L'epopea dell'europarlamentare
Altro che Qatargate, chiamatelo Bufalagate: scandalo smontato ma per Eva Kaili resta la gogna
Editoriali - di Piero Sansonetti
Eva Kaili chiede di tornare in Parlamento (il parlamento europeo) a svolgere i compiti per i quali è stata chiamata dagli elettori greci. Sarà complicato negarle questo diritto, dopo averle negato, in spregio di ogni legge, l’immunità parlamentare, e dopo averle imposto una carcerazione durissima e la lontananza dalla figlioletta di due anni , che aveva bisogno di lei, e dopo averla esposta ad ogni gogna ed averla privata della vicepresidenza del Parlamento.
Sarà complicato negarle il rientro in aula come deputata, dal momento che nonostante i metodi Quemadeschi e l’appoggio di tutta la stampa del continente a voce unificata, nonostante il tentativo, sempre con quei metodi, di raccogliere almeno qualche dichiarazione di pentiti – addolciti da promesse di semimpunità – contro di lei, i magistrati belgi non sono riusciti a mettere insieme uno straccio di prova. E perché non ci sono riusciti? Quasi certamente per una ragione piuttosto semplice: l’onorevole Kaili è innocente. Cioè non è corrotta, non è alla paga di uno stato estero, non ha incassato tangenti. E le sue posizioni politiche – finché qualche legge non stabilirà che tocca ai Pm decidere quali posizione politica debba assumere ciascuno di noi – sono insindacabili.
Nel momento nel quale l’onorevole Kaili varcherà la soglia dell’aula di Bruxelles, in quel preciso momento potremo dichiarare a voce alta che il Qatargate era una bufala. Quando si scrive “gate” come desinenza di una parola che indica l’argomento dello scandalo, ci si riferisce al Watergate, lo scandalo che travolse la Presidenza degli Stati Uniti circa 50 anni fa, perché si scoprì che il Presidente Nixon e il suo partito e il suo entourage avevano spiato il candidato democratico (George McGovern) ed erano arrivati a violare il suo quartier generale, di notte, rubando nastri audio e documenti. Il Qatargate invece è semplicemente il sospetto che un ex parlamentare socialista abbia ricevuto dei soldi dal Marocco e dal Qatar per sostenere la causa di quei due paesi.
Stiamo parlando di una persona (una) che non era parlamentare ma lobbista, e che forse ha incassato quei soldi commettendo il reato di non denunciarli. Vicenda abbastanza lontana dalle incursioni di Nixon. Però, dopo aver giustamente proclamato che il Qatargate non esiste, bisognerà ragionare almeno un attimo su cosa è stato nella realtà e come ha potuto essere costruito, e in che modo le violazioni alla legalità che ha comportato possono ferire, anche in futuro, lo Stato di diritto. Non credo che servano grandi ragionamenti. È sufficiente il racconto.
Succede che i servizi segreti belgi e forse di altri paesi a un certo punto decidono di indagare sui rapporti tra il Qatar, il Marocco e i poteri europei. Lo decidono per varie ragioni. Forse (ma questo non possiamo saperlo ) spinti anche dai servizi americani che sono ancora molto arrabbiati perché il Qatar, non si sa bene come, è riuscito a strappare agli Stati Uniti i mondiali di calcio (appena conclusi) del 2022.
Gli 007 belgi (e forse di altri paesi) per mesi spìano, intercettano, riempiono di microspie varie abitazioni compresa quella della Kaili, che pure è protetta dall’immunità parlamentare, e un bel giorno piombano in casa di Antonio Panzeri, ex deputato di provenienza Pd e attualmente lobbista, e gli trovano varie centinaia di migliaia di euro. Altri soldi li trovano nella valigia del papà di Eva Kaili che si sta allontanando dall’albergo forse diretto proprio verso casa Panzeri.
I Pm belgi arrestano Panzeri, arrestano l’ex assistente di Panzeri, un certo Giorgi che è anche il compagno della Kaili, e arrestano anche la Kaili sostenendo di averla colta in flagranza di reato. Però, dopo l’arresto, non le contestano un preciso reato, perché ancora devono definirlo. Quindi l’arresto, ufficialmente, è in flagranza di reato da definire. Una formula giuridica del tutto nuova e in aperta sfida con la logica e la sintassi. Il Parlamento europeo non fa una piega. Non solo non obietta all’arresto illegale, ma revoca immediatamente alla Kaili l’immunità e la degrada sul campo, con gesto spettacolare, strappandole via le mostrine e destituendola dalla carica di vicepresidente. Si inchina senza fiatare alla dittatura della magistratura, abdigando ai suoi compiti.
Gli avvocati della Kaili chiedono immediatamente che sia revocato l’arresto illegale e in subordine che siano concessi i domiciliari vista la condizione particolare di Eva Kaili madre di una bambina piccola. Niente. Dopo un mese di carcerazione, sotto Natale, e dopo che la deputata, in attesa di essere interrogata, viene tenuta per 48 ore in camera di sicurezza, al freddo, senza mangiare né bere, senza coperte, e le viene persino levato il cappotto – diciamo pure che viene sottoposta a tortura fisica – dopo un mese, dicevamo, alla bambina di Eva è consentito di andare a visitare la madre. Entra in carcere, trotterellando, per mano al nonno, e coi cronisti che circondano la coppia e chiedono dichiarazioni (che la bambina non può rilasciare perché ancora non sa parlare).
Terribile. Eppure non si indigna quasi nessuno. Provai a scrivere anche su twitter questo mio sdegno, ma fui coperto di improperi: “È colpevole, è colpevole! paghi!”. Scriveva tanti secoli fa Jacopone da Todi (che era un po’ più moderno rispetto al senso comune di oggi): “crucifige, crucifige!”. Non è cambiato niente. E così, per tutto dicembre e tutto gennaio il Qatargate va avanti; i giudici continuano ad arrestare un po’ di gente e a far capire che siamo solo all’inizio. Arrestano un esponente radicale e di una Ong, un parlamentare belga, e poi chiedono anche l’arresto di un parlamentare italiano, Cozzolino, ordine eseguito dalla nostra magistratura (ma ora i belgi vogliono anche l’estradizione). C’è qualche indizio di colpevolezza per loro? No. Infatti uno alla volta vengono scarcerati per mancanza di indizi. Per Cozzolino si aspetta ancora la scarcerazione ma la mancanza di indizi è già accertata.
Cosa hanno fatto i giornali e le Tv? E cosa hanno fatto i partiti di destra? Hanno detto, scritto e gridato per settimane: “è lo scandalo degli scandali, è la tangentopoli europea, è la prova della corruzione suprema del Pd e dei socialisti europei”. Hanno spiegato che quello che era emerso era solo la punta dell’Iceberg e sotto la punta c’era tutto intero il gruppo socialista europeo. E invece? Ve lo ricordate il titolo di quel bel film di Massimo Troisi (“pensavo che fosse amore e invece era solo un calesse”)? Beh: proprio così. Il qatargate era un calesse. La gogna però era vera gogna. I soprusi veri soprusi. Le vittime vere vittime, a partire dalla bambina di Eva Kaili. E la magistratura belga è quella che è. Forse l’unica magistratura d’Occidente peggiore della nostra…