Wagner verso Pristina?
Caos Kosovo, la Nato aumenta le sue forze dopo le rivolte dei serbi: Belgrado (e Mosca) “regista” degli scontri
Esteri - di Carmine Di Niro
Nel nord del Kosovo a maggioranza serba la situazione è sempre più esplosiva e complicata da gestire sul piano dell’ordine pubblico. Per questo, anche in risposta al ferimento di trenta militari in forza alla missione Kfor (tra cui 14 alpini italiani, di cui tre in condizioni serie ma non in pericolo di vita), la Nato ha disposto il dispiegamento delle Forze di Riserva Operativa (Orf) per i Balcani occidentali.
“Al battaglione multinazionale di forze di riserva è stato ordinato di ridurre lo stato di prontezza all’impiego da quattordici a sette giorni, per essere pronti a rinforzare la Kfor se necessario. Il comando di Napoli sta monitorando attentamente la situazione e continuerà a coordinarsi con la Kfor per assicurarsi che disponga di tutte le capacità e le forze necessarie per garantire in modo imparziale un ambiente sicuro e la libertà di movimento di tutte le comunità“, si legge in un comunicato dell’Allied Joint Force Command di Napoli.
L’ammiraglio Stuart Munsch ha dichiarato che “il dispiegamento di ulteriori forze è una misura prudente per assicurare che la Kfor abbia le capacità necessarie per mantenere la sicurezza in conformità con il mandato del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite”. “Voglio elogiare la Kfor per aver intrapreso un’azione rapida, moderata e professionale per intervenire per fermare i disordini e salvare vite umane. La violenza deve cessare e tutte le parti devono smettere di intraprendere azioni per minare la pace in tutte le comunità del Kosovo“, ha aggiunto Munsch.
Una decisione che arriva all’indomani degli scontri tra un centinaio di cittadini serbi di Zvecan e le forze dell’ordine cittadine, oltre appunto ai membri della missione Kfor. A scatenare le proteste la recente elezione a sindaco di Ilir Peci, di etnia albanese, che secondo gli abitanti serbi è stato eletto in maniera illegittima.
Da giorni il nord del Kosovo è interessato da manifestazioni di protesta per l’insediamento di quattro sindaci di etnia albanese in altrettante città a maggioranza serba, tra cui la stessa Zvecan oltre a Zubin Potok, Leposavic e a Mitrovica Nord. Elezioni tenute ad aprile ma boicottate dalla maggioranza serba, che chiede allo stato centrale maggiore autonomia su quei territori: per questo a votare erano andati solo i cittadini albanesi, meno del 4 per cento degli aventi diritto.
Il governo nazionalista di Belgrado, che non riconosce l’indipendenza del Kosovo, ha criticato molto duramente la posizione del governo kosovaro di riconoscere come regolari le elezioni nei quattro Comuni ed ha inviato come “risposta” alcune truppe dell’esercito vicino al confine col Kosovo.
Dietro le proteste dei serbi kossovari c’è una duplice regia: a Belgrado c’è il sostegno evidente del presidente ultranazionalista Aleksandar Vucic, alla guida di un Paese che ancora oggi non riconosce l’indipendenza del Kosovo.
Ma dietro Vucic c’è un’ombra ancora più inquietante: quella del presidente russo Vladimir Putin. Non è un caso se oggi la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, mentre nella capitale Mosca due edifici venivano attaccati da droni ucraini, trovava l’occasione per attaccare le forze Nato dispiegate in Kosovo, accusate di aver agito in modo “non professionale“, provocando “una violenza non necessaria” e una “escalation” della situazione. L’Occidente deve mettere fine alla sua “falsa propaganda” sul Kosovo, ha scritto la Zakharova sul sito del ministero degli Esteri, con i Paesi occidentali che “devono smettere di imputare gli incidenti in Kosovo ai Serbi disperati che pacificamente, e senza armi in mano, cercano di difendere i loro legittimi diritti e libertà“.
Del ruolo russo nella crisi kossovara vi sarebbero ulteriori conferme da quanto riferito oggi dall’agenzia KosovaPress, ripresa da numerosi altri media kosovari, che spiega come uomini del gruppo paramilitare russo Wagner, i mercenari che fanno capo a Yevghieni Prigozhin, sarebbero in viaggio verso Pristina. A lanciare per primo la notizia un tweet di ‘Terror Alarm‘, compagnia israeliana nota per la messa in guardia da possibili attacchi terroristici. Il gruppo di mercenari Wagner, dichiarato organizzazione terroristica dall’Occidente e anche dal Kosovo, è stato più volte accusato di aver introdotto in passato propri uomini in Kosovo in concomitanza con le ricorrenti crisi che attraversano il piccolo Paese balcanico.