Il risultato delle elezioni municipali e regionali è stato obiettivamente negativo per la sinistra spagnola. Il dato politico più rilevante è lo sfondamento elettorale operato dal Partido popular a danno dei centristi di Ciudadanos che praticamente scompaiono.
La destra ha iniettato nel corpo elettorale un messaggio nazionalista spagnolo usando in particolare l’apertura del Governo ai secessionisti catalani su modifiche a loro favorevoli del codice penale; inoltre si è avvantaggiata della presenza di persone già vicine alla disciolta Eta nelle liste del partito basco Bildu. Questo esito viene ad aggiungersi alla pratica esplosione di Podemos con la scissione di Sumar guidata da Yolanda Diaz.
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In queste condizioni con tutta probabilità i prossimi mesi avrebbero segnato per Sanchez un logoramento continuo. Come già fece nel 2019, il Presidente del Governo ha fatto pertanto un azzardo, facendo ricorso all’articolo 115 della Costituzione che, come nella gran parte delle forme parlamentari con capo di Stato monarchico, sposta integralmente su di lui il potere discrezionale di indire elezioni anticipate. Niente di antidemocratico in questa scelta delle “democrazie coronate” come le chiama il costituzionalista Lauvaux, perché questa è un’assunzione diretta di responsabilità di fronte ai cittadini elettori, anche se nelle forme parlamentari repubblicane, come la Germania, si preferisce che questo potere sia almeno in parte condiviso col Capo dello Stato.
Esso sta peraltro nella logica del funzionamento odierno di queste forme di governo in cui l’esecutivo nasce sì formalmente col voto parlamentare, ma sulla base del verdetto elettorale, riconoscendo in via convenzionale al leader del primo partito della coalizione che si forma il diritto di guidarla. Quelle che Maurice Duverger chiama le forme neoparlamentari in cui il rapporto fiduciario nasce di fatto dal voto popolare. In cosa spera Sanchez? Anzitutto che la formazione di esecutivi regionali e comunali in cui il Pp nelle prossime settimane sia costretto a poggiare sui voti determinanti di Vox mobiliti gli elettori di sinistra potenzialmente astensionisti.
In secondo luogo che la somma dei seggi di Pp e Vox, pur arrivando primi, resti distante dalla maggioranza assoluta. In quel caso i partiti regionalisti potrebbero dare l’appoggio decisivo a un governo di minoranza Psoe-Podemos. Del resto la prima volta Sanchez era arrivato a guidare il Governo con una mozione parlamentare approvata col voto decisivo dei democristiani regionalisti baschi del Pnv. Un tentativo rischioso, ma non impossibile. Del resto le regole istituzionali e le convenzioni del sistema dei partiti in Spagna invitano a non tirare a campare e, potendo scegliere, meglio assumersi questa responsabilità.