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Terremoto in Spagna, Sanchez si dimette e convoca elezioni anticipate: il premier paga il tracollo alle amministrative

Terremoto in Spagna, Sanchez si dimette e convoca elezioni anticipate: il premier paga il tracollo alle amministrative

L’onda lunga dello tsunami alle elezioni amministrative spagnole di domenica, dove il Psoe del premier socialista Pedro Sanchez ha incassato una pesantissima sconfitta, si è fatta sentire immediatamente. Il primo ministro ha infatti sciolto il Parlamento e annunciato le sue dimissioni in un discorso tenuto alla Moncloa, la residenza ufficiale del premier spagnolo a Madrid e sede della Presidenza del governo.

Contestualmente Sanchez ha convocato nuove elezioni per il 23 luglio, anticipandole rispetto alla chiamata alle urne previste il prossimo autunno. Il premier ha spiegato che la cosa migliore ora è che gli spagnoli “prendano la parola” e decidano prima del previsto. “Serve un chiarimento della volontà del popolo spagnolo, un chiarimento delle politiche che il governo nazionale deve applicare e un chiarimento delle forze politiche che devono guidare questa fase. Esiste un solo metodo infallibile per risolvere questi dubbi. Questo metodo è la democrazia e, pertanto, credo che la cosa migliore sia che gli spagnoli prendano la parola e si esprimano senza indugio per definire la direzione politica del Paese”,  ha concluso Sanchez.

A pesare come un macigno l’esito delle elezioni locali: alla vigilia del voto l’obiettivo di Sanchez era invece conservare e persino aumentare la presa sui territori, nonostante i sondaggi dessero i due blocchi di destra e sinistra ravvicinati.

L’esito invece è stato catastrofico o quasi per i socialisti spagnoli: Psoe ha perso sei dei nove governi regionali che guidava (Comunità Valenciana, Estremadura, Aragona, Baleari, Canarie e La Rioja) e 15 dei 22 capoluoghi di provincia. A festeggiare è dunque Alberto Nunez Feijoo, leader del Partito Popolare, che può guardare al voto di domenica come ad un test in vista delle Politiche convocate dunque per il 23 luglio.

Allo stesso tempo il voto locale ha confermato che i Popolari dovranno fare i conti con Vox, il partito di estrema destra con note “nostalgie franchiste”. Feijoo e il suo partito potranno governare nelle sei regioni conquistate solo col sostegno di Vox, che si candida ad un ruolo cruciale anche per il voto nazionale.

Tornando all’altro schieramento, se il Psoe guarda con apprensione al 23 luglio non va meglio alla sua sinistra. Podemos è uscito a pezzi dal voto locale mentre Sumar, la piattaforma di sinistra di cui è leader la vicepremier e ministra del Lavoro Yolanda Diaz, non è andata meglio.

Diaz si è impegnata in prima persona nel sostenere la sindaca di Barcellona Ada Colau, uscita malissimo dal voto per il sindaco della città catalana: a vincere è stato il leader degli indipendentisti di orientamento conservatore, Xavier Trias, davanti al candidato del Pp Jaume Collboni, con la Colau solamente terza.