Schlein contraria, i sindaci a favore. Altra spaccatura, forse, a quanto pare, nel Partito Democratico scosso dalla sonora sconfitta alle amministrative e dalle divisioni interne che non nascono certo con la nuova segretaria. E però sembra un altro terreno di dibattito, quello dell’abuso d’ufficio, al centro del disegno di legge elaborato dal ministro della Giustizia del governo Meloni Carlo Nordio, che propone delle modifiche al codice penale e al codice di procedura penale. Il reato di abuso d’ufficio punisce chi commette atti illeciti nell’esercizio delle proprie funzioni di pubblico ufficiale e riguarda funzionari pubblici ma spesso anche sindaci e amministratori locali.
Proprio sindaci e amministratori locali negli ultimi anni si erano lamentati più volte di un reato che li spingerebbe a essere cauti, a evitare di assumersi responsabilità decisionali anche su provvedimenti banali per paura di incappare in procedimenti penali. Il ministro ha argomentato: a fronte di molti processi, si arriva a condanna molto raramente. E ha assicurato che l’abolizione non provocherà alcun “vuoto di tutela” perché “il nostro arsenale per combattere gli amministratori infedeli è tra i più agguerriti d’Europa”. Gran parte del dibattito ormai non è più sulla inadeguatezza della legge, quanto più sull’opportunità di abolirlo o di modificarlo soltanto.
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Il sindaco dem di Pesaro, Matteo Ricci, ha definito la cancellazione come “una vittoria di tutti i sindaci, a prescindere dal colore politico” e ha aggiunto che “era da dieci anni che i primi cittadini di tutti gli schieramenti chiedevano che si modificasse il reato. È arrivata l’abrogazione e quindi possiamo rivendicare la vittoria”. Il sindaco di Milano Peppe Sala ha fatto notare come “solo nel 3% dei casi si arriva a condanna. Certamente nel 100% dei casi si verifica un serio danno d’immagine degli accusati. Senza dimenticare i fiumi d’inchiostro all’avvio del procedimento e un rigo sui giornali per l’assoluzione”. Stessa posizione da parte di Antonio Decaro, presidente dell’Anci e sindaco dem di Bari che però ammette di non avere gli strumenti giuridici necessari per capire il valore della riforma.
Lodi sperticate e giudizi netti come sempre dal Presidente della Campania, Vincenzo De Luca, tra i pochi governatori del centrosinistra, già in una relazione delicata con Schlein dopo il caso del figlio Piero sollevato dalla carica di vice capogruppo alla Camera. “L’iniziativa del governo è importante e positiva. Ho ascoltato invece esponenti del Pd che per la loro storia politica sono esempi di trasformismo e di opportunismo che hanno detto altro. Uno dei principali esponenti del disastro elettorale del Pd, ora riciclato con la Schlein, parlava di giustizia con supponenza insopportabile”. Più moderato il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, secondo cui “di certo non si può lasciare così com’è. I sindaci oggi sono le figure in assoluto più esposte sul piano personale e peraltro senza alcuna assicurazione e copertura dei rischi”. Una “iattura” per il sindaco di Monza Paolo Pilotto.
Il sindaco di centrosinistra di Padova Sergio Giordani osserva come “il fatto che questa questione sia stata presa in carico dal governo centrale è un passo avanti dopo che noi sindaci d’Italia abbiamo più volte inutilmente segnalato che su questo tema serviva una riflessione”. Di fronte alle posizioni dei primi cittadini dem – diverse di queste raccolte da Il Corriere della Sera – dal Nazareno respingono le accuse di una posizione contraria perché ideologica. A richiamare alla cautela è il senatore Alessandro Alfieri, titolare del dossier per il Partito secondo cui “una simile riforma renderebbe ancora più difficile negoziare il Pnrr con l’Unione europea, perché gli altri Paesi hanno una fattispecie di questo tipo”.