Chiude la partecipazione italiana in concorso a Cannes 76, dopo Marco Bellocchio e Nanni Moretti, Alice Rohrwacher che torna per la terza volta a competere per la Palma d’Oro con La Chimera. La regista al suo quarto lungometraggio e reduce da una candidatura all’Oscar per il miglior corto, Le Pupille, si affida ancora una volta ai luoghi e le persone che le hanno dato i natali e racconta una storia d’amore, di ricerca dell’impossibile, chiamando a sé, nel cast, sua sorella Alba, l’ipnotico protagonista Josh O’Connor e Isabella Rossellini, tutti e tre accanto a lei nel presentare il film.
L’attore britannico, famoso per aver interpretato Carlo nella serie sui reali inglesi, The Crown, interpreta un misterioso tombarolo, di ritorno in una piccola città sul mar Tirreno, dove ritrova la sua sciagurata banda di ladri. Arthur, questo il suo nome, ha il dono di sentire il vuoto perché porta dentro di sé il dolore di un amore perduto, Beniamina. Il cinema di Alice Rohrwacher percorre le due fila del sacro e profano, terreno e mistico e trae ispirazione da esperienze concrete della regista che spiega cos’è La Chimera: «È qualcosa che tutti cerchiamo di raggiungere ma che non riusciamo. Per i tombaroli è la sete di ricchezza che affligge l’umanità mentre per Arthur è l’amore che ha perso». Dei ladri di antiche ricchezze e reperti di civiltà come quella etrusca, Alice Rohrwacher ne ha origliato le “gesta” nei racconti della gente del suo paese. Profanatori di ricchezze e di equilibrio tra vita e morte “probabilmente non vedono più in questi oggetti delle cose sacre e hanno un desiderio di affermarsi come altro rispetto al proprio passato», ipotizza.
Una vera e propria famiglia filmica, quella creata da Alice: «Ogni volta tornare a lavorare con Alice è magico. È stata creata una famiglia circense, e io sono nata in questa famiglia e quindi è un privilegio unire la mia scelta di vita alle mie origini», dichiara Alba. Segue Rossellini: «Tutto è cominciato con Alba conosciuta grazie a La solitudine dei numeri primi. Ho visto tutti i loro film e sono rimasta incantata dal talento di Alice. Sul set, fatto sotto casa loro, si sente come sono cresciute. Il padre è apicoltore e ammiro la loro conoscenza della vita agricola, contadina, un po’ messa da parte e che ora viene riportata appunto dal sotto al sopra da queste due sorelle meravigliose». Chiude l’incontro Alice Rohrwacher con una dichiarazione d’amore per la libertà del cinema: «Volevo fare un film libero e credo che in questo momento, con tutte queste catene della narrazione e le piattaforme, il cinema deve liberare e non fare il gancio come quando scrivi una serie. Il cinema è sganciato e quindi, in questa incredibile libertà, i miei film sono il desiderio di raggiungere qualcosa che sfugge continuamente, l’umanità, ciò che ci rende umani e ci unisce nonostante le nostre diversità».