Le polemiche
Chi è Mario Delpini, l’arcivescovo di Milano della discussa omelia ai funerali di Silvio Berlusconi
La polemica sulle parole dell'arcivescovo. "Che cosa possiamo dire di Silvio Berlusconi? È stato un uomo: un desiderio di vita, un desiderio di amore, un desiderio di gioia"
Politica - di Redazione Web
Continua a far discutere l’omelia di Mario Delpini, l’arcivescovo di Milano, che ieri ha celebrato i funerali di Silvio Berlusconi al Duomo. “Silvio Berlusconi è stato certo un uomo politico, è stato certo un uomo d’affari, è stato certo un personaggio alla ribalta della notorietà. Ma in questo momento di congedo e di preghiera – il passaggio finale, quello che ha fatto più discutere – , che cosa possiamo dire di Silvio Berlusconi? È stato un uomo: un desiderio di vita, un desiderio di amore, un desiderio di gioia. E ora celebriamo il mistero del compimento. Ecco che cosa posso dire di Silvio Berlusconi. È un uomo e ora incontra Dio“.
All’uscita dal Duomo il direttore del tg di La7 Enrico Mentana aveva subito osservato come anche l’omelia avesse diviso, “molto forte, perché è sembrata in parte laica. Di ricongiunzione tra la vita, i piaceri e in parte anche le smodatezze della vita e poi il momento della resa dei conti”. Il giornalista aveva riportato di facce sconcertate, “non tutti l’hanno apprezzata allo stesso modo”. Se per il direttore de Il Foglio Claudio Cerasa era stato “gigantesco Delpini. La sua omelia su Berlusconi è un saggio di vita, di fede, di anti moralismo“, per l’ex radicale e già portavoce di Forza Italia Daniele Capezzone l’omelia è stata “costruita in modo furbo, perché suscettibile di interpretazioni opposte. Un orecchio benevolo vi coglierà la naturale tensione di ogni essere umano alla gioia, al desiderio, alla dimensione terrena (su questo registro si muovono i primi due paragrafi). E, al momento della morte, c’è una doverosa e rispettosa sospensione di ogni giudizio, che spetta solo a Dio”.
Delpini ha diviso, o forse è Berlusconi che continua a dividere anche tramite la sua predica. È arcivescovo di Milano dall’estate del 2017. È nato a Gallarate, il 29 luglio 1951, cresciuto nella parricchia di San Giorgio di Jerago. Ha frequentato le scuole medie e i due anni del ginnasio ad Arona, risiedendo nel Collegio De Filippi. È entrato alla sede di Venegono Inferiore del Seminario di Milano nel 1967, ordinato presbitero nel giugno 1975. Fino al 1987 ha insegnato nel Seminario minore della diocesi di Milano, prima a Seveso e poi a Venegono Inferiore. Delpini ha conseguito la laurea in Lettere presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, la licenza in Teologia presso la Facoltà teologica dell’Italia Settentrionale, con sede in Milano, il diploma in Scienze Teologiche e Patristiche presso l’Istituto Augustinianum con sede in Roma.
Rettore del Seminario Minore, del Quadriennio Teologico, Rettore Marrio dei Seminari di Milano, insegnante di Patrologia, Vicario episcopale della Zona Pastorale VI di Melegnano. Papa Benedetto XVI lo ha nominato vescovo ausiliare di Milano e vescovo titolare di Stefaniaco in Albania, l’ordinazione episcopale il 23 settembre dello stesso anno, nella Cattedrale di Milano, dal cardinale Dionigi Tettamanzi. Il suo motto è Plena est terra gloria eius. Dal 2007 al 2016 ha ricoperto l’incarico di segretario della Conferenza Episcopale Lombarda. È diventato vicario generale del cardinale Angelo Scola nel luglio 2012 e vicario episcopale per la formazione permanente del clero nel 2014.
Della complessità dell’omelia è indicativo come giornali lontanissimi, di segno opposto, abbiano lodato ma con prospettive e argomentazioni diverse le parole dell’arcivescovo. Se Giuliano Ferrara ha scritto sul Foglio che Delpini “ha dipinto un perfetto ritratto […] era un uomo contento, una macchina desiderante che cercava ardentemente la felicità, anche nelle feste citate con sprezzo del pericolo conformista dal suo parroco cerimoniere dell’ultimissima ora mondana”, sul Fatto Quotidiano Fabrizio d’Esposito ha scritto che l’arcivescovo ha “ricondotto B. alla sua dimensione terrena di uomo che adesso trova ‘in Dio il suo giudizio e il suo compimento’“.
Un altro passaggio significativo dell’omelia di Delpini: “Quando un uomo è un uomo d’affari, allora cerca di fare affari. Ha quindi clienti e concorrenti. Ha momenti di successo e momenti di insuccesso. Si arrischia in imprese spericolate. Guarda ai numeri e non ai criteri. Deve fare affari. Non può fidarsi troppo degli altri e sa che gli altri non si fidano troppo di lui. È un uomo d’affari e deve fare affari. Quando un uomo è un uomo politico, allora cerca di vincere. Ha sostenitori e oppositori. C’è chi lo esalta e chi non può sopportarlo. Un uomo politico è sempre un uomo di parte. Quando un uomo è un personaggio, allora è sempre in scena. Ha ammiratori e detrattori. Ha chi lo applaude e chi lo detesta”.