La tensione è alta nel nord del Kosovo. Le manifestazioni sono scoppiate in diverse città tra cui Zvecan dove le truppe Kfor, le forze Nato in Kosovo, sono intervenute per disperdere le proteste dei serbi contro l’insediamento del nuovo sindaco di etnia albanese che la premier serba ha definito poco dopo la sua elezione “l’usurpatore”. Così sono iniziati gli scontri e la richiesta dell’intervento dei militari Nato. Numerosi i feriti: 41 tra i militari Nato tra cui 11 italiani, appartenenti al IX Reggimento Alpini. Secondo quanto riportato dall’Ansa tre connazionali sarebbero in gravi condizioni ma non in pericolo di vita: alcuni colpiti da molotov avrebbero riportato ustioni, altri con “fratture esposte”.
Nei giorni scorsi i serbi che vivono in quella zona avevano provato a boicottare le elezioni: a votare sono stati solo circa 1.500 aventi diritto, su circa 45.000 registrati. Proteste analoghe si sono tenute anche a Zubin Potok e Leposavic. Il presidente serbo Aleksandr Vucic ha chiesto all’esercito di disporsi in stato di “massima allerta”. Più tardi, in una conferenza stampa, ha attribuito al premier kosovaro Albin Kurti “il desiderio di un bagno di sangue per l’intera regione”, che sarebbe “trascinata in una guerra con la Nato”. La Nato, in una nota, “condanna questi attacchi non provocati” ma soprattutto si dice “pronta a reagire”.
Una condanna ferma dell’attacco è arrivata dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni: “Quanto sta accadendo è assolutamente inaccettabile e irresponsabile. Non tollereremo ulteriori attacchi”, ha affermato. “È fondamentale evitare ulteriori azioni unilaterali da parte delle autorità kosovare e che tutte le parti in causa facciano immediatamente un passo indietro contribuendo all’allentamento delle tensioni. L’impegno del Governo italiano – ha concluso – per la pace e per la stabilità dei Balcani occidentali è massimo e continueremo a lavorare con i nostri alleati”.
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha scritto in un tweet: “Voglio esprimere solidarietà ai militari della missione KFOR rimasti feriti in Kosovo durante gli scontri tra manifestanti serbi e polizia kosovara”, ha precisato. “I militari italiani continuano ad impegnarsi per la pace”, ha sottolineato. Solidarietà anche dal ministro della Difesa Guido Crosetto, che in un tweet augura ai militari “pronta guarigione”.
La situazione nei Balcani è dunque diventata incandescente. Il Kosovo è un ex provincia serba dove vivono numerosi albanesi. Dopo il terribile conflitto tra il 1998 e il 1999 si è dichiarato indipendente nel 2008. Ma su 1,8 milioni di abitanti, ci sono 120mila serbi. La Serbia intanto considera il Kosovo una sua provincia e non lo ha mai riconosciuto come Stato cosa che invece hanno fatto 113 stati delle Nazioni Unite tranne 5 paesi: la Spagna, la Grecia, la Slovacchia, la Romania e Cipro. La situazione è dunque molto delicata. Quando è iniziato il conflitto in Ucraina il clima è diventato rovente. Il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha affermato che “i serbi stavano combattendo per i loro diritti nel nord del Kosovo”. Belgrado non ha aderito alle sanzioni contro Mosca che è sua tradizionale alleata. E le ultime tensioni sembrano riportare alla memoria quanto accaduto nel Dombass dove una popolazione filorussa subisce “provocazioni” e minaccia di “difendersi”. Tutto questo accade in un paese dove è ancora attiva una missione Nato.