La cronaca dei funerali
I funerali di Stato aziendali di Silvio Berlusconi: non sembra esser mai esistita un’opposizione al “Caimano”
Il Duomo ieri pareva quello raffigurato da Dino Buzzati, un’enorme stalattite. Il defunto innalzato ad apostolo, protomartire della televisione, della politica e di se stesso
Editoriali - di Fulvio Abbate
La “Madonnina”, la bara, lo chignon da Eva Kant di Marta Fascina, il labbro superiore in evidenza di Marina Berlusconi, Renzi in terza fila; Umberto Bossi, cravatta verde, su carrozzina, ai lati dell’altare maggiore; i pennacchi dei carabinieri, l’arcivescovo e i concelebranti, le bandiere del Milan in piazza. Voci: “… c’è solo un presidente, c’è solo un presidente”. Omelia: “… l’estremo saluto al fratello Silvio con pietà cristiana”. L’abito blu quasi elettrico di Piersilvio B., le bandiere di Forza Italia, la piccola croce di diamanti al collo di Marina B., l’incenso; Mattarella in prima fila. Paolo Berlusconi, fratello. Toti.
Gli orecchini con disegno di luminaria di Giorgia Meloni. Un cerchietto a trattenere i capelli di Barbara B. La distesa di blazer ministeriali visti dall’abside. Gli autisti, gli uomini di scorta, gli addetti alle pompe funebri decisamente professionali; la foto del deceduto accostata alla bara. Braccia conserte, i carabinieri: solennità, protocollo. Daniela Bongiorno, con lei il ricordo, in dissolvenza incrociata, del funerale sempre in Duomo, di Mike. L’arcivescovo rivolto all’Altissimo: “Ti raccomandiamo con cuore filiale il nostro defunto fratello Silvio”. Luigi B., figlio minore. Lettura dal profeta Daniele: “In quei giorni io, Daniele, piangevo, il gran principe che vigila sui figli del tuo popolo”. Il defunto innalzato ad apostolo, protomartire della televisione, della politica e di se stesso.
Ignazio La Russa e Fontana in prima fila. Ugo Zampetti alle spalle di Mattarella. Lo spettro di Putin ad aleggiare. Rose bianche e rose rosse sul cofano; Jerry Scotti, postura da Buddha con borsello, tra i banchi, poco lontano Fedele Confalonieri, per lui forse la medesima cravatta di La Russa. Mario Monti. Volti, non meno in blazer, da personale Mediaset e delle altre holding del trapassato: editoria, assicurazioni, banche. Il libro delle scritture innalzato al momento dell’Alleluia. L’innaturale capigliatura di Piersilvio. Tajani, probabile-improbabile delfino, per lui le pendenze testamentarie politiche dentro Forza Italia, curatore fallimentare azzurro. Marcello Dell’Utri. Coro dei concelebranti in viola: “… vivere e desiderare una vita piena”. Mario Draghi a capo chino, “… vivere, vivere e desiderare una vita che non finisce…”.
Signora con ventaglio in seconda fila, bionda, corporatura ampia. Ancora il profilo di Marta Fascina. L’apparecchio acustico di Mattarella. Giorgia Meloni adesso a capo chino; testa mussoliniana di Galliani, Barbara D’Urso a mani giunte, dolente. La Toffanin e Maria De Filippi. Ancora l’omelia: “Gli affari e i clienti e i concorrenti, un uomo d’affari deve stare, sempre in scena tra ammiratori e detrattori”. Primo piano di Gianni Letta, il suo volto abituale. “In questo momento di congedo e di preghiera cosa possiamo dire di Silvio Berlusconi? È stato un uomo, un uomo che ora incontra Dio”, involontario ogni riferimento alla barzelletta dove il Cavaliere si immaginava al cospetto del Signore. Alessandra Mussolini. Dimenticavo: Gianni Letta è in terza fila, Maria De Filippi in seconda. Fuori il “popolo” di Mediaset, del Milan, di Forza Italia. Il braccialetto d’oro bianco al polso di un Paolo Berlusconi adesso a mani giunte. La diretta indugia anche sull’anello al dito di Marta Fascina. L’espressione interrogativa di Matteo Renzi, accanto a lui Gentiloni.
“Ora scambiatevi un segno di pace”, Renzi che si guarda intorno al momento dell’ostia. Marta Fascina trova ora le lacrime. Un “ghisa”.
Il logo dello speciale Tg5 listato a lutto occupa le tre reti del “Biscione”, funerali di Stato aziendali. La statua cromata di Sant’Ambrogio. La Toffanin senza le luci degli studi di “Verissimo”, Maria Vittoria Brambilla, Giorgetti, Gad Lerner; nuovamente Marta Fascina in primo piano che impalla Mario Draghi fuori fuoco. Pensieri possibili: e adesso il capo scorta brizzolato cosa farà? “Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati dal mondo, beati gli invitati alla cena dell’agnello”, il pensiero segreto terreno delle “cene eleganti”. Duomo, rondini, ancora bandiere del Milan.
L’arengario di sfondo. Tajani insegue l’ostia. Pier Ferdinando Casini, Boccia, il “cognato” Lollobrigida. Fuori i vessilli delle coppe vinte da rossoneri innalzati con orgoglio, lo stendardo reca scritto: “Grazie presidente!” accompagnato dall’immagine di Berlusconi mentre sigla il “contratto con gli Italiani”, nuove facce e faccine di uomini e donne Mediaset che hanno diritto di vita e di morte professionale sugli aspiranti ospiti dei talk a Cologno. Ci sarà anche Veronica Lario? Subito dietro la corona del presidente della Repubblica, la bara di Berlusconi raggiunge ora il sagrato: corazzieri, carabinieri, i picchetti d’onore militare, ironia del destino anche quello della Guardia di Finanza. Nella foto posta sulla bara Berlusconi si mostra braccia conserte: sembra dire: adesso vi guardo io.
“Lo sguardo impietrito di Alberto Zangrillo come a voler chiedere scusa per non essere riuscito a salvargli la vita”, commentano al Tg5.Claudio Cecchetto. Laggiù a Cologno cinquemila palloncini azzurri si alzano nel cielo subito sopra il tendone da circo di “Striscia la notizia”. Lorella Cuccarini solca la piazza, Giorgia Meloni abbraccia i figli del trapassato socchiudendo gli occhi. Ah, c’è pure Andrea Giambruno, il compagno. Ecco anche Denis Verdini, ecco Salvini, ecco Sgarbi. Una signora applaude tenendo al polso con orgoglio la Louis Vuitton. Un balcone con striscione: “Ciao, Silvio!”, la virgola è azzurra. Eleonora Berlusconi, abito scuro e veletta da Mata Hari, lascia la piazza. Tutto è perdonato, tutto è cancellato. Non sembra esser mai esistita un’opposizione al “Caimano”. Il Duomo adesso sembra quello raffigurato da Dino Buzzati, un’enorme stalattite. “C’è solo un presidente…”, c’era un presidente.