Era scomparsa tra sabato e domenica. Un ultimo messaggio era arrivato alle 21.30 alla mamma, ma c’è il dubbio che anche quello fosse un tentativo di depistaggio da parte del fidanzato reo confesso. Giulia Tramontano, 29enne incinta al settimo mese è stata uccisa dal suo compagno, padre del bambino che portava in grembo, Alessandro Impagnatiello, 30 anni, barman in un locale vip del centro di Milano. Giulia, originaria di Sant’Antimo, agente immobiliare, viveva a Senago con l’uomo che nella notte tra mercoledì e giovedì ha confessato il temendo omicidio. Una vicenda tremenda che ha tenuto per cinque giorni l’Italia col fiato sospeso, la sua famiglia attaccata alla speranza di trovarla viva.
Secondo una prima ricostruzione fatta da Repubblica, gli investigatori hanno cercato la ragazza per quattro giorni e quattro notti. Il corpo era stato nascosto a mezzo chilometro dalla casa che condivideva con Impagnatiello e mezzo chilometro dalla caserma dove il 30enne era andato a denunciare la scomparsa della ragazza già domenica sera. Ma già in quel momento c’erano state le prime contraddizioni nelle sue dichiarazioni che avevano portato la Procura milanese ad indagarlo per omicidio volontario aggravato, occultamento di cadavere e procurato aborto. Ma il corpo di Giulia non si trovava: era quello il tassello fondamentale.
Per giorni si sono ripetuti gli appelli della famiglia di Giulia a chiedere aiuto per cercare di trovarla. Poi mercoledì, dopo una giornata intensa in cui gli investigatori avevano trovato tracce di sangue della ragazza sul pianerottolo dell’appartamento e sulle scale e infine sui tappetini dell’auto di Impagnatiello, l’uomo ha confessato e ha segnalato ai carabinieri il luogo dove aveva gettato il corpo della ragazza.
Ha confessato dettagli inquietanti. L’omicidio sarebbe avvenuto tra le 19.05 e le 20 di sabato. Dopo aver colpito a coltellate Giulia nel loro appartamento, ha provato a bruciarne il corpo due volte: la prima nella vasca da bagno di casa con l’alcol, la seconda fuori dall’appartamento, con la benzina, ma senza riuscirci. Da qui la scelta di abbandonare il corpo della ragazza in mezzo alla boscaglia. I mp gli contestano anche la premeditazione. Ancora più agghiacciante quello che è successo dopo l’omicidio: l’uomo ha contattato l’amante con telefonate e messaggi per dirle: “Lei se ne è andata, il figlio non è mio, sono libero”.
E’ stata proprio la donna con cui Impagnatiello aveva una relazione parallela a dare le prime dichiarazioni agli investigatori. Lei, una collega americana del 30enne, aveva una storia con lui. Era anche rimasta incinta ma aveva interrotto la gravidanza mesi prima. Gliulia aveva scoperto tutto. Le due donne però non erano a conoscenza l’una dell’altra. Da qui la necessità di incontrarsi e chiarirsi per quell’incontro a tre avvenuto sabato mattina di cui Giulia aveva dato notizia a sua mamma e suo padre. Agli specialisti della Omicidi la ragazza aveva raccontato di essere stata proprio lei, stanca delle bugie, a cercare con forza un incontro con Giulia per capire la verità. Così solo quella mattina le due avevano preso conoscenza dell’esistenza l’una dell’altra. L’uomo aveva anche un figlio di 6 anni avuto ancora con un’altra relazione. Poi il castello di bugie si è sgretolato e con esso la speranza della famiglia di Giulia di trovarla viva, lasciando solo spazio a un dolore enorme.