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Lo tsunami Meloni si abbatte sulla sinistra: ai ballottaggi si salva solo Vicenza

Lo tsunami Meloni si abbatte sulla sinistra: ai ballottaggi si salva solo Vicenza

Certo, sono elezioni parziali, certo contano poco, certo sono solo amministrative, certo in gran parte si sono svolte in territori dove la destra è forte o dove lo è diventata di recente. Certo non possono queste elezioni essere considerate una controprova o una smentita delle elezioni politiche, né tantomeno un anticipo delle elezioni europee. Però…

Però, mamma mia che botta! Ancona, Brindisi, Massa, Pisa, Siena, Catania, Terni. Tutte alla destra. Tutte. Il centrosinistra ha conquistato Vicenza, per poche centinaia di voti, salvando almeno lei dallo tsunami di Meloni. Pochino. Per di più questo piccolo cappotto cade proprio nel giorno nel quale da vari altri paesi arrivano notizie pessime. Il moderato socialismo di Sanchez è stato travolto dal centrodestra e Sanchez ha deciso di ricorrere alla mossa disperata di sciogliere il Parlamento e tentare la rivincita alle politiche. Rivincita, però, improbabile. In Turchia per l’ennesima volta ha vinto Erdogan, che ha sconfitto il candidato democratico. È una bufera, non c’è niente da fare. Soprattutto in Europa.

Bisognerà prenderne atto. Capire che non basta qualche gioco tattico o qualche movimento astuto sulle alleanze per sconfiggere questa destra. Occorre proprio una svolta politica. Vera. Fatta di idee o addirittura di “ideologia” per proporre all’elettorato qualcosa di diverso da quello che propone la destra. Non c’è altra via. L’ipotesi che si possa stare sulla riva del fiume ad aspettare che si chiarisca il fatto che le promesse della destra erano fuffa, e che la politica della Meloni porta allo sfascio, è una pura illusione. La politica non può mai diventare un gioco a sperare che l’avversario sia più debole di te. Se fai quel gioco lì ti stritolano.

Da troppo tempo la sinistra oscilla tra una sua immagine estremista e una sua immagine subalterna. Questa seconda è quella che prevale. Cioè l’immagine di uno schieramento che sa dire solo una cosa: noi le politiche di destra le facciamo meglio della destra. In modo più elegante, più sobrio. Sarà anche vero, ma è una tattica suicida. Manca un anno alle elezioni europee. Un anno non è poco. Ormai la politica ha preso una gran velocità. C’è tutto il tempo per costruire.

Uscire dalle frasi fatte, dagli slogan, e iniziare a fare le cose sul serio. A partire dalle grandi questioni: fisco, redistribuzione della ricchezza, accoglienza, garantismo, diritti, pace. Però non basta enunciare le questioni. E cercare il punto di equilibrio. O gridare frasi fatte. Bisogna iniziare a far intravvedere agli elettori e al popolo un progetto serio di riorganizzazione dei rapporti civili e dell’economia. Senza farsi sottomettere dalla propaganda della destra. Ma rovesciandogliele sul tavolo tutte le loro contraddizioni e la loro vertiginosa deriva reazionaria che sta portando l’Italia ad isolarsi persino dall’Europa conservatrice.