Domani la premier Giorgia Meloni sarà di nuovo in Tunisia, questa volta accompagnata da Ursula Von Der Leyen. La pressione sul presidente dittatore Saied perché accetti soldi in cambio di detenzioni e catture di migranti che tentano di raggiungere le coste europee è continua. Con un punto in più, dopo il varo dell’accordo europeo sulla migrazione e l’asilo: la costruzione in Tunisia di campi di concentramento per i deportati che verranno espulsi dall’Italia e da altri stati europei.
Non si tratta solo, per la parte tunisina, di farsi pagare il “controllo” poliziesco della frontiera sud dell’Europa. È chiaro che una volta deportate le persone, pur non avendo commesso alcun reato se non quello di essere al mondo, verranno internate in “zone di concentrazione”, che fonti ben informate dicono già individuate al sud del paese. Vicino al deserto, che è come il mare: può inghiottire facilmente e senza che restino tracce. È quella che il ministro degli Interni italiano Piantedosi chiama “dimensione esterna”.
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I soldi con cui Meloni e Von Der Leyen proveranno a comprare i servigi di Saied proverranno dal fondo apposito alimentato dalle sanzioni per quegli Stati europei che non accetteranno le ricollocazioni: ventimila euro ogni migrante rifiutato, che serviranno a deportarne ed internarne molti altri. Di fronte a questo salto di qualità in senso criminale della guerra contro esseri umani, la grande stampa e i media non sembrano battere ciglio. “Meloni non vota con Orban”, recitano alcuni titoli.
Ma l’orbanizzazione dell’intera Europa, socialdemocratici tedeschi inclusi, è taciuta. È il vento di destra che soffia sui diritti umani. Come si può vedere dal tenore stesso della discussione europea – è incredibile persino pensare che argomenti come le deportazioni di innocenti possano essere discussi – è l’intera politica europea ad essersi spostata verso Orban, per soffiargli i voti senza cambiare la visione e le scelte. Come già dimostrato dall’esperienza italiana, a furia di copiare l’avversario nel tentativo di sottrargli consenso senza fatica, si diventa solo la sua brutta copia. Meloni, che in questo appare certo più scaltra di altri suoi predecessori, lo ha capito fin troppo bene.
L’incapacità di alternativa, prodotta da un’ansia da prestazione elettorale, ha fatto scivolare l’Europa dentro il baratro dell’assenza di scrupoli ma soprattutto di anima. La difesa dei confini dai poveri, dai richiedenti asilo, dai bambini che poi ci scandalizzano, sempre meno, quando li vediamo morti distesi su una spiaggia, è il grande risultato. Disumano, o meglio post umano.
Il paese più anziano al mondo dopo il Giappone lavora incessantemente per impedire che giovani vite possano crescere. Tutto questo accade non a fronte di un esodo biblico dall’Africa o dai Balcani, ma davanti a spostamenti di esseri umani che rapportate al numero degli abitanti del pianeta, otto miliardi, e alle condizioni spaventose in cui versano in centinaia di milioni, sono persino incredibilmente basse. Secondo le Nazioni Unite, nel mondo, i migranti forzati sono circa cento milioni.
Se pensiamo alle quaranta guerre che insanguinano il pianeta, alla desertificazione a causa del cambiamento climatico, alla depredazione di risorse con cui i paesi ricchi possono essere ricchi, alla fame, alla sete, beh, ma davvero è un miracolo che quasi tutti vogliano stare a casa loro. Il diritto di restare, altro grande tema insieme al diritto a migrare che questa politica codarda e senza visione si ostina a non voler affrontare, dovrebbe voler dire ad esempio che la nostra strategia sul Mediterraneo non possa essere fatta da una attività di “piazzisti di lager” in tutti i paesi dell’altra sponda. Di promozione del “campo profughi” in franchising.
Ma ci vuole una visione. Come ce l’avevano Dossetti e La Pira ad esempio. Ci vuole anche un senso di fraternità, che è il contrario di quel disprezzo ormai manifesto per le condizioni degli altri. Per sopire l’inquietudine che potrebbe anche disturbare le nostre tranquille discettazioni sulla democrazia e la civiltà, di cui ci cingiamo la testa mentre pianifichiamo le sofferenze degli innocenti, basta dire che è tutta colpa dei cattivoni di Visegrad. Di Orban. Addio cara Europa.