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“Ha cercato online come uccidere Giulia”, la ricostruzione e le rivelazioni dell’altra che lo hanno inchiodato

“Ha cercato online come uccidere Giulia”, la ricostruzione e le rivelazioni dell’altra che lo hanno inchiodato

Per gli investigatori si tratterebbe di un omicidio premeditato. Secondo quanto trapelato dalle prime indagini Alessandro Impagnatiello, 30enne barman, avrebbe cercato online informazioni su come uccidere e far sparire la sua compagna, Giulia Tramontano, incinta al settimo mese. “Prima che entrasse in casa aveva organizzato come ucciderla e come disfarsi del cadavere. È successo tutto in 72 ore”, ha detto la pm Alessia Menegazzo, che con il procuratore aggiunto Letizia Mannella coordina le indagini dei carabinieri, come riportato da Repubblica. Non solo: il 30enne aveva anche pensato a come depistare le indagini con una denuncia piena di incongruenze. Arrivando persino a mandare sms farlocchi dal cellulare della vittima. Impagnatiello “ha inviato messaggi all’amica della compagna dal telefono della Tramontano quando l’aveva già uccisa”, emerge dalle indagini.

Secondo la prime indagini la donna è stata uccisa tra le 19 e le 20.30 di sabato 27 maggio. Impagnatiello avrebbe aspettato a casa la vittima. Si è avventato contro di lei e poi ha provato due volte a disfarsi del corpo. “Entrambe cercando di dargli fuoco. Una prima volta in casa, cospargendo la vittima di alcol etilico nella vasca da bagno. E poi cospargendolo di benzina in un garage”. A questo punto per ricostruire il cerchio bisogna citare un’altra vicenda, quella che riguarda l’altra donna di Impagnitiello, le cui rivelazioni messe a verbale lunedì 29 maggio, sono state un punto chiave sulla vicenda: o meglio quello che ha convinto gli investigatori che Giulia non si fosse allontanata volontariamente.

Come rivelato dal Corriere della Sera, “l’altra” sarebbe una ragazza italo inglese, poco più che ventenne, collega di lavoro di Impagnatiello. Da quasi un anno aveva una relazione con il 30enne. Non era a conoscenza che fosse già impegnato in una relazione parallela con Giulia. Per mesi ha vissuto la relazione senza alcun sospetto: lui dorme da lei e viceversa. A un certo punto, a gennaio, rimane incinta ma di comune accordo i due decidono di abortire. Era il mese di febbraio. Con il passare del tempo però iniziano alcuni sospetti da parte della ventenne.

Dell’esistenza di Giulia, lei verrà a saperlo solo ad aprile. “Ho visto delle foto sul suo telefono che lo ritraevano in vacanza con Giulia a Ibiza, invece a me aveva detto che ci sarebbe andato da solo”, ha raccontato ai carabinieri. Ad acuire i sospetti il fatto che in foto Giulia sembrasse incinta. Lui le aveva anche detto che lei aveva un disturbo bipolare e avrebbe minacciato il suicidio. Per questo voleva starle ancora accanto. A quel punto il 30enne mostra un falso esame del Dna per dimostrare che il figlio non è suo. Un certificato falso, creato a regola d’arte da lui stesso: la ventenne mette a verbale di aver trovato tracce della falsificazione nel tablet che lui le aveva prestato per andare a fare un viaggio.

A maggio la ventenne decide di conoscere Giulia, trova il suo contatto sul tablet e la chiama. Si danno appuntamento davanti al locale dove lavora. E’ questo il famoso incontro chiarificatore da cui Giulia andrà via scossa dopo aver scoperto l’amara verità che il suo compagno aveva un’altra: Le due donne parlano per oltre un’ora, si confidano, concordano di essere state entrambe raggirate. Chiedono anche a lui di partecipare. Ma lui non si è mai presentato. La sera di sabato 27 maggio le ragazze continuano a scriversi. Ma la ventenne nota in serata qualcosa di sospetto: “Mi scriveva che lei non era stata sincera con me e di lasciarla in pace e che voleva tornarsene a casa”, a Sant’Antimo. Ma il tono era molto cambiato, c’era qualcosa di stano.

Le comunicazioni tra le due finiscono intorno alle 21.50 di sabato. Insospettita la ventenne chiede a Impagnatiello di vedere in video Giulia. Ma lui trova scuse, si contraddice. A quel punto per la ragazza salgono ancora di più i sospetti. Poi all’improvviso si trova sotto casa il 30enne che le dice che Giulia se ne è andata, lui è libero. Ma lei non gli permette di entrare in casa, ha paura. Il giorno dopo, Impagnatiello  è “strano”, le dice solo che Giulia quel giorno non rispondeva più nemmeno alle sue telefonate. “In quelle circostanze – aggiunge – ho notato fuoriuscire dallo zaino di lavoro di Alessandro che aveva in spalla dei guanti in lattice di colore azzurro”. Infine, riesce a contattare la sorella di Giulia, nonostante le resistenze di lui: è allora che scopre che nessuno ne sa più niente della 29enne. “Ero e sono preoccupata per Giulia”, metterà a verbale. E la stessa preoccupazione la confiderà alla sorella di Giulia.

Impagnatiello “ha inviato messaggi all’amica della compagna dal telefono della Tramontano quando l’aveva già uccisa”, emerge dalle indagini. “Non ha esitato a ucciderla. Non solo, si è accanito sul suo corpo tentando di disfarsene, dandogli fuoco. È stato individuato in 72 ore. Nonostante i tentativi di depistaggio che ha fatto. Ieri sera siamo arrivati a capo di questa triste vicenda”, le parole del comandante provinciale dei carabinieri Iacopo Mannucci Benincasa. Sercondo quanto riportato dall’Ansa, dopo la confessione, espressa senza emozioni, il killer ha sostenuto con gli inquirenti la tesi che Giulia quella sera aveva iniziato “a procurarsi dei tagli sulle braccia” e inferto qualche taglio al collo e “per non farla soffrire” lui le aveva dato il colpo di grazia, con altre tre o quattro coltellate. Versione ritenuta poco credibile proprio perché le prove, come le ricerche sul web per disfarsi del corpo, lasciano intendere che l’omicidio fosse premeditato.