Il futuro dei dem
Alla Schlein serve una idea di futuro contro la piccola nazione della Meloni
E’ urgente utilizzare il tempo che ci divide dai prossimi passaggi elettorali per ridefinire dentro alla modernità un’identità culturalmente egemone del Partito Democratico
Editoriali - di Paola De Micheli
L’esperienza politica maturata sul campo e i ruoli di responsabilità ricoperti mi concedono la libertà di spendere qualche parola – anche di critica costruttiva – nei confronti della comunità del Pd e del suo attuale travaglio. Comunità alla quale mi lega non solo la riconoscenza, ma anche un affetto incondizionato. Oggi, all’opposizione nel Paese e in Parlamento, e dopo una sconfitta amministrativa che brucia, è necessario l’uso del realismo e della massima franchezza nelle nostre discussioni.
Sono profondamente convinta che in questa fase storica, con la destra più agguerrita, corporativa e conservatrice alla guida del Paese (in preoccupante avanzata anche in Europa), non sia in gioco una leadership, che è comunque pro tempore, ma il progetto stesso del Partito Democratico nella sua prospettiva e visione. L’affermazione di Elly Schlein alle primarie aperte ha rappresentato una novità e una speranza, ma ha generato uno strappo nel partito, dovuto alla concomitante vittoria del suo principale contendente, Stefano Bonaccini, tra gli iscritti.
Lo sforzo di ricucire dopo questa vicenda è responsabilità di tutte e tutti. Per questa ragione sono inaccettabili i retro pensieri rispetto al riconoscimento del risultato del congresso, quando in maniera costruttiva, volitiva e disponibile, si prova a dare un contributo. Già nella prima direzione nazionale dopo l’insediamento della nuova segretaria ho riproposto una vera e profonda stagione rifondativa e costituente del Pd, visto che quella precedente non si è compiuta. E’ urgente utilizzare il tempo che ci divide dai prossimi passaggi elettorali per ridefinire dentro alla modernità un’identità culturalmente egemone del Partito Democratico, senza perdersi in dibattiti stanchi e ormai sterili del nostro più o meno recente passato. La serietà nell’analisi dei nuovi bisogni e la visione di un futuro possibile sono alla portata del Pd e della nuova segreteria.
Un futuro che non sia quello angusto, imposto con parole e fatti dall’ideologia dalla destra: una “nazione” piccola, emarginata nel continente, con disuguaglianze e i conflitti destinati a crescere, senza alcuna spinta di progresso dei diritti sociali e civili. La novità rappresentata dall’elezione di Schlein apre la possibilità di disegnare per il Pd un profilo culturale e politico nuovo, con una proposta aperta e convincente di governo: perché il destino della nostra comunità non è la vocazione minoritaria, ma di essere una forza di governo. La nostra proposta è quella di approfondire i temi di un nuovo umanesimo, che a partire dai bisogni di protezione, di lavoro, di qualità della vita, di salute e di formazione delle persone, affronti una tenace lotta alle disuguaglianze.
I valori che fanno riferimento ad alcune delle recenti Encicliche di Papa Francesco ci indicano inoltre la direzione per superare le contraddizioni che hanno attraversato il Pd: come nel caso dell’Ecologia integrale che propone una nuova armonia nel rapporto tra l’uomo e la natura. Soltanto con proposte incentrate su un sistema valoriale solido possiamo uscire dal dualismo tra la realizzazione di nuovi diritti sociali e diritti civili, e dal conflitto fra la transizione ecologica e politiche industriali e del lavoro sostenibili. Per uscire dall’angolo il Pd deve costruire e imporre con autorevolezza un’agenda realistica con i bisogni concreti delle persone, che contrasti l’impoverimento del Paese: l’aumento dei prezzi, il lavoro e i salari, l’uso dei fondi del Pnrr, e un tema non ancora emerso con la giusta forza nel dibattito pubblico, ma che rappresenta una questione fondamentale per riconoscere l’utilità della democrazia, quello della sanità pubblica.
Uno dei principi fondativi della nostra Costituzione è messo oggi pesantemente in discussione. A macchia di leopardo in Italia le persone non vivono più la tranquillità di affidarsi al servizio sanitario pubblico per guarire o anche solo per avere cure veloci e appropriate. La crisi pandemica, invece di rappresentare la svolta per una sanità più moderna, ha tolto il velo a disuguaglianze insopportabili. L’unico rimedio della destra è quello dissennato dell’autonomia differenziata, che peggiorerà soltanto la condizione delle persone. L’affanno finanziario delle Regioni e la latitanza del Governo sulle questioni sanitarie ci stanno spingendo verso una deriva pericolosa, fatta di nuove ingiustizie in un sistema classista.
Urge una proposta forte, riformista e innovativa da parte del Pd, fondata su livelli essenziali e appropriatezza delle cure, per garantire saldo e intangibile il diritto universale gratuito alla salute delle persone, al di là del reddito e della residenza. E’ un banco di prova fondamentale per il futuro partito che insieme, sostenendo la segretaria, abbiamo il dovere morale di costruire, se vogliamo continuare a chiamarci democratici.