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Maternità surrogata, la corsa prima del “reato universale”: nemmeno la guerra ferma i viaggi in Ucraina

Maternità surrogata, la corsa prima del “reato universale”: nemmeno la guerra ferma i viaggi in Ucraina

Il dibattito sul “reato universale di surrogazione di maternità” spaventa tanti che vedono nella gestazione per altri l’unico modo per avere un figlio. E da quando questa è diventata una proposta di legge è aumentata la corsa dall’Italia verso nazioni dove la gestazione per altri è consentita. E così l’incredibile corsa ad ostacoli che devono affrontare le famiglie, e le falle normative che inevitabilmente finiscono per ricadere sui più piccoli, bambine e bambini già nati, a seguito di Gestazione per altri praticata legalmente all’estero.

Come ricostruito da Riccardo Magi sul nostro giornale, la proposta di legge di Fratelli d’Italia, che già nella scorsa legislatura era stata depositata a prima firma Giorgia Meloni affiancata da un’analoga proposta di Mara Carfagna, mira, infatti, ad estendere la perseguibilità del reato di gestazione per altri, dispregiativamente “utero in affitto”, anche nei casi in cui la condotta sia messa in atto in un Paese (diverso dall’Italia) dove non è reato, ma, al contrario, è del tutto legale e regolamentata magari in forma solidale. Il 19 giugno ci sarà il passaggio in Aula della proposta di legge.

Secondo quanto ricostruito da Repubblica, il cosiddetto “turismo procreativo” consta di centinaia di viaggi verso Ucraina, Grecia, Repubblica Ceca, Georgia, Stati Uniti, paesi dove è consentita la gestazione per altri. Il copione è sempre uguale: al ritorno battaglie nei tribunali per trascrivere i certificati di nascita dei bambini e miriadi di difficoltà. Il fenomeno negli ultimi tempi sarebbe aumentato anche in Ucraina, dopo un iniziale stop per la guerra, le cliniche hanno ripreso a gestire gestazioni di supporto. Secondo alcune stime sono 500 le coppie italiane che negli ultimi due anni si sono rivolti alle cliniche ucraine. Nemmeno la guerra ferma il desiderio di avere un figlio.

Repubblica riporta la testimonianza di un padre appena tornato dall’Ucraina: “Sono dovuto tornare qui da solo perché mia moglie ha avuto un problema di salute e abbiamo un’altra bambina di due anni e mezzo. Per giorni però mi hanno negato il passaporto della piccola, perché, appunto, al consolato volevano che fossimo entrambi presenti, nonostante tutti i documenti fossero in regola con una procura speciale di mia moglie”. Secondo quanto riportato da repubblica il clima sarebbe già cambiato. Per legge, sul certificato di nascita dei bambini nati in Ucraina compare il nome dei due genitori italiani e non della madre surrogata, una mamma e un papà, perché l’Ucraina non accetta genitori dello stesso sesso. L’embrione deve avere il materiale genetico di uno dei due genitori, e questo viene attestato alla nascita da un esame del Dna.

“Finora le coppie non hanno avuto alcun problema al rientro in Italia – spiega Giorgio Muccio, avvocato, da anni segue i percorsi delle coppie eterosessuali che ricorrono alla maternità surrogata – anche se certamente il clima è cambiato“. Ad esempio per le trascrizioni dei certificati. “Molti comuni registravano semplicemente l’atto di nascita estero, mentre oggi sono aumentati i casi di rifiuto di trascrizione del genitore non biologico. In pratica non viene riconosciuta la madre italiana. Così anche per le coppie eterosessuali ora la strada è diventata la stepchild adoption. Ossia l’adozione del figlio del coniuge. Sul fronte burocratico temo che con la legge sul reato universale le cose possano complicarsi e i tempi di trascrizione allungarsi. Ma questo non fermerà le coppie. Ne partono a decine”.

Il desiderio di avere un figlio non ferma le coppie nonostante le difficoltà. Nonostante la guerra, come è il caso dell’Ucraina. E come testimonia ancora il papà intervistato da Repubblica appena tornato in Italia con la sua piccolina nata in Ucraina: “Il nostro percorso è stato costellato da ostacoli, da costi altissimi, attraverso un’agenzia che si è comportata in modo disonesto. Ma mia moglie ed io rifaremmo tutto e saremo sempre grati alla donna che ci ha aiutati a mettere al mondo la nostra bambina. Anche se, sembra incredibile, pochi mesi prima che partissimo per Kiev, siamo diventati anche genitori adottivi”.

La coppia non può avere figli per motivi di salute ma ha tanto amore da voler dare a dei figli. Hanno iniziato il percorso per l’adozione ma è passato tantissimo tempo prima che il tribunale li contattasse. E intanto però avevano congelato i loro embrioni. Non volevano lasciarli morire e così hanno scelto la maternità surrogata che ha portato alla luce un’altra bambina. Così si sono trovati con due bambine e il loro amore per loro è raddoppiato. Una storia particolare che fa capire come nessuna legge fermerà il desiderio di paternità o maternità.