestazioni di protesta che, quotidianamente, i detenuti pongono in essere sul territorio nazionale, molte delle quali cessano entro breve termine. Purtroppo è un’attività difficile da monitorare perché spesso inizia e finisce in tempi molto brevi”.
- Abuso d’ufficio, le sirene “antimafiose” contro l’abolizione: il ricatto delle toghe ai partiti
- Abuso d’ufficio addio, accordo nella maggioranza: resta il rebus tra abrogazione e depenalizzazione
- La riforma Cartabia penalizza i poveri: escludere la perseguibilità d’ufficio incontra solo il favore delle élite
Tuttavia ha terminato Nordio: “Vi annuncio, è un punto d’onore, che allo scopo di ovviare alla problematica, a breve sarà operativa una precipua mailing list presso la cd. Sala Situazioni del DAP, così che anche l’ufficio del Garante nazionale sarà tempestivamente reso edotto, pressoché in tempo reale, dei fatti di particolare rilevanza che si verificheranno all’interno degli istituti penitenziari. Avrà pertanto contezza di tutti gli eventi critici rilevanti, così da agevolarne il miglior adempimento del proprio mandato istituzionale”. Infine, “quanto alla tematica dei suicidi, pur cennata nell’ampio quesito, sono a ribadire che, in generale, l’attenzione alla “sanità penitenziaria” è e sarà massima, non nascondendo però la complessità della problematica perché la titolarità in capo alle Regioni della competenza ad organizzare ed erogare i concreti servizi può creare e spesso crea un concorso di competenze”.
Per quanto concerne il tema delle intercettazioni il Ministro è stato interrogato dal suo stesso partito, ossia Fratelli D’Italia, che ha chiesto “di sapere quali iniziative il Ministro in indirizzo abbia adottato o intenda adottare per monitorare e vigilare sulla corretta applicazione della normativa, che ha riformato la disciplina delle intercettazioni e se il Governo intenda intervenire al fine precipuo di garantire una maggiore riservatezza dei colloqui captati”. La risposta è stata più breve della precedente, priva di dettagli tecnici, e ripetitiva rispetto a quanto detto in più occasioni: in primis si interverrà “con un disegno di legge, una riforma, che riguardi essenzialmente la tutela dei terzi”. Poi con una “riforma del codice di procedura penale, una radicale – e sottolineo radicale – revisione del sistema delle intercettazioni che tuteli non soltanto la privacy ma anche la correttezza delle indagini e la strumentalizzazione con la diffusione attraverso la profusione pilotata di notizie che dovrebbero restare segrete”.