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Trans presa a manganellate a Milano, agenti denunciati per tortura: “Le hanno urlato ‘ti ammazziamo’”

Trans presa a manganellate a Milano, agenti denunciati per tortura: “Le hanno urlato ‘ti ammazziamo’”

Non più una inchiesta contro ignoti per lesioni aggravate dall’abuso della pubblica funzione. Il fascicolo della Procura di Milano, titolare l’aggiunto Tiziana Siciliano e il pm Giancarla Serafini, per il brutale pestaggio della transessuale brasiliana Bruna, 41enne picchiata lo scorso mercoledì 24 maggio in via Sarfatti, davanti alla biblioteca della Bocconi di Milano, ora fa i conti con la denuncia per tortura presentata dalla transessuale.

Una denuncia contro gli agenti della polizia locale di Milano depositata stamani in Procura dal legale della 42enne, l’avvocatessa Debora Piazza, che è in contatto anche col consolato brasiliano. Nelle carte presentata dal legale della donna, colpita con calci e manganellate anche alla testa, oltre che con spray al peperoncino mentre era inerme a terra, c’è anche il referto medico su una “ferita alla testa compatibile con una manganellata“, come chiarito dal legale.

L’indagine della Procura dunque proseguirà con questo nuovo ‘tassello’, mentre i magistrati starebbero valutando l’iscrizione nel registro degli indagati di almeno tre dei quattro agenti della Municipale intervenuti: un quarto, un agente donna, non avrebbe preso parte al presunto pestaggio su cui indagano i pm milanesi.

Nella denuncia presentata per conto di Bruna dall’avvocato Piazza viene contestato, riporta l’Ansa, anche l’aggravante prevista dall’articolo 604 ter del codice penale, che punisce i reati commessi “con le finalità di discriminazione etnica, razziale e religiosa“. Secondo la donna e il suo legale, infatti, gli agenti si sarebbero accaniti su di lei in quanto transessuale. La tortura viene contestata, invece, perché dopo il presunto pestaggio la donna “venne tenuta chiusa dentro l’auto dei vigili almeno 20 minuti“, dopo che le avevano spruzzato “in faccia lo spray al peperoncino“.

L’avvocato ha inoltre depositato ai pm un secondo video dopo quello diventato virale subito dopo il pestaggio, girato da alcuni studenti della Bocconi: è girato da un testimone in strada e riprende gli istanti successivi a quando la donna è stata ammanettata, ossia quando viene portata sull’auto della Polizia locale.

Sempre stando alla denuncia, l’accusa di minacce gravi riguarda presunte frasi urlate dai vigili prima di raggiungere la donna che stava scappando da via Castelbarco a via Sarfatti, ossia, ha spiegato dal legale, espressioni come “ti ammazziamo“. L’avvocatessa già nei giorni scorsi aveva spiegato: “Ha una brutta ferita alla testa col sangue raggrumato, compatibile con una manganellata, è sconvolta, triste, depressa, piange e non riesce proprio a rivedere il video che ha ripreso quella scena“.