Alta tensione in Kosovo, tre poliziotti di Pristina arrestati al confine serbo: scambio di accuse tra Kurti e Vucic
Esteri - di Carmine Di Niro
Torna ad esplodere la tensione al confine tra Serbia e Kosovo, Paese che il governo di Belgrado non ha mai riconosciuto (con l’appoggio di Cina e Russia) e che è già stato teatro due settimane dei clamorosi scontri di Zvecan in cui sono rimasti feriti anche 14 soldati italiani.
Il primo ministro di Pristina Albin Kurti ha denunciato su Twitter che tre suoi agenti di polizia sono stati rapiti mercoledì 14 giugno nella zona al confine nord: “Tre poliziotti kosovari sono stati rapiti oggi dalle forze armate serbe all’interno dei nostri confini. Sia l’incursione delle forze che il rapimento sono chiari atti di aggressione internazionale. Chiediamo l’immediato rilascio degli agenti, e la condanna internazionale di queste azioni», ha scritto Kurti sul social network.
Three Kosova Police officers were abducted today by Serbian Armed Forces within Kosova’s borders. Both the incursion of the forces & the abduction are open acts of int’l aggression. We call for the officers’ immediate release, and for the int’l community to denounce these acts.
— Albin Kurti (@albinkurti) June 14, 2023
Nella versione kosovara i tre agenti della polizia locale avevano denunciato la presenza di alcuni uomini armati e mascherati nell’area: giunti i rinforzi nell’area di confine tra i due Paesi, i colleghi hanno trovato le auto della polizia vuote, con i tre agenti irrintracciabili.
Diversa la versione del governo serbo: secondo il mistero degli Interni di Belgrado, i tre poliziotti sarebbero stati “arrestati” da un’unità speciale antiterrorismo della polizia all’interno del territorio serbo, a 1,8 chilometri dalla linea amministrativa di demarcazione, come Belgrado definisce la frontiera con il Kosovo.
Stando alla ricostruzione che arriva dalla Serbia “con l’intervento rapido ed efficiente della polizia serba, è stato sventato il tentativo della polizia del cosiddetto Kosovo di invadere il territorio della Serbia centrale per condurre un’azione che secondo tutti i parametri è un atto terroristico con l’obiettivo di destabilizzare ulteriormente la situazione e far crescere il conflitto con la Serbia”.
Secondo Belgrado, i poliziotti, in uniforme militare, portavano armi automatiche, dispositivi GPS, mappe e altre attrezzature. “Il gruppo terroristico è stato arrestato oggi alle 12:38 nella Serbia centrale, nella zona del villaggio di Gnjilica, comune di Raska“, ha dichiarato Petar Petkovic, capo dell’ufficio serbo incaricato degli affari kosovari
Lo scontro tra Serbia e Kosovo è diventato rapidamente politico. Il presidente serbo Aleksandar Vucic ha accusato il suo omologo di Pristina di non fare nulla per calmare la situazione ma, al contrario, puntare ad esasperare la già tesa situazione al confine e di volere così una guerra ad ogni costo. “Temo che abbiamo varcato il Rubicone e che sarà molto difficile il ritorno alla normalità”, ha detto Vucic in serata alla tv pubblica Rts.
Le tensioni nell’area sono aumentate dopo l’insediamento dei sindaci albanesi kosovari in quattro comuni del nord, dove la popolazione a maggioranza serba aveva boicottato le elezioni lo socrso aprile. In Kosovo vivono circa 120.000 serbi, un terzo dei quali nel nord dell’ex provincia, che conta 1,8 milioni di abitanti, la stragrande maggioranza dei quali sono albanesi kosovari.
Una situazione potenzialmente esplosiva sulla quale “vigila” l’Unione europea, in contatto con le autorità serbe e kosovare, oltre che con la missione Nato in Kosovo (Kfor), “per capire di più” sulla dinamica degli eventi che hanno portato all’arresto dei tre agenti.
Il portavoce dell’Ue Peter Stano ha spiegato che entrambe le parti devono astenersi da azioni che possano inasprire ulteriormente le tensioni nel nord del Kosovo. “Siamo in contatto con entrambe le parti, così come con la Kfor, per determinare cosa e come esattamente è successo. Chiediamo al Kosovo e alla Serbia di astenersi da qualsiasi azione o reazione che possa ulteriormente contribuire ad aumentare le tensioni. Ripetiamo l’appello dell’Ue per un’immediata riduzione dell’escalation“, ha detto Stano.