La parola ‘razza’ via dai documenti della Pa, sostituita da ‘nazionalità’: il cambio rotta dopo le polemiche
Politica - di Rossella Grasso
In pochi giorni dovrebbe scomparire negli atti e documenti delle pubbliche amministrazioni la parola “razza”, sostituita con “nazionalità”. Una svolta che potrebbe arrivare entro pochi giorni in commissione affari costituzionali e lavoro della Camera, che si occupano del decreto pubblica amministrazione. In quella sede sarà valutato l’emendamento del deputato del Pd Arturo Scotto che prevede l’abolizione del concetto di “razza”. E’ questa l’indiscrezione riportata da Repubblica, secondo cui gli uffici legislativi della PA, di Palazzo Chigi e del ministero dell’Economia, hanno già dato in via ufficiosa un parere tecnico positivo all’ammissibilità della modifica.
Secondo quanto ricostruito dal quotidiano, solo pochi giorni prima la maggioranza avrebbe bocciato in aula un ordine del giorno di questo tenore. Potrebbe trattarsi dunque di un cambio di rotta dopo le numerose polemiche sollevate dalle affermazioni di Francesco Lollobrigida che aveva parlato di “sostituzione etnica” e “razza” appunto. In caso contrario l’esecutivo rischierebbe di rianimare la polemica ed esporre l’Italia anche a livello internazionale su un tema molto delicato.
Secondo quanto riportato dall’Ansa, all’ emendamento di Arturo Scotto al decreto sulla PA, il governo è intenzionato a dare un parere non ostativo, e che dunque dovrebbe essere approvato anche il sostegno della maggioranza di centrodestra. Dell’emendamento si è parlato ieri sera, in una riunione della maggioranza con il governo dedicato alla decreto, e sarà oggetto dell’ulteriore incontro di lunedì sera tra esecutivo e opposizioni sugli emendamenti al decreto. ” A decorrere dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto – afferma l’emendamento di Scotto -, negli atti e nei documenti delle pubbliche amministrazioni il termine: “razza” è sostituito dal seguente: “nazionalità””. Il decreto è all’esame delle Commissioni Affari costituzionali e Lavoro della Camera e il voto sugli emendamenti dovrebbe iniziare martedì. In quella sede il governo, chiamato ad esprimere un parere, si rimetterebbe alla Commissione.
La vicenda prende corpo dopo alcune dichiarazioni di Lollobrigida. ”Non possiamo arrenderci all’idea della sostituzione etnica – aveva detto – gli italiani fanno meno figli, quindi li sostituiamo con qualcun altro. Non è quella la strada”. Pochi giorni dopo, l’11 maggio, aveva aggiunto: ”Credo che sia evidente a tutti che non esiste una razza italiana. È un falso problema immaginare un concetto di questa natura. Esiste però una cultura, un’etnia italiana, quella che la Treccani definisce raggruppamento linguistico culturale, che immagino che in questo convegno si tenda a tutelare. Perché sennò non avrebbe senso”. Dunque tra pochi giorni è attesa la formalizzazione dell’ammissibilità degli emendamenti e il voto della commissione sul testo.