La caccia all'untore
Commissione d’inchiesta sul Covid, perché può avere risvolti pericolosi
L’ufficio del pubblico ministero di Brescia guidato da Francesco Prete ha chiesto il proscioglimento dell’ex premier Giuseppe Conte e dell’ex ministro della salute Roberto Speranza per i reati di epidemia colposa e omicidio plurimo colposo,
Editoriali - di Tiziana Maiolo
Con molta saggezza l’ufficio del pubblico ministero di Brescia guidato da Francesco Prete ha chiesto il proscioglimento dell’ex premier Giuseppe Conte e dell’ex ministro della salute Roberto Speranza per i reati di epidemia colposa e omicidio plurimo colposo, in relazione ai morti da contagio di coronavirus.
Con minor saggezza il Parlamento si accinge a istituire una commissione speciale d’inchiesta sullo stesso tema la quale, se pur non diventerà, speriamo, una sorta di tribunale del popolo, corre il rischio di essere speculare all’inchiesta della magistratura e magari di arrivare a conclusioni opposte. E’ il ruolo politico che questa commissione potrebbe assumere a essere, paradossalmente, l’aspetto più pericoloso. E rischia di andare a saldarsi, alla fine, con le richieste più demagogiche di quei famosi Comitati di parenti che vedono anche nel più imprevedibile incidente una “strage” e nelle persone decedute sempre “vittime”, rispetto alle cui morti pare obbligatorio che la magistratura individui i “responsabili”.
Denunce per arrivare a processi il cui compito non sarebbe quello di accertare l’esistenza di reati e gli eventuali responsabili, ma solo di emettere sentenze di condanna. Anche quando il delitto individuato, come per esempio l’epidemia colposa, sia un reato “impossibile”, dal momento che, come stabilito più volte dalla cassazione a sezioni riunite su alcuni reati contro la salute pubblica come quello di epidemia, perché si realizzino occorre un comportamento attivo. E’ un po’ il concetto dell’untore dei Promessi Sposi, cioè di una persona che (si immaginava) spargeva il virus per contagiare gli altri. Ovvio che nessuno nel 2020 abbia svolto il ruolo di “untore”. Infatti in nessun Paese del mondo si stanno svolgendo processi al riguardo.
Solo in Italia se ne sta occupando la magistratura, con il proprio percorso. Con un’anomalia, dal punto di partenza, perché, fin dal 2020, quando l’epidemia ha avuto inizio, sono fioccate le denunce penali, i ricorsi, le richieste di risarcimento in sede civile. In modo confuso e massiccio, e non senza esplicite strumentalità. E, nel corso di tre anni, si è avuta la sensazione, un po’ sottopelle, che la procura di Bergamo, investita subito della competenza, in quanto la zona più colpita dal contagio, non si sia sottratta al dato emozionale di tante persone che soffrivano per la perdita improvvisa di familiari. Parenti visti uscire di casa a bordo di un’ambulanza e mai più tornati, senza che nessuno, a causa del pericolosissimo rischio contagio, avesse più potuto rivederli e salutarli.
Così si è arrivati agli avvisi di chiusura indagini nei confronti di 19 persone, tecnici, politici, amministratori e vertici di governo, senza il coraggio di una doverosa archiviazione dei reati impossibili. E il procuratore di Bergamo Antonio Chiappani denunciato per un eccesso di interviste su quotidiani e tv, per una possibile violazione della legge Cartabia sulla presunzione di innocenza. In seguito l’inchiesta intera è stata trasferita per attrazione a Brescia, il distretto del tribunale dei ministri che dovranno giudicare l’ex premier e colui che fu ministro della salute. Ora, sulla richiesta di proscioglimento da parte dell’accusa, sia relativamente alla mancata chiusura dei comuni di Membro e Alzano Lombardo, nella bergamasca, sia per la mancata applicazione del piano anti-epidemico del 2006, paiono essere tutti d’accordo.
Nessuno, né a destra né a sinistra, se la sente di indossare i panni del forcaiolo. Solo il Comitato dei parenti di chi è deceduto (non chiamiamole “vittime”, per favore, l’epidemia è stata una disgrazia, non una strage terroristica), guidato dalla combattiva avvocata Consuelo Locati, protesta. Ma non ha molte speranze per il rinvio a giudizio dei due ex uomini di governo, ma neppure per il Presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, nel frattempo rieletto a furor di popolo lombardo, né dei tecnici indagati. E neanche pare aver turbato il sonno dei pm bresciani la relazione del consulente dell’accusa e oggi senatore del Pd Andrea Crisanti, che ha usato un algoritmo per stabilire quanti morti secondo i suoi calcoli si sarebbero potuti evitare.
Nella sua perizia sostiene che un lockdown dal 27 febbraio 2020 in Val Seriana avrebbe evitato 4.148 decessi, ovvero 2.659 se la stretta fosse stata introdotta il 3 marzo. Va detto però che il suo credo di microbiologo non pare aver avuto un grande seguito. Rimane all’ordine del giorno l’istituzione della commissione d’inchiesta parlamentare, una di quelle previste dall’articolo 82 della Costituzione che hanno poteri requirenti simili a quelli della magistratura. Inutile, come è ormai da tempo la gemella antimafia, o pericolosa, come qualcuno teme? E’ qui che si scatena il conflitto politico. Il deputato Gian Antonio Girelli, rappresentante del Pd nella commissione Affari sociali della Camera, quella competente per settore, non si fa mancare l’occasione.
Naturalmente c’è sempre da chiedersi se il suo comportamento sarebbe lo stesso a parti invertite tra maggioranza e minoranze parlamentari. Ma è un discorso che vale per tutti i partiti. “La richiesta di archiviazione nei confronti di Conte e Speranza -dice- è la riprova che ciò che chiediamo in merito alla commissione d’inchiesta trova conforto anche nella richiesta avanzata dalla magistratura. Crediamo infatti che qualsiasi tentativo di esasperare i toni e portare avanti un’indagine inquisitoria sia ciò che più lontano possa esserci dalla ricerca di giustizia per un dramma quale è stato la pandemia. Forme di giustizialismo ‘variabile’ non possono e non devono mai trovare giustificazioni politiche su eventi drammatici”.
Sottoscriviamo al cento per cento. Ma aspettiamo identica dichiarazione qualora in futuro i partiti della sinistra decidessero per esempio di istituire una commissione d’inchiesta che dovesse esaminare il comportamento della premier Giorgia Meloni e del ministro Matteo Salvini nei giorni dell’alluvione che ha colpito l’Emilia Romagna. E qualora ci fosse la denuncia di un Comitato di parenti delle “vittime” a denunciarli. Che cosa direbbe l’onorevole Girelli?