La storia
Mio padre Antonello Trombadori, togliattiano ma non abbastanza…
Editoriali - di Duccio Trombadori
Mio padre Antonello subì tutta la vita l’influenza politica e morale di Palmiro Togliatti e ne difese le ragioni vuoi nel 1956, dopo la tragica repressione in Ungheria, vuoi in polemica (1965) con la critica damnatio post-mortem di Rossana Rossanda, vuoi quando nel 1988, con il nuovo corso di Occhetto, il profilo del segretario del PCI venne ridimensionato come “oggettivamente corresponsabile” dello stalinismo.
Questa inclinazione “togliattiana” non fu tuttavia esente da aspre divergenze incorse durante “l’ indimenticabile 1956” quando Togliatti imputò a mio padre e Carlo Salinari (condirettori de “Il Contemporaneo”) la responsabilità di avere “giocato al circolo Petofi”, il cenacolo che a Budapest aveva dato il via alla rivolta contro il potere comunista. Mio padre Antonello era diventato un fervente sostenitore di Krusciov, e per anni si illuse nella speranza di una riforma democratica del sistema sovietico con la libera formazione di maggioranze e l’esistenza di diversi partiti.
Un accenno di questa posizione emerse nel Comitato Centrale del PCI (novembre 1961) sui risultati del XXII Congresso del PCUS sovietico, dove Krusciov aveva puntato il dito e liquidato il “gruppo antipartito” degli ultimi fedelissimi di Stalin, da Molotov, a Kaganovic, Malenkov e Voroscilov. Il drammatico dibattito del Comitato centrale vide Togliatti in posizione di minoranza, costretto a non rendere pubbliche le sue conclusioni. Pochi giorni dopo, una burrascosa riunione della Direzione del PCI recuperò una rabberciata unità attorno al vecchio segretario in bilico tra “rinnovatori” (Amendola, Ingrao, Natoli, Alicata) e “conservatori” (Scoccimarro, Roasio, Colombi).
Nella discussione, tuttavia, Togliatti non mancò di denunciare chi, nel passato Comitato centrale, sarebbe uscito con posizioni “antisovietiche”. Ad una richiesta di Mario Alicata (“Vorrei fare una domanda. Tu hai parlato dii accenti antisovietici in alcuni interventi…”) Togliatti rispose: “Negli interventi di Vidali e Trombadori ciò è affiorato”. Letta col senno di poi, quella accusa di Togliatti era davvero insostenibile, come dimostrano i resoconti – resi pubblici nel 2007- dei due “incriminati”, se non per la ingenuità politica di mio padre Antonello, che si era spinto fino a denunciare la “superfetazione burocratica” del sistema sovietico in mancanza di una libera dialettica di posizioni politiche e culturali.
Leggere oggi i giudizi liquidatori e sommari di Togliatti, la dice lunga sul suo pensiero di fondo e sulle illusorie aspirazioni di chi, come mio padre Antonello, puntava ad una riforma “dall’interno” del sistema comunista. E’ stato un limite comprensibile, ma pur sempre un limite, del suo ostinato “togliattismo”. Ignaro, oltretutto, dell’ opinione che Togliatti si era fatto su chi la pensava come lui.