L'agenda del governatore
Visco boccia il governo su tasse e salario minimo: “Non c’è tempo da perdere”
L'agenda del numero uno della Banca d'Italia bacchetta la Meloni
Economia - di Giulio Seminara
Ecco l’agenda Visco, un programma economico ma anche sociopolitico che scuote la politica e quasi fa il controcanto a un’altra agenda, quella di Giorgia Meloni. Ieri nella sede di via Nazionale il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco si è di fatto congedato dopo dodici anni e due mandati al timone, con cambio al vertice previsto a ottobre.
Ma al di là delle formalità di rito, le sue considerazioni finali, sebbene espresse col lessico tecnico e sobrio di un economista navigato, sono sembrate autentiche frustate indirizzate all’esecutivo su vari temi: dal Pnrr all’immigrazione, dal Mes al salario minimo, passando per le riforme. Così il commiato del governatore è diventato una sorta di intervento programmatico da governo ombra capace di realizzare il miracolo di unire le opposizioni in un unico placet. Nell’imbarazzo della maggioranza di destra, che non ha mai amato l’inquilino uscente di palazzo Koch. La frustata più significativa è forse sul Pnrr: “Non c’è tempo da perdere, si tratta di uno snodo cruciale”.
Una frase che sembra dare ragione ai tanti osservatori che temono un ritardo da parte del governo in questa partita fondamentale anche a causa dei ripetuti bracci di ferro con l’Unione europea, oltre che con la Corte dei Conti. E sul continuo ping pong con Bruxelles sulle modifiche ai capitoli di spesa già previsti nel Piano Visco è chiaro: “I miglioramenti sono possibili. Nel perseguimento di eventuali modifiche bisogna però tenere conto del serrato programma concordato con le autorità europee; al riguardo, un confronto continuo con la Commissione è assolutamente necessario, nonché utile e costruttivo”.
Altro che braccio di ferro con l’Unione, le uniche modifiche in corsa possibili sono quelle concordate con Bruxelles, e tutte subordinate al “serrato programma concordato”. Altro che fughe in avanti, scontri con la Commissione e nuovo Pnrr. Ma il governatore rilancia anche sul Mes: “Non appena sarà pienamente operativa la sua riforma il Mes potrà svolgere un ruolo importante fornendo una rete di sicurezza finanziaria al fondo di risoluzione unico”. Fumo negli occhi per il Meloni, da tempo in difficoltà su questa misura. Visco tocca poi un altro punto: le spese vanno accompagnate da “essenziali” e “da troppo tempo attese” riforme. E pure su queste il governatore ammonisce: «Nei prossimi anni ogni eventuale aumento di spesa o riduzione di entrata, anche nell’ambito di riforme già annunciate quali quella del fisco o dell’autonomia differenziata, non potrà prescindere dall’identificazione di coperture strutturali adeguate e certe».
Un deciso niet all’autonomia differenziata tanto cara alla Lega, ma anche all’altra bandiera leghista, la flat tax, sostanzialmente chiamata in causa e contestata dall’economista in questo passaggio: “Nessun intervento può realisticamente prescindere dai vincoli posti dal nostro elevato pubblico né dai principi di progressività e capacità contributiva sanciti dalla Costituzione”. Se da un lato il governatore ha voluto tranquillizzare sulla tenuta economica del Paese, con una “crescita per il 2023 dell’1%” e un sistema bancario in “buoni condizioni”, dall’altro ha messo il dito nella piaga del mondo del lavoro: “Troppi, non solo tra i giovani, non hanno un’occupazione regolare o, pur avendola, non si vedono riconosciute condizioni contrattuali adeguate”.
Su questo punto Visco fa sua una proposta molto discussa in questi mesi: “Come negli altri principali paesi, l’introduzione di un salario minimo, definito con il necessario equilibrio, può rispondere a non trascurabili esigenze di giustizia sociale.” Musica per le orecchie dell’opposizione. Il senatore e responsabile economico del Pd Antonio Misiani ha definito “molto condivisibili” le considerazioni del governatore e in particolare i passaggi sul “salario minimo” e “la progressività fiscale”, chiudendo poi con un laconico “chi ha orecchie per intendere intenda”. Di orecchie, stavolta “da mercante” ha parlato pure Giuseppe Conte accusando Meloni e il suo governo di non fare sulla giustizia sociale.
Ma sul sociale l’agenda Visco è stata citata anche da Nicola Fratoianni e lodata da esponenti di Azione e Italia Viva, un vero e proprio miracolo politico. Comprensibilmente scettico il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani che, “rispondendo” al governatore ha ridimensionato la portata del salario minimo rilanciando il taglio al cuneo fiscale, in sintonia con la sua maggioranza. Anche l’immigrazione rappresenta un solco tra il pensiero dell’inquilino di Palazzo Koch e l’inquilina di Palazzo Chigi. L’economista non sembra credere più di tanto alla campagna del governo in favore della natalità come panacea di tutti i mali di un paese molto anziano e in crisi demografica, ritenendo invece che il futuro dell’economia italiana dipenda più dai flussi migratori.
Secondo Visco infatti “un recupero della natalità dai livelli particolarmente bassi del 2021, per quanto auspicabile, rafforzerebbe l’offerta di lavoro solo nel lunghissimo periodo”, perché ormai “per i prossimi venti-trent’anni i giochi sono fatti”. Così il nostro sistema produttivo ”non potrà contare su un aumento endogeno delle forze di lavoro” e “gli effetti del calo della popolazione nelle età centrali potranno essere mitigati nel medio periodo, oltre che da un allungamento dell’età lavorativa, solo da un aumento del saldo migratorio”. Altro che blocchi navali e porti chiusi, per il governatore di Bankitalia ci vogliono “politiche ben concepite di formazione e integrazione” nella consapevolezza che gli immigrati sono una grande risorsa per un paese anziano come l’Italia.
Al contrario è proprio con un passaggio sui giovani che Visco conclude le sue ultime considerazioni finali da governatore: “Andranno ascoltati, aiutati dalle altre generazioni a formarsi, senza vincoli, per tradurre in interventi realistici gli schemi che sapranno elaborare per un mondo futuro, non più povero, ma più sicuro e più giusto”. Più che un commiato dal timone della Banca d’Italia sembrava la chiusura di un comizio del Pd. Uno spunto valido per la segretaria Elly Schlein: se vuole integrare il suo programma adesso può disporre anche dell’agenda Visco, la ricetta miracolosa che unisce tutta l’opposizione.