Ieri a Milano Elly Schlein ha scelto la linea di Sergio Mattarella e ha chiuso una stagione politica lunga un trentennio. Circa quindicimila le persone accorse in piazza Duomo. Appena duemila quelle che hanno avuto accesso alla basilica milanese: oltre i familiari e l’ingente blocco governativo con un’emozionata Giorgia Meloni in testa c’erano capi di Stato stranieri come Viktor Orban, conduttori televisivi, imprenditori, ex calciatori e allenatori, alti papaveri di stato, artisti e vertici istituzionali.
Tra loro una donna che con Berlusconi e questi trent’anni di opposte barricate in suo nome ha avuto poco a che fare, la segretaria del Pd Elly Schlein. La giovane leader ha dovuto fare i conti con Berlusconi a nome del centrosinistra e in occasione di questo appuntamento con la storia poteva scegliere tra almeno due strade. La prima era rappresentata dal coerente e ruvido antagonismo espresso, tra gli altri, dalla già presidente dem Rosy Bindi, che ha definito “inopportuno” il lutto nazionale, dal giovane consigliere regionale lombardo del Pd Paolo Romano, dal rettore dell’università per stranieri di Siena Tomaso Montanari e da un mondo di sinistra che sui social e sui giornali ha contestato fortemente la legittimità di queste celebrazioni solenni promosse dallo Stato.
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La seconda strada era stata invece tracciata dal capo dello Stato, che pure già da ministro Dc contestava l’allora imprenditore rampante Berlusconi, per poi nel 2015 ritrovarselo contro in occasione della sua prima elezione al Colle. Mattarella non ha serbato rancore per l’ex premier e poche ore dopo la sua scomparsa l’ha definito “un grande leader politico che ha segnato la storia del nostro Paese”, “una persona di grande umanità”, “un innovatore” e un “atlantista” e un “europeista”. La sua convinta partecipazione al funerale di ieri ha di fatto disarmato gli antiberlusconiani senza Berlusconi e chiuso la guerra dei trent’anni.
Elly Schlein poteva scegliere tra un antagonismo coerente con buona parte del passato della sinistra italiana e di un certo movimentismo ma probabilmente fuoritempo e fuoriluogo e un rispettoso onore delle armi che sa di fine guerra. La segretaria, dopo aver rinviato la direzione nazionale di lunedì in segno di rispetto per la morte dello storico avversario e aver per questo ricevuto qualche critica a sinistra, è andata al funerale, in compagnia dei capigruppo di Camera e Senato Chiara Braga e Francesco Boccia. Una scelta diversa rispetto ai compagni di opposizione Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, un’adesione alla linea Mattarella.
Oltre la pietas e il fairplay nella testa di Schlein c’era probabilmente la voglia di chiudere la stagione dell’antiberlusconismo e di lasciarsi alle spalle trent’anni di lotta politica senza esclusione di colpi all’insegna di un giustizialismo talvolta esasperato. C’era la voglia di iniziare davvero un’altra stagione e un’altra lotta, con avversari diversi non necessariamente meno insidiosi di Berlusconi. La direzione nazionale di lunedì saprà un po’ più di futuro. Giuseppe Conte invece ha disertato i funerali del leader di Forza Italia dopo la contestazione di una buona parte della base del Movimento che gli ha rimproverato la vicinanza all’avversario scomparso in occasione del rispettoso commiato sui social di lunedì. Ieri l’ex premier ha annunciato di voler dare oggi le motivazioni di questo forfait.