Probabilmente il sedicenne che lunedì ha aggredito la professoressa ad Abbiategrasso si è reso subito conto di quel che aveva fatto. I carabinieri lo hanno trovato in classe con la testa tra le mani. Ai suoi compagni aveva sussurrato “mi dispiace” prima di estrarre dallo zainetto il coltello con cui ha colpito l’insegnante 51enne di italiano e storia. E chissà cosa è scattato nella sua anima. Una storia terribile ma che forse cela disagio mai affrontato. Ed è certamente una tragedia nella tragedia.
Quella di una prof ferita mentre sta facendo lezione e quella di un ragazzo e della sua famiglia. Lei ha riportato una ferita molto profonda, circa 10 centimetri, all’altezza della scapola e tre tagli alla testa, con una piccola frattura all’osso, riporta il Corriere della Sera. Ferite che i medici reputano guaribili in 35 giorni ma che probabilmente per lei non guariranno mai. Anche lui è ricoverato nel reparto di neuropsichiatria dell’adolescenza, piantonato dai carabinieri, e, secondo alcune indiscrezioni riportate da Repubblica, soffrirebbe di un disturbo paranoide o uno scompenso della personalità. Ma non è chiaro se sia stato o meno confermato. “È sconvolto, chiede scusa a tutti, scriverà all’insegnante per chiedere perdono”, è la voce che filtra dal riserbo della famiglia.
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Pesantissima l’accusa a suo carico: tentato omicidio aggravato. Altro elemento su cui saranno fatti approfondimenti dei carabinieri e della Procura del Tribunale per i minorenni è la premeditazione. Secondo la ricostruzione di quei drammatici momenti di lunedì mattina a scuola, il ragazzo aveva nello zainetto il coltello da caccia di sua padre, cacciatore. Aveva comprato la pistola giocattolo in un negozio e lunedì aveva deciso di andare a scuola con entrambi e questo fa ipotizzare la premeditazione di quel folle gesto. Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, il ragazzo ultimamente aveva consegnato una verifica in bianco che rischiava di abbassargli la media e aveva già avuto una serie di note rischiando il 5 in condotta. Avrebbe dunque colpito alle spalle la prof mentre era chinata, poi avrebbe sussurrato ai compagni un “mi dispiace” per poi tirare fuori la pistola per farli scappare.
Secondo quanto riferito dai compagni, i rapporti tra alunno e insegnante non erano critici. Familiari e insegnanti alla stampa hanno dichiarato di non aver colto segni di crisi nel giovane che forse era morso dentro da chissà quale disagio inespresso. “L’ipotesi di tentato omicidio aggravato all’interno di una scuola è un segnale cupo e molto grave – ha detto Maria Carla Gatto, presidente del Tribunale per i minorenni di Milano – A prescindere dalle patologie psichiatriche che verranno eventualmente accertate, parlare di disagio adolescenziale rischia ormai di banalizzare: la situazione sembra scappata di mano, soprattutto in termini di comunicazione tra ragazzi e adulti di riferimento. C’è un vuoto di comprensione, le azioni dei ragazzi sembrano improvvise e non annunciate, eppure così non è. Da quanto tempo questo ragazzo meditava una sorta di vendetta e perché nessuno, a scuola, a casa, ha capito che la tensione saliva fino a rischiare di esplodere?”.