Femminicidio di Incisa, confessa il compagno di Floriana Floris: ma sulla sua versione restano dubbi
Cronaca - di Redazione
Si è risvegliato dal coma farmacologico dopo sei giorni, trascorsi nel reparto di Terapia intensiva dell’ospedale di Asti, ed ha confessato: è stato lui ad uccidere la compagna Floriana Floris, trovata morta venerdì scorso nel suo nell’appartamento in piazza XX Settembre a Incisa Scapaccino, piccolo comune in provincia di Asti, in Piemonte.
Ad ammettere le sue responsabilità è stato Paolo Riccone, 57enne originario di Nizza Monferrato, che come riferisce l’Ansa avrebbe confessato il delitto ai carabinieri e al magistrato della procura di Alessandria. Delitto che sarebbe maturato durate “un raptus”, ha aggiunto Riccone durante un brevissimo interrogatorio. Tuttavia la dichiarazione, proprio per le condizioni psico-fisiche del sospettato, non è considerata al momento pienamente attendibile. Ancora molto provato e confuso Riccone non avrebbe saputo rispondere sul movente, fa sapere all’Ansa il difensore d’ufficio, Federica Falco, del foro di Alessandria.
Riccone avrebbe ucciso la compagna, ex agente di commercio di Milano 49enne, con 30 coltellate alla gola e sul resto del corpo: subito dopo ha tentato il suicidio in più modi, prima tagliandosi i polsi e poi ingerendo un mix di candeggina e psicofarmaci.
Tutto inutile. Venerdì i carabinieri si sono precipitati nell’appartamento dopo una segnalazione da parte della figlia di Floris, che non riusciva più a mettersi in contatto con la madre: nell’abitazione hanno trovato il 57enne sdraiato sul letto, semi incosciente, con i vestiti intrisi di sangue.
Riccone, indagato per omicidio, avrebbe ucciso la compagna almeno due giorni prima del ritrovamento del corpo senza vita. Eppure sulla confessione ci sono dubbi: venerdì scorso, prima di essere trasportato in ospedale e di finire in coma farmacologico, aveva dato una versione completamente diversa dei fatti, dicendo di avere trovato la sua compagna morta al rientro a casa e di avere cercato di suicidarsi per la disperazione.
“Va accertata la capacità di intendere e volere di Riccone all’epoca e adesso, quindi l’attendibilità delle dichiarazioni rilasciate – precisa l’avvocato Falco – Oggi era sveglio, ma sempre molto confuso, anche sulle domande più semplici. Chiederò la perizia psichiatrica ma già il pm potrebbe provvedere d’ufficio. Al momento resta piantonato in ospedale. Personalmente non lo conosco, so molto poco di lui, ma questa resta, in ogni caso, una bruttissima storia“.
Come sottolinea Repubblica, Riccone circa 10 anni fa era caduto in depressione a seguito della morte della moglie. Si era quindi trasferito da Roma a Milano per convivere con la nuova compagna, Floriana Floris. L’uomo, che nella capitale collaborava come consulente per il ministero del Lavoro, era seguito da uno psichiatra che gli prescriveva degli psicofarmaci. Quindi due anni un nuovo trasferimento, a Incisa, per accudire il padre malato di tumore, genitore deceduto lo scorso 2 maggio.